La Via della vita è un itinerario attrezzato difficile, con tratti verticali ed esposti, che raggiunge la Forcella Sagherza. Qui sorge il Bivacco Tarvisio Busettini (2160), autentico nido d’aquila che domina la valle dei Laghi di Fusine e il rifugio Zacchi, a metà fra le due più spettacolari pareti nord del Friuli: la Veunza e il Piccolo Mangart. La ferrata fu attrezzata dagli Alpini negli anni 20, per raggiungere e presidiare il confine con la Slovenia; il suo nome all’inizio era Via della Morte, ma fu cambiato negli anni seguenti in quello attuale.
FORCELLA SEGHERZA (2160 m) – VIA FERRATA DELLA VITA

La parete dove sale la ferrata
INFO TECNICHE | |
---|---|
Difficoltà | EEA. Ferrata spesso verticale ed esposta |
Durata | 2,5 h circa la ferrata; 7 ore totali andata e ritorno (per la ferrata) da Fusine |
Dislivello | +1150 m (da Fusine) |
Punti d'Appoggio | Rifugio Zacchi, Bivacco Tarvisio "Busettini" |
Periodo consigliato | Da giugno a inizio novembre |

INDICAZIONI STRADALI
Da Tarvisio (ultima uscita in Italia), seguire la statale per Kranjska Gora (Slovenia); raggiunto il paese di Fusine, girare a destra in direzione degli omonimi laghi, che si raggiungono brevemente. Parcheggiare appena sopra il secondo lago (ampio spiazzo, bar).
AVVICINAMENTO
Dal parcheggio (quota 937) seguire la sterrata oltre la sbarra fino al bivio col sentiero per il rifugio Zacchi; se non si intende passare dal rifugio, proseguire lungo la strada fino a imboccare a destra il sentiero (n. 513) che sale direttamente verso i pascoli dell’Alpe Vecchia. Ignorare il bivio per il bivacco Nogara e proseguire fino a uscire dal bosco su un’ampia pietraia. Qui si abbandona il sentiero 513 per risalire un ghiaione sulla destra (cioè verso il Piccolo Mangart). Seguendo i bolli rossi e gli ometti, si guadagna velocemente quota entrando in uno spettacolare anfiteatro di pareti, che non sembra offrire vie di passaggio… avvicinandosi, viene naturale chiedersi da che parte possa salire la via: le pareti si fanno via via più opprimenti e all’apparenza insormontabili, e soltanto una volta raggiunto e superato il nevaio ormai agonizzante si scorge, tutto a sinistra, il cavo di ferro (2 h da Fusine, 1,30 h dal rifugio Zacchi).
RELAZIONE
Il primo tratto di ferrata affronta una successione di camini abbastanza umidi e tecnici, che richiedono un minimo di pratica nell’arrampicata in spaccata se non ci si vuole cuocere subito le braccia! Dopo questo inizio verticale, la via prosegue su terreno più facile, seguendo a lungo una successione di cenge tendenti a destra fino a raggiungere di nuovo il canale principale, in un repulsivo e liscio imbuto al centro della parete.
In questo breve tratto il cavo è assente, in quanto spazzato puntualmente dalle potenti scariche di sassi e neve; conviene passare velocemente, specialmente se si hanno altre persone davanti, e intraprendere il tratto più difficile della ferrata. Si traversa a destra del canale, con l’aiuto di strane placchette; poi dritto per placche verticali, con l’aiuto di gradini che però richiedono passi abbastanza lunghi e mancano dove sono presenti appoggi buoni nella roccia. Dopo un paio di traversi e un camino espostissimo, si guadagna la parte superiore dell’imbuto (attenzione a non smuovere sassi nell’uscita!).
Risalirlo seguendo gli ometti; dopo circa 100 metri ignorare il cavo che sale a destra, fissato in una clessidra (forse una variante?); quasi subito si esaurisce e restano solo i fittoni lungo placche esposte di II grado! Proseguire invece dentro il canale fino a incontrare una scaletta un po’ ballerina che supera uno strapiombo; proseguire seguendo il cavo – in questo tratto non sempre presente – fino a raggiungere un bivio: a sinistra si prosegue verso la sella della Veunza e la vetta omonima (2340), con altri tratti attrezzati misti a roccette (40 minuti); a destra in 10 minuti si raggiunge con un facile traverso il Bivacco Tarvisio.
DISCESA
Ci sono varie possibilità: la più veloce, ma non troppo consigliabile, è riscendere per la ferrata stessa. Altrimenti, se si ha tempo, dal bivacco Tarvisio è possibile compiere una bella traversata lungo la cresta est del Mangart (in parte attrezzata), e dunque scendere dalla via normale fino alla Forcella del Mangart e rientrare passando dal bivacco Nogara (sentiero 517; calcolare circa altre 5/6 ore dal bivacco per la traversata e discesa fino ai Laghi di Fusine).
Una terza alternativa, più breve della precedente nel caso si debba tornare al rifugio Zacchi, è quella di raggiungere la vetta della Veunza, dunque proseguire lungo la cresta anch’essa parzialmente attrezzata, superando Cima Strugova (2265), Ponza di Dentro (2242) e Ponza di Mezzo (2228); prima della Ponza; dopo la Forca Rossa, si scende a sinistra lungo un sentiero ripido e in parte attrezzato segnato con bolli rossi che plana direttamente sul rifugio (4/5 ore circa dal bivacco).
OSSERVAZIONI
Abbiamo percorso la ferrata con zaini molto pesanti, sia in salita sia in discesa, e forse questo ce l’ha fatta sembrare un po’ più difficile e faticosa; comunque non è affatto da sottovalutare, per il pericolo di caduta sassi, i tratti esposti, e il cavo non sempre presente. Occorre un po’ di occhio per trovare il percorso, specialmente nella parte alta.
Sicuramente vale la pena combinarla con una delle due “discese” sopra descritte partendo di buon ora dal rifugio Zacchi: il bivacco è in ordine ma decisamente spartano, utilizzato anche dagli alpinisti di ritorno dalle lunghe vie sul Piccolo Mangart e la Veunza; comunque resta un punto d’appoggio consigliabile anche per chi ha come obiettivo la ferrata o le traversate in cresta.
Nella conca del Rifugio Zacchi abbiamo salito anche:
e abbiamo tentato (con discreto successo) un’esplorazione alla Jalovec:
La salita rientra nella rassegna #Rifugidariscoprire 2017.


Segnavia spartani

Targa all’attacco

Il Bivacco Tarvisi/Busettini

Tratti verticali con pioli vecchi ma in genere buoni

L’imbuto al centro della parete e le caratteristiche placchette per i piedi
[sociallocker id=”436″]
DOWNLOAD

[/sociallocker]

Nessun commento