Cima Margherita si trova sulla linea spartiacque principale del Brenta, fra la Cima Tosa e la Brenta Bassa. Verso sud presenta una parete di dolomia scura e compatta, inframezzata da varie cenge, che diventa via via più ripida dal basso verso l’alto. Oltre alla classica fessura Detassis-Corrà, V, sulla bella parete sale la moderna via del Presidente; malgrado le soste attrezzate e alcuni (tre) spit di passaggio, si può considerare in tutto e per tutto una via alpinistica. I passaggi più difficili comunque sono ben protetti o proteggibili.
L’arrampicata è varia e solare, spesso verticale, un po’ disturbata dal detrito che si trova sulle cenge nella prima metà della via. La roccia è in genere ottima, nera e ruvidissima specialmente nella prima parte; poi bisogna prestare un po’ attenzione agli appigli… del resto siamo in montagna e su una via dove le ripetizioni non sono certo all’ordine del giorno! Il panorama che si gode durante la via e il colpo d’occhio sul Campanile Basso dalla cima, sono straordinari.
Prima salita: F. Nicolini, E. Nicolini, M. Brufani, 1/2 settembre 2004
CIMA MARGHERITA (2845 m) – VIA DEL PRESIDENTE

Cima Margherita, parete est. La via del presidente sale sulla sinistra
INFO TECNICHE | |||
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Data Uscita | 22 agosto 2017 | Compagni | Alberto Piazza, Luca Castellani |
Itinerario | Salita alla Cima Margherita per la Via del presidente | Zona Montuosa | Dolomiti di Brenta |
Tempo | 10 h (3/4 ore per arrivare al Pedrotti; 0,45 h dal rifugio all'attacco; 4 h la via; 1 h discesa al rifugio) | Dislivello | 250 la via, 200 dal Pedrotti all'attacco. 1000/1200 per raggiungere il Pedrotti |
Località di Partenza | Rifugio Pedrotti (2491 m) | Quota partenza e arrivo | 2491 m - 2845 m |
Difficoltà globale | D+ | Difficoltà tecnica | Max V+, spesso IV |
Chiodatura | Soste su 1 o 2 spit con cordini, pochi chiodi e 4 spit di passaggio | Materiale | Una decina di rinvii, friend medi e nut, cordini |
Tipologia arrampicata | Varia, spesso placca | Roccia | Dolomia ottima |
Periodo consigliato | Estate | Libro di vetta | No |
Punti d’appoggio | Rifugio Pedrotti | Acqua | No |
Cartografia utilizzata | Tabacco - Dolomiti di Brenta 1:25000 | Bibliografia utilizzata | Franco Nicolini, Le Perle del Brenta, ed Alpine Studio; relazione Sass Baloss |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Sì, roccia e ambiente di prim'ordine! |

INDICAZIONI STRADALI
Il rifugio Pedrotti non è il più alto del Gruppo di Brenta, ma sicuramente il più remoto e faticoso da raggiungere! Ci sono almeno due possibilità:
- Dalla val Rendena: raggiungere Madonna di Campiglio e salire la strada per Vallesinella (in estate chiusa al traffico dalle 9,45 alle 18), raggiungibile anche con un bus navetta a pagamento dal centro di Madonna. Si può anche parcheggiare l’auto al Vivaio di Brenta, sotto S. Antonio di Mavigliola (calcolare un’ora in più).
- Da Andalo: dal centro del paese (cartelli poco visibili) seguire le indicazioni per i Rifugi del Brenta, e imboccare una stretta stradina. All’unico bivio tenere la sinistra (indicazioni Pradel) e lasciare l’auto dopo un paio di km in località Valbiole (ampio parcheggio gratuito). E’ anche possibile lasciare l’auto a Molveno e salire in cabinovia al Pradel, risparmiando circa mezzora di avvicinamento.
AVVICINAMENTO al Rifugio Pedrotti
1- Da Vallesinella (1513 m):
oltrepassare il ponticello e seguire il sentiero 318 verso il Rifugio Brentei, superando il Rifugio Casinei. Se si parte dal Vivaio del Brenta (1100), risalire il sentiero 323 della bassa val Brenta, raggiungendo il Brentei dal basso. Proseguire dunque lungo il faticoso sentiero che risale la testata della val Brenta fino alla Bocca di Brenta (2552). Da qui con una breve discesa si raggiunge il rifugio Pedrotti (3,30 ore da Vallesinella, 4,30 dal Vivaio).
2- Da Valbione (1180 m):
seguire la strada sterrata fino alla località Pradel (1367); proseguire lungo il comodo sentiero 340 (indicazioni rifugio Pedrotti) che compie un lungo e spettacolare traverso sotto la parete ovest del Croz Altissimo. Raggiunto il rifugio omonimo (1430), si attraversa la valle salendo al rifugio Selvata (1657). Qui si risale con molti tornanti il vallone soprastante, superando il Baito dei Massodi (1994), e con un ultimo strappo si è al rifugio (4,15 h da Valbione, 3.45 da Pradel).
AVVICINAMENTO alla via
Dal rifugio Pedrotti si segue il comodo sentiero Brentari, costeggiando le pareti della Brenta Bassa. Raggiunto un grande avvallamento fra Cima Tosa e Cima Margherita, dove un tempo arrivava la vedretta orientale della Tosa, si risale il ghiaione puntando alla sinistra della parete sud di Cima Margherita (possibile neve a inizio stagione). Prendere come riferimento una fessura molto evidente che taglia la parete: la via attacca pochi metri più a sinistra (clessidra con cordino bianco poco visibile).



Sosta dopo il terzo tiro


Terzo tiro

Quarto tiro, diedro di V+

RELAZIONE
1° tiro: salire la paretina appoggiata senza via obbligata, fino alla cengia soprastante (30 m, III, 1 clessidra con cordone).
2° tiro: superare lo strapiombino ben ammanigliato sopra la sosta, dunque più facilmente fino alla seconda grande cengia (25 m, passo IV, III, 1 clessidra con cordone).
3° tiro: spostarsi qualche metro a destra e attaccare la bella placca scura lasciandosi a sinistra le rocce strapiombanti. Superare un passo delicato (spit) e salire verticalmente fino a sotto gli strapiombi; qui traversare a sinistra in esposizione fin dove è possibile uscire sul terrazzo sovrastante (35 m, V+, V, 1 spit, 1 chiodo, 2 clessidre con cordone).
4° tiro: breve lunghezza di collegamento. Superare il saltino sopra la sosta dunque risalire una terza e più grande cengia detritica fino alla sosta su due spit, alla base di una grande fessura (15 m, II, I).
5° tiro: la via prosegue sul diedro a sinistra della sosta. Dopo un passo tecnico e verticale (chiodo e spit) il diedro si fa più appigliato, e si chiude con uno strapiombino (chiodo). Traversare a destra (attenzione ad alcuni appigli instabili…) fino ad un altro chiodo; da qui di nuovo dritto per paretina verticale ben lavorata fino alla sosta (25 m, V+, V, 1 spit, 3 chiodi, 1 clessidra con cordone).
6° tiro: verticalmente sopra la sosta per placca e diedrini, su roccia scura e generosa d’appigli (ma sempre attenzione!). Superare un diedro (chiodo) e uno strapiombino fino al terrazzo di sosta (30 m, V, 1 chiodo, 1 clessidra con cordone).
7° tiro: leggermente a destra su placca andando a prendere una buona fessura (spit); superare uno strapiombino (cordone in grande clessidra) spostandosi poi un metro a destra su cengetta. Risalire per diedrini e brevi salti verticali la paretina soprastante (chiodo) e sostare su un terrazzino, con a destra un grande camino (30 m, V, 1 chiodo, 1 clessidra con cordone).
8° tiro: traversare decisamente a destra (molto esposto) ed entrare nel camino, che si risale con bell’arrampicata aerea. Qualche appiglio da controllare. Dopo una strozzatura (chiodo) si arrampica più facilmente, anche sulle placche a destra. Sosta attrezzata ancora dentro il camino, ora molto largo (45 m, IV).
9° tiro: proseguire facilmente nel camino fino a uscire sull’ampio cengione poco sotto la vetta. Sostare su grande masso appoggiato appena a sinistra dell’uscita.
DISCESA
La vetta si raggiunge in pochi minuti a destra; per la discesa ripassare dall’uscita seguendo i numerosi ometti della via normale lungo la cresta ovest (verso la Tosa). Quando la cresta si restringe, presso un gendarme, si scende a sinistra per caminetto; non seguire fino in fondo il canale, che poi diventa ripido, ma sempre prestando attenzione agli ometti traversare a destra e scendere per caminetti e paretine spesso esposte (max II, un paio di clessidre con cordone). Su terreno via via meno infido, si rimette piede sul ghiaione ai piedi della parete. Da qui in breve al sentiero Brentari e al Pedrotti (1 ora circa dalla vetta).
OSSERVAZIONI
Abbiamo salito la via il giorno seguente la salita della Preuss al Campanile Basso, dopo due notti al rifugio Pedrotti. Il rifugista Franco Nicolini ce l’ha consigliata caldamente come “la via – sottinteso moderna – più ripetuta del Brenta“. Forse c’è stato un pizzico d’orgoglio, visto che si tratta dell’apritore!
La via comunque merita davvero, abbastanza continua a parte qualche tratto in cengia nella prima sezione. Davvero fantastico il panorama, che nel nostro caso è risultato ancora più suggestivo grazie al mare di nubi che è sempre stato sotto di noi, sfiorandoci in certi momenti.

Discesa, sullo sfondo le imponenti pareti nord di Tosa e Crozzon di Brenta

Scorcio su Cima Brenta, Campanile Alto, Basso e Brenta Alta dalla vetta
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