Rocca Sbarua, Motti-Grassi: tra storia, spit e gran bella arrampicata

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Rocca-Sbarua-Motti-Grassi

Rocca Sbarua: da quasi un secolo palestra prediletta dagli alpinisti torinesi. Su questi appicchi di Gneiss affacciati sul Monviso e sulla pianura piemontese, hanno lasciato la loro firma personaggi come Giusto Gervasutti, Gabriele Boccalatte, Guido Rossa, Gian Piero Motti, Giancarlo Grassi e tanti altri. Oggi la Rocca Sbarua (“rocca spaventa”), nome con cui i primi rocciatori chiamavano l’impressionante settore delle Placche Gialle che poi si è esteso alla vasta zona di torrioni, è luogo ampiamente frequentato e addomesticato per l’ottima attrezzatura a spit di quasi la totalità delle vie che sono cresciute come funghi su questi bellissimi speroni dalla roccia simil-granito.

La Motti-Grassi fa parte di quelle vie che si chiamavano con i nomi degli apritori, quando la conquista di una parete inviolata, seppur in bassa valle come in questo caso, era più importante del gesto in sé dell’arrampicata, di quando il limite era il sesto grado e non ci si faceva tanti problema a tirare con qualche mezzo artificiale. Vie che hanno o dovrebbero avere un certo fascino per tutte le generazioni e che vanno preparate, assaporate e gustate, dimenticandosi per un momento dei tristissimi gradi o del numero degli spit e rivolgendo invece un pensiero ai forti torinesi che per primi si avventurarono tra queste fessure, piantarono chiodi e vinsero strapiombi aprendo ormai cinquant’anni fa questa splendida via.

Salita infatti nel 1966 con l’uso dell’artificiale in quasi tutti i tiri e qualche chiodo a pressione, fu poi negli anni liberata (Marco Bernardi 1981), attrezzata a spit lungo varianti che oggi complicano l’individuazione del percorso originale, disattrezzata…, salita trad (il racconto di Maurizio Oviglia) e ripetuta probabilmente centinaia di volte. Oggi è una via piuttosto impegnativa, addomesticata dagli spit ma che grazie alla rimozione di un paio di piastrine conserva ancora un certo ingaggio che fa aumentare il piacere e la soddisfazione della salita.

Prima salita: Gian Carlo Grassi e Gian Piero Motti, 1966

ROCCA SBARUA (TORRIONE GRIGIO) – MOTTI-GRASSI

Image Map
Rocca Sbarua - Motti-Grassi

La parete del Torrione Grigio dove corre la via

INFO TECNICHE
Data Uscita9 marzo 2017CompagniFederico Rossetti, Pietro Gaibazzi
SettoreTorrione GrigioItinerario - ViaMotti-Grassi
Tempo4 h (2 h la via)Sviluppo120 m circa
DifficoltàTD+, II/SR2, 6cChiodaturaA spit, a tratti lunga, più ravvicinata sul tiro chiave (soste ottime a spit con catena)
Tipologia arrampicataVaria principalmente fessure, placche e qualche diedroRocciaGneiss spesso ottimo/eccellente
MaterialeDa arrampicata, 12 rinvii, una serie di friend fino a 2 BD (utili micro)Bibliografia utilizzataRocca Sbarua - Climbing Map
Giudizio100100100100100Consigliatasi, da non perdere!

INDICAZIONI STRADALI

Dal centro di Pinerolo seguire le indicazioni per San Pietro in Val Lemina; risalire tutta la valle, seguendo le indicazioni per Talucco, che si supera. Svoltare a sinistra al bivio per il rifugio Casa Canada, seguire una ripidissima strada asfaltata fino a un ampio parcheggio. Nelle giornate affollate conviene fermarsi qui, altrimenti si può proseguire per un chilometro fino alla località Dairin (pochi spiazzi lungo la strada, attenzione ai divieti).

AVVICINAMENTO

Seguire il bel sentiero panoramico e molto frequentato che in circa mezz’ora conduce al rifugio Casa Canada. Dal rifugio tenere il comodo sentiero che continua a mezzacosta verso i torrioni più orientali. Percorrerlo per poco meno di dieci minuti, quindi prima di giungere allo Sperone Cinquetti imboccare una traccia che sale a sinistra tra lo sperone stesso e lo Sperone Rivero. Continuare ripidamente tenendosi a sinistra fino al Torrione Grigio, imboccare la traccia che ne costeggia la base e seguirla fino all’attacco della via, scritta (1 h da Dairin).

RELAZIONE

1° tiro: tiro magnifico. Attaccare la parete per un bel diedro (da proteggere), poi a sinistra per sistemi di lame e fessure sempre molto verticali fino alla sosta su piccolo terrazzino (20 m, 6a+ – 2 spit e 1 chiodo).

2° tiro: tiro chiave. Salire verticalmente sopra la sosta con qualche passo difficile su tacche, poi non seguire la linea di spit che prosegue in verticale verso il tetto (variante) ma traversare a sinistra per rampa con lama. Superare una sosta e un rovo, quindi iniziare a salire verticalmente (difficile) verso i tetti, che si superano tenendosi a sinistra. Raggiunto il bordo del tetto traversare a destra (esposto) fino alla sosta (20 m, 6c – 7 spit e una sosta intermedia).

3° tiro: salire sopra la sosta, poi a sinistra per bella lama rovescia, quindi in verticale fino a un chiodo vecchio, piegare a destra e raggiungere la sosta su comodo terrazzino (15 m, 5c – 2 spit e 1 chiodo).

4° tiro: dalla sosta abbassarsi un poco e traversare a sinistra riprendendo poi il bordo del tetto (esposto) fino a superarlo dove più agevole. Proseguire per placca con passo non banale fino alla sosta (20 m, 5c+ – 3 spit). In sosta c’è una scritta e freccia ‘doppie da 30 m’.

5° tiro: salire a sinistra per scaglie poi in verticale (da proteggere), quindi superare un passo esposto verso destra, poi in verticale e raggiungere i primi spit, continuare in buona esposizione fino ad entrare in un diedro a sinistra. Salirlo, facile (chiodo al termine), ed uscire a destra sulle placche dove si sosta su due spit arrugginiti (30 m, 5b (?) – 2 spit e 1 chiodo).

6° tiro: ancora legati salire le placche appoggiate (II/III) e sostare sulla sommità sulle piante o una sosta a spit (15 m, 1 spit).

DISCESA

Sicuramente è possibile scendere in doppia ma si scende abbastanza bene anche a piedi. Dall’uscita della via salire a sinistra senza via obbligata, non imboccare il primo canale ma proseguire salendo e raggiungere la zona della Sbarua di Sinistra/cima delle Placche Gialle, da qui scendere o verso destra su sentiero più agevole che con qualche tratto attrezzato riporta al rifugio o se si vuole ripassare dall’attacco a sinistra ripidamente tra lo Sperone Rivero e il Torrione Grigio, quindi per medesima traccia dell’avvicinamento si rientra prima al rifugio poi al parcheggio (1 h dalla cima).

OSSERVAZIONI

Via molto bella dall’inizio alla fine che rientra nelle salite etichettate come ‘da non perdere‘ ma necessita un ‘minimo di allenamento’ se no si rischia di non godersela per nulla, volare di sotto o dover buttare le doppie!

Le foto sono poche ma per una volta ero solo impegnato a godermi l’arrampicata 

Piccola riflessione su gradi e spit.

Premesso che abbiamo affrontato la via senza googlare nulla ma basandoci solo sulla guida (S1+, 6c (5b obb.), che gli spit non mi piacciono, anzi!, che già così com’è la via è molto addomesticata ma ha veramente senso tranciare gli spit con il rischio che poi qualcuno si avventuri su queste vie con tutti i rischi connessi? Certo vedere il primo spit luccicare 5 metri abbondanti sopra le nostre teste ci aveva fatto drizzare le antenne, certo ci siamo divertiti a piazzare i nostri friend che nelle precedenti arrampicate alla Sbarua si annoiavano stretti nello zainetto tra una felpa e due barrette e sicuramente la via così com’è, è solo un gran godimento ma la domanda resta, soprattutto ricordandosi dei due ragazzi a cui abbiamo rubato il posto e che poi hanno optato per una via a fianco e che pensavano di affrontare una via sportiva.

La chiodatura così com’è per noi è valutabile S4 (a fare i pignoli anche di più…) o RS2.

I gradi è difficile dirlo perchè sia dallo ‘schizzo d’epoca’, sia dalle guide più moderne, sia per i tanti spit di varianti e vie vicine, resta un po’ difficile capire se si è sulla via giusta o su una variante… Riguardando lo schizzo della vecchia guida ‘Rocca Sbarua e Monte Tre Denti’ di Gian Piero Motti noi siamo sempre stati sulla via originale. Il ‘più’ sul primo tiro per la continuità ci sta tutto, sul secondo i passi non sono da 6c ma per arrivare in catena puliti bisogna avere belle braccia: comunque dettagli! L’unica stranezza è invece il quinto tiro valutato A2 all’epoca, 6a+ o 5 in tempi moderni (??), noi di 6a non ne abbiamo incontrato ma è sicuramente il tratto meno protetto e con un passaggio molto esposto su scaglie…

Il Rifugio Melano/Casa Canada è particolarmente accogliente e permette anche di posizionare le tende in una vicina piazzola (fontana!).

A Rocca Sbarua abbiamo salito anche la Gervasutti-Ronco (V+), lo Sperone Rivero (V), Lo Scudo di Enea (6a), Il gioco delle Perle di Granito (6a), L’Armandone (6b), lo Spigolo Bianciotto (5c) e Bon-Ton (6a+).

Qui è possibile scaricare gratuitamente gli schizzi di alcune delle vie di Rocca Sbarua, o visualizzarli direttamente on-line QUI (by Giulio Scarca & Renato Giustetto).

IL RACCONTO DELLA SALITA -> Io, la Sbarua, una Motti-Grassi e il sesto grado: riflessioni sparse

METEO INCONTRATO (9 aprile 2017)

Giornata molto calda per il periodo, con una leggere ventilazione.

RELAZIONE PDF

 

 

Rocca Sbarua - Motti-Grassi

Il tracciato della via

Rocca Sbarua - Motti-Grassi

Primo tiro

Rocca Sbarua - Motti-Grassi

Primo tiro

Rocca Sbarua - Motti-Grassi

Secondo tiro

 

Rocca Sbarua - Motti-Grassi

La prima parte del secondo tiro

Our Rating

Salita9.5
Ambiente8
Arrampicata9.5
Roccia9.5
9.1
Valutazione dei lettori: (2 Voti)
8.6

Scritto da

REDclimber

FEDERICO ROSSETTI: Scalo, fotografo, racconto. Esperto di social media e comunicazione digitale, racconta le sue salite in montagna sul blog redclimber.it che ha fondato nell’autunno del 2012. In montagna muove i primi passi tra le cime dell’Appennino Settentrionale dove ha aperto nuove vie su roccia e ghiaccio. Vive le terre alte spinto dalla voglia di ricerca, riscoperta e avventura. Si dedica a raccontare le montagne dal blog alle pubblicazioni editoriali. Uno dei suoi progetti è « Vie normali Valle d’Aosta », salire tutte le 1226 cime della Valle d’Aosta e pubblicare una collana di 8 guide escursionistiche – alpinistiche. Nel 2020 ha fondato Mountain Communication, un’agenzia di comunicazione che si occupa di valorizzare realtà legate al mondo della montagna.

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