Diedro Nanchez al Caporal: il diedro strapiombante della Valle dell’Orco

0
Caporal-Diedro-Nanchez

ED. Arrampicata continua e sostenuta, realizzata da Marco Bernardi completamente in libera. È forse la scalata più difficile del Massiccio. 

Sono passati poco meno di quarant’anni da quando Gian Carlo Grassi descriveva così il Diedro Nanchez nel suo Gran Paradiso e Valli di Lanzo, Le 100 più belle ascensioni ed escursioni. Certo, quelle parole appartengono a una stagione diversa di alpinismo e arrampicata ma il loro eco rimbalza ancora tra gli strapiombi di questa splendida avventura verticale. Se allora il Diedro Nanchez rappresentava la sfida riuscita dell’arrampicata libera tra le fessure del Caporal, e come tale era salita impegnativa e temuta, oggi negli anni dove il limite dell’arrampicata libera si perde tra le minuscole rughe di tetti e strapiombi il Diedro Nanchez è la via più ‘facile’ per raggiungere la cima del Caporal senza l’uso di mezzi artificiali. Paradosso o no, il diedro comunque non si concede facilmente e tra splendidi tetti, diedri e fessure l’arrampicata rimane piuttosto sostenuta ed impegnativa.

La via sale nel settore sinistro della parete del Caporal, una delle strutture principali della Valle dell’Orco, e segue l’estetico e inconfondibile diedro grigio e nero. Le difficoltà sono omogenee e continue con passaggi spesso piuttosto atletici e arrampicata di soddisfazione.

Prima salita: L. Trentaz, R. Bonelli, D. Galante, G. P. Miotti e P. Pessa il 19 ottobre 1974

VALLE DELL’ORCO/CAPORAL (1850 m) – DIEDRO NANCHEZ

L'evidente Diedro Nanchez

L’evidente Diedro Nanchez

INFO TECNICHE
Data Uscita29 ottobre 2017CompagniFederico Rossetti, Pietro Gaibazzi
SettoreValle dell'Orco - CaporalItinerario - ViaDiedro Nanchez
EsposizioneSudPeriodo consigliatotarda primavera - autunno (in estate può fare caldo!, attenzione se bagnato)
Tempo3 h + 2.15 h tra avvicinamento e discesaSviluppo175 m circa
DifficoltàTD+, II/R2 da attrezzare, VII/A0 spesso VI sostenutoChiodaturaSoste attrezzate a spit. In via chiodi normali e 1 spit sul secondo tiro.
Tipologia arrampicataDiedri, tetti fessure, arrampicata atleticaRocciaGranito ottimo
MaterialeAttrezzatura da arrampicata, una serie di friend fino a 3 BD
raddoppiando eventualmente qualche misura
BibliografiaRelazioni sul web
Giudizio100100100100100ConsigliataSi, arrampicata di soddisfazione!

INDICAZIONI STRADALI

Risalire la Valle dell’Orco fino al paese di Noasca e proseguire in direzione di Ceresole Reale. Entrare nella galleria e svoltare con attenzione nella prima apertura a sinistra dove si lascia la macchina.

AVVICINAMENTO

Guardando l’accesso dalla galleria e la parete sovrastante, imboccare una carraia (indicazioni) e abbandonarla subito seguendo gli ometti e una traccia a destra. Continuare a salire fino a raggiungere l’imponente parete del Caporal. Seguire la traccia che la costeggia a sinistra e continuare a salire fino a portarsi sotto la verticale dell’evidente diedro. L’attacco è poco più a sinistra nei pressi di una grottina, visibile il chiodo con cordino sul tettino (0.40 h).

Caporal-Diedro-Nanchez

RELAZIONE

1° tiro: attaccare lo strampiombo (VI+, chiodo e cordino) e superarlo con passo ruvido. Proseguire per diedro (V+) fino a un chiodo. Salire la successiva fessura fino a una pianta con cordino e anello di calata. Traversare a destra in placca, doppiare uno spigolino (spit) e per tacche (V+), abbassandosi un po’, si raggiunge la comoda sosta su due spit (30 m, 6a, 2 chiodi e uno spit).

2° tiro: salire a destra facilmente fino a quando la parete diventa verticale, salire in opposizione quindi per un sistema di lame (VI) verso sinistra fino a portarsi sotto il tetto (spit). Uscirne con passo iniziale difficile (VII), poi per bella lama con arrampicata sostenuta (VI) fino a una fessura verticale più facile (V) che in breve porta alla sosta su due spit (35 m, 6b, 7 chiodi e uno spit).

3° tiro: bel tiro continuo. Salire sopra la sosta lungo il diedro fessura, superare uno strapiombetto aiutandosi con una piantina (VI-), quindi proseguire in opposizione nel camino di fondo fino a un tettino. Superarlo con bella arrampicata (VI, friend incastrato) e continuare nel diedro per bella lama, aiutandosi con un grande spuntone staccato (VI+). Poi ancora in diedro fin sotto un tettino, piegare a destra e raggiungere la comoda sosta su due spit in una nicchia (35 m, 6a, 1 friend incastrato, 3/4 chiodi).

4° tiro: tiro breve ed intenso. Salire sopra la sosta incastrandosi nel diedro (VI), poi con arrampicata difficile e piccole lamette (VII) fino a spostarsi a sinistra per lame aggettanti (VI-) e portarsi alla base di uno strapiombetto. Vincerlo su buone prese (VI+) ed uscire su esile terrazzino, sosta su due spit  (20 m, 6b, 5 chiodi).

5° tiro: infilarsi nell’imbuto terminale, incastrandosi sul fondo (III/IV) fino a quando il diedro diventa verticale e si divide in due lame. La via classica segue quella di destra, mentre a sinistra corre una variante più difficile e interamente da proteggere. Alzarsi in diedro aiutandosi con la lama a sinistra per due, tre metri (VI, rinviando tutti i chiodi sul lato destro) fino a quando è possibile traversare a destra e prendere la fessura (nut incastrato), seguirla con arrampicata bella e faticosa (VI) fino ad uscire su un piccolo terrazzino. Attaccare una nuova fessura verticale con arrampicata sostenuta (VI+, 1 nut e 1 friend incastrato) ed uscire su comodo terrazzino dove si sosta su due spit (50 m, 6a+, 5 chiodi, 2 nut e 1 friend incastrato).

6° tiro: attaccare il diedro a destra e salire rinviando anche il secondo chiodo, quindi abbassarsi e con passo difficile e delicato (VI+) seguire la rampa a sinistra che diventa via via più facile fino ad uscire sulla sommità, sosta sul pino o pochi metri oltre su due vecchi chiodi (20 m, 6a, 6 chiodi). A destra anche la sosta a spit.

DISCESA 

Dalla sosta a vecchi chiodi conviene traversare a destra su erba e raggiungere una sosta a spit con anello di calata. Da qui si scende con tre doppie (corda da 60 m).

Con una doppia lungo la via si raggiunge la quarta sosta (50 m). Per la successiva calata conviene invece scendere verticalmente fino a una lama staccata e raggiungere una sosta sempre a spit e anello di calata (50 m) poco a sinistra della linea del diedro. L’ultima doppia prima nel diedro, quindi verticalmente deposita a terra nei pressi dell’attacco (40 m).

L'ultima doppia

 

 

Il tetto del secondo tiro

Il tetto del secondo tiro

Terzo tiro

Terzo tiro

Quinto tiro

Quinto tiro

OSSERVAZIONI 

Gran via di sicura soddisfazione! L’arrampicata è sempre molto sostenuta e fisica su tutti i tiri. Il tettino in partenza è ostico, ma il cordino nel chiodo può suggerire come in molti superano l’ostacolo, il tetto del secondo tiro è un passaggio di non facile lettura, il terzo tiro è lungo e particolarmente bello, il quarto è breve ed è il più sostenuto, il quinto è un viaggio nell’imbuto terminale vario e mai banale, il sesto è la degna conclusione con l’ultimo passo delicato prima della ‘vetta’.

La chiodatura è buona a chiodi, presenti sui passi più impegnativi ma spesso distanti o assenti, con un solo spit nel passo chiave del secondo tiro. Necessaria comunque un ottima confidenza a procedere e integrare su gradi sostenuti. L’ultimo tiro, forse il più facile, è completamente e ottimamente chiodato!

Il giorno prima in valle dell’Orco abbiamo salito Itaca nel sole uscendo su Tempi moderni. Quest’ultima complessivamente ci è sembrata un poco meno impegnativa e certamente meno sostenuta nonostante due tiri in libera più impegnativi (6c e 6c+) ma entrambi molto chiodati e azzerabili.

METEO INCONTRATO (29 ottobre 2017)

Giornata piuttosto fredda e molto ventosa. Cielo coperto e una strana nebbia in giro causati dai grandi incendi che avevano coinvolto la valle.

Sul secondo tiro

Sul secondo tiro

 

[signinlocker id=”15967″]

RELAZIONE PDF


[/signinlocker]

 

 

 

Our Rating

Salita9.5
Ambiente8
Arrampicata9.5
Roccia9.5
9.1
Valutazione dei lettori: (0 Voti)
0

Nessun commento

Salita Consigliata