Le scogliere del Muzzerone, a ovest di Porto Venere, sono il principale sito di arrampicata del Levante ligure. Chi vuol esser lieto sia è una delle più classiche e abbordabili fra le vie di più tiri: risale il pilastro che chiude a sinistra la Parete striata, dove salgono vie tutte più difficili. L’esposizione in pieno sole e a picco sul mare la rende un itinerario prettamente invernale – eravamo in maglietta per la vigilia di Natale!
Si arrampica su buon calcare lavorato, con passaggi esposti e bei movimenti in fessura. Un po’ di unto, arbusti e qualche appiglio da controllare non guastano più di un tanto la scalata; le soste sono comode, gli spit ci sono dove servono così l’obbligato non è mai severo. Insomma una via plaisir tutta da godere, con scorci meravigliosi sulla chiesetta di San Pietro a Portovenere, le isole Palmaria e del Tino, e tutte le cale più nascoste ai piedi della scogliera che soltanto da qui o da una barca si riescono a vedere!
Prima salita: Roberto Vigiani, Tino Amore, 1983
MUZZERONE, PILASTRO DEL BUNKER (310 m) – CHI VUOL ESSER LIETO SIA
INFO TECNICHE | |||
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Data Uscita | 24 Dicembre 2016 | Compagni | Luca Castellani, Mario Brunelli |
Settore | Pilastro del Bunker | Itinerario - Via | Chi vuol esser lieto sia |
Esposizione | SO | Peridio consigliato | Mesi freddi. Evitare giornate ventose |
Tempo | 4 h (3/3,30 h la via, 40 minuti fra avvicinamento e rientro | Sviluppo | 200 m circa |
Difficoltà | 6a (passaggi), spesso 5c. | Chiodatura | Abbastanza generosa a spit. Soste su catena tranne l'ultima da attrezzare su due fittoni |
Tipologia arrampicata | Diedri e placche | Roccia | Calcare buono, qualche masso un po' ballerino. I passaggi chiave sono un po' unti |
Materiale | Attrezzatura da arrampicata (14 rinvii), eventualmente minima scelta di friend medio/piccoli | Bibliografia utilizzata | Relazioni sul web |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Sì! Arrampicata di soddisfazione, spesso esposta, ambiente meraviglioso |

INDICAZIONI STRADALI
Attraversare La Spezia seguendo le indicazioni per Portovenere; raggiunto Le Grazie, svoltare a destra (indicazioni Palestra Rocciatori) e tenere la sinistra ai vari bivi, puntando a una grande cava in cima alla montagna. Gli ultimi due km di strada sono piuttosto sconnessi. Parcheggiare all’ultimo tornante prima del Forte, presso un tavolo da picnic.
AVVICINAMENTO
Imboccare il sentiero CAI 1a che si stacca proprio dal tornante. Dopo circa 5 minuti, appena prima di raggiungere un bunker, imboccare una traccia che scende nel ripido bosco a destra (ometto e freccia bianca); seguire i cavi d’acciaio e le corde fisse che conducono in un ampio canale, su terreno scivoloso e scosceso – attenzione ai sassi!
Arrivati ad una placca, i cavi di ferro si biforcano: seguire quello a sinistra, dunque cominciare a traversare sempre a sinistra nella fitta vegetazione fino a una comoda piazzola, da cui si diparte – ormai in parete – una corda fissa gialla verso un pino isolato: qui attacca la via. Noi abbiamo sostato su una buona clessidra, affrontando legati il traverso e allungando la sosta sopra il pino.
RELAZIONE
1° tiro: salire il diedro tecnico sopra il pino (5c) e uscire a destra. Salire dunque più facilmente sempre a destra, fino a un muretto verticale con una fessura e due spit: affrontarlo con decisione (3/4 metri di 6a/A0), e dal terrazzo sovrastante traversare ancora una decina di metri a destra in bella esposizione fino alla sosta dietro lo spigolo (25 mt – 30 dalla piazzola, 5c – 6a/A0 – 9 spit).
2° tiro: salire il diedro sopra la sosta (V, chiodo), dunque seguire piegando un poco a destra i vari risalti sul profilo dello spigolo, ora più abbattuto (passi di V). Puntare a uno strapiombo scuro sotto il quale si trova la comoda sosta (35 mt, 5a – IV, 6 spit).
3° tiro: aggirare a sinistra lo strapiombino per bella roccia lavorata (5a, chiodo e spit) dunque di nuovo a destra fino alla base di una placca verticale con fessura. Con bell’arrampicata in spaccata e incastro (qualche metro di 6a) si arriva ad agguantare una comoda lama rovescia, dove le difficoltà diminuiscono un po’. Facendo attenzione a qualche masso instabile sulla sinistra, si prosegue a ridosso dello spigolo fino a quando è possibile traversare a destra, in piena esposizione (5c). Uscire presso un arbusto e salire gli ultimi facili metri fino alla sosta sotto un nuovo risalto roccioso (30 mt, 5c – 6a, 11 spit)
4° tiro: salire la placca compatta sulla sinistra della sosta, con buone tacchette (passi di 5c), fino a un’altra lama rovescia che si cavalca in esaltante dülfer (5b); la lama piega poi a destra, appoggiandosi, e accompagna a scavalcare lo spigolo. Salire dunque il meraviglioso diedro giallastro, atletico in partenza (5b) poi nettamente più facile stando a destra. Uscire dal diedro a sinistra, facendo attenzione a qualche grosso appiglio poco stabile; ignorare la vecchia sosta e proseguire dritti sulla rampa erbosa fino alla quinta sosta, sotto l’ultima impennata dello spigolo (40 mt, 5b – 5c, 8 spit).
5° tiro: traversare qualche metro a sinistra per imboccare un diedro-camino, non facile da interpretare e chiodato un po’ più lungo rispetto al resto della via (5c sostenuto); uscire a sinistra e superare gli ultimi isolati risalti (passi di 5b), lasciandosi a destra gli strapiombi sommitali del pilastro. Sosta su due fittoni da collegare (35 mt, 5c, 9 spit).
DISCESA
Dall’ultima sosta si risale la facile crestina a destra, puntando al bunker in cima al pilastro. Se ne aggira la recinzione a destra, ritrovando il sentiero 1a che in 5 minuti riporta all’auto.
OSSERVAZIONI
Finora eravamo stati al Muzzerone soltanto per scalare in falesia… questa via ce ne ha svelato un volto più selvaggio e raccolto: nessun rumore se non quello del mare, dei gabbiani e delle altre cordate (poche) vicine. Abituati a scalare in luoghi più trafficati come Arco e lo Zucco dell’Angelone, abbiamo molto apprezzato questo isolamento. A tratti si ha davvero la sensazione di scalare sospesi tra il mare e il cielo!


Quarto tiro
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