Arrampicare su vie lunghe al Lago di Garda non significa per forza trovare coda. Le pareti del monte Marmere e del Forametto, nascoste in una valletta appartata sul versante bresciano, garantiscono buona roccia al sole con vista lago; avvicinamento lungo, gradi severi e chiodatura lunga tengono lontane molte cordate, ma tutto sommato le vie non sono così scomode… la vicinanza al rifugio Pirlo potrebbe essere un incentivo per risistemare salite come Con un tocco di classe, che sicuramente meritano di essere ripetute e apprezzate!
L’arrampicata si svolge soprattutto su placche, spesso con stupende rigole, alternate ad alcuni tetti atletici ben ammanigliati. E’ necessario integrare le poche protezioni presenti, e in un paio di tratti dove ciò non è possibile è vietato cadere. Fondamentale avere una buona padronanza del quinto grado in placca.
Prima salita: Tiberio Quecchia in solitaria, marzo 1998
MONTE FORAMETTO (1239 m) – VIA CON UN TOCCO DI CLASSE

Visuale d’insieme delle pareti

INDICAZIONI STRADALI
Ci sono tre possibilità:
- La scelta più consigliabile è raggiungere Toscolano Maderno lungo la SS Gardesana orientale. Appena superato il ponte sul fiume, svoltare a sinistra per Gaino. Attraversare il paese seguendo le indicazioni per il Rifugio Pirlo. La strada, a tratti sterrata, risale la stretta Valle delle Cartiere, fra il Pizzocolo e il monte Castello di Gaino; ad un bivio si svolta a sinistra oltrepassando il fiume e si prosegue sino al Palazzo di Archesane (816 m)
- Sempre dalla Gardesana, pochi chilometri dopo Salò, si volta a sinistra (indicazioni San Michele/Rifugio Pirlo). Superare Serniga e raggiunto San Michele prendere a sinistra verso il Rifugio Pirlo. Presso l’agriturismo Colomber troverete un nuovo bivio, con le indicazioni per il rifugio da entrambe le parti! Se avete un’auto adatta, andate a destra: una strada sterrata piuttosto sconnessa vi porterà in 6 km a località Pirello (1030 m), dove si parcheggia in uno spiazzo sulla destra.
- Dal Colomber proseguire dritto, addentrandosi in una valletta stretta, e lasciare l’auto in località Verghere (540 m).
AVVICINAMENTO
- Dal Palazzo di Archesane proseguire sulla carrareccia (sentiero n. 2) fino al Passo dello Spino (1154 m), da cui in breve a destra si raggiunge il rifugio Pirlo (1167 m – 0.40 h).
- Da Pirello salire la sterrata (sentiero n. 8) con il divieto d’accesso fino al Passo dello Spino e dunque al rifugio (0.45 h).
Le pareti del Forametto (a sinistra) e della Marmere sono ben visibili dal rifugio, dove si imbocca il sentiero 9 in direzione del Buso del Tedesco. Ignorare un bivio a destra, e proseguire con un saliscendi fino a un nuovo bivio, dove si tiene la sinistra verso Collio. Superato anche l’innesto col sentiero 25 che sale da Verghere, si prosegue in ripida salita fin quasi alla base della parete; in un boschetto dal terreno sconnesso e pietroso, si abbandona il sentiero (piccolo ometto lasciato da noi) per prendere una debole traccia a destra fino alla base delle placche. Costeggiarle brevemente a sinistra fino all’attacco, posto subito oltre uno spigolo (vecchio cordone, attacco della via 30 luglio). Sono visibili gli spit lungo la placca (1 h dal rifugio).
3. L’accesso da Verghere è più faticoso, ma probabilmente più breve se si punta al Forametto. Seguire la sterrata sul fondo della valle verso il Rifugio Pirlo fino al primo bivio, dove si imbocca a sinistra il ripido sentiero 25 che risale la valle Lobbia. Raggiunto il sentiero 9, si prosegue per l’attacco come da descrizione precedente (1,30 h).
RELAZIONE
1° tiro: risalire la placca, un po’ sporca nei primi metri (IV+), poi più compatta e liscia (V+). Dunque dritto su per ripidi balzi erbosi disturbati dalle piante fino alla sosta, posta in una nicchia (30 m, IV+ e V, p. V+ – 4 spit).
2° tiro: salire il bel diedro a destra della sosta (V, spit, fessura per friend), poi proseguire per roccia lavorata e compattissima (IV) fino alla base di un tetto (fessura); traversare a destra e superare il tetto nel punto più facile (V-, chiodo con due cordoni). Ancora in traverso a destra (IV-, due clessidre con cordoni vicine) fino alla sosta su catena unita con vecchio cordone, integrabile! (30 m, V e IV – 1 spit, 1 chiodo, 3 clessidre).
3° tiro: traversare a destra della sosta sulla bella placca a rigole (V), fino a uno strapiombino. Superarlo (VI-, clessidra e spit) dunque proseguire verticalmente per 10 m seguendo le rigole (V, V+ in uscita, improteggibile). Si attraversa dunque una cengia erbosa con alcuni alberi, sui quali conviene sostare per spezzare il tiro, altrimenti soggetto ad attriti. La via prosegue superando una fascia rocciosa obliqua (IV-, cordone in clessidra) e poi traversando in aperta parete a destra, fino a due rigole (V) che si seguono fino alla sosta (45 m, V, p. VI- e V+ – 1 spit e 1 clessidra con cordone, forse altre protezioni che non abbiamo visto).
NOTA: noi siamo usciti di via dopo il cordone, andando subito dritti lungo le rigole senza traversare a destra, per poi fare sosta su un alberello. Abbiamo dunque proseguito verticalmente sulla placca lavorata (varie clessidre), molto disturbata dalle piante, attrezzando un’altra sosta all’interno di un canale terroso appena sotto un tetto. Qui con un traverso a destra ci siamo ricongiunti alla via sotto lo strapiombino del 4° tiro.
4° tiro: salire dritto su per la placca (V) fino alla base di un tetto; superarlo (V-, clessidra con cordone) e proseguire in obliquo a sinistra sulla soprastante placca lavorata (IV+, spit). 50 m
5° tiro: traversare a sinistra fino a un marcato tetto, che si supera atleticamente (VI+/A0, 1 spit, 2 chiodi). Risalire dunque l’ennesima splendida placca a rigole (IV+, cordone in clessidra) fino a una cengetta con una pianta, dove noi abbiamo fatto una sosta intermedia per evitare attriti. Meglio rinforzare la sosta con un friend giallo… Dalla pianta si sale dritti sulla placca a tratti fessurata fino a un altro alberello con cordone. Con un passo d’aderenza (V+, spit) ci si porta alla base dell’ultimo strapiombino (V, clessidra con cordone), superato il quale le difficoltà calano e con esse la qualità della roccia. Salendo sempre dritti si arriva all’ultima sosta attrezzata, su un masso appena sotto la cresta (50 m, V, p VI+ e V+ – 2 spit, 2 chiodi, 2 clessidre con cordone).
Conviene raggiungere la cresta con un breve tiro (passo di III, sosta su pianta), siccome la roccia nella parte finale è davvero infida.
DISCESA
La cima del Forametto è piuttosto lontana dall’uscita della via, ma si può comunque raggiungere in pochi minuti un punto panoramico ed aereo sulla cresta est. Si scende dunque verso destra sul sentiero 4 (EE) fino al Passo del Buso del Tedesco, dove si prende in discesa a destra verso il Rifugio Pirlo. Passando sotto gli attacchi delle vie sulla parete della Marmere, ci si ricongiunge al sentiero 9 percorso in salita, e in circa un’ora dall’uscita si è nuovamente al rifugio. Nel caso si fosse partiti da Verghere, il sentiero 9 si prende a destra in discesa, fino al bivio col sentiero 25 percorso in salita.
OSSERVAZIONI
Ho scovato questa via sulla guida Valli Bresciane, Falesie e vie moderne: “ottima come approccio alla zona”, necessari 7 rinvii e qualche friend per integrare, 6a (5b obbligato). Nulla da ridire: abbiamo contato 8 spit in tutta la via (soste escluse) e abbiamo integrato in abbondanza; il 5b obbligato era proprio un V+ sprotetto con rischio volo di minimo 20 metri su placca ruvidissima… un approccio piuttosto traumatico alla zona!
Nonostante tutto la via ci è piaciuta, ed è un vero peccato sia così sporca in molti tratti. Mauro, rifugista del Pirlo e storico compagno di scalate di Tiberio Quecchia, si è complimentato con noi, rassicurandoci che in zona ci sono vie più facili e protette… per fortuna!
METEO INCONTRATO (8 aprile 2017)
Giornata molto calda per il periodo, la parete ha iniziato ad andare in ombra dopo le 15.30.
RELAZIONE PDF


Sulla cresta est: sullo sfondo Pizzocolo e Monte Baldo
“Un tocco di classe” è un nome simpatico ma che non rende abbastanza merito né all’autore né alla via. Sia Tiberio che questo itinerario (e tanti altri aperti dallo sfortunato scalatore bresciano) potevano vantare ben più di un semplice “tocco” di classe. Ho avuto l’opportunità di essere fra i primi a ripetere questo percorso. Pochi mesi dopo averlo aperto, Tiberio mi inviò la relazione di questo e di altri suoi nuovi itinerari, affinché ne dessi pubblicazione sulla Rivista del CAI nella rubrica “Nuove ascensioni” di cui allora ero redattore. Andai a ripeterlo e rimasi impressionato dalla qualità della roccia, dalla bellezza del luogo e dall’arditezza del tracciato, specie in considerazione che era stato aperto in autoassicurazione solitaria. Volli conoscere l’autore ed intervistarlo, cosicché lo incontrai a casa sua, nel bresciano. Conobbi una persona squisita, gentile , disponibile e modesta, tutte virtù non frequenti negli scalatori di punta. In seguito ebbi modo d’incontrarlo altre due volte e tutte e due le volte ritrovai puntuale conferma delle sue positive qualità. Eravamo d’accordo per effettuare una via nuova assieme nel gruppo dell’Adamello ma, sciaguratamente, durante l’inverno, Tiberio trovò la morte lungo una cascata in Val di Daone, valle che lo aveva visto protagonista di bellissime e difficili salite esplorative. Mi auguro che non solo questa, ma tante altre sue belle vie vengano ripetute e che il suo nome non venga dimenticato dalle nuove generazioni. Ringrazio quindi i redattori di questo sito per aver riscoperto questa piccola “perla” nascosta fra i monti del bresciano realizzata da una “perla rara” dell’alpinismo italiano.
Ciao Eugenio, grazie del commento e del bel ritratto di Tiberio. Noi non abbiamo avuto il piacere di conoscerlo, se non appunto attraverso questa via, un piccolo ma intenso viaggio nella roccia ruvidissima del Garda… davvero tanta testa e fantasia ad aprirlo in solitaria. Ho riletto con piacere la relazione, a distanza di un anno, era stata una giornata di montagna davvero completa. Luca