Per i sudtirolesi è il Rosengarten, per i ladini il Ciadenac: più basso soltanto di una ventina di metri rispetto al fratellone di Antermoia, è lui, il Catinaccio, il vero signore del gruppo. Alla grande parete est che guarda la val di Fassa con il caratteristico catino, corrisponde un altrettanto massiccio versante ovest; creste frastagliate conducono all’aerea cima, dalla quale il panorama è semplicemente grandioso.
La via Dimai è la linea più facile sulla parete est: aperta alla fine dell’Ottocento (!), presenta difficoltà che non superano il V grado, sostenute soltanto nell’ultima parte: il camino della Cotoletta, caratteristico sperone ben visibile dal rifugio Vajolet. La complessità su una via del genere, da considerare senza mezzi termini alpinistica, consiste nell’individuare la linea di salita, logica nell’insieme ma meno evidente una volta dentro la parete.
L’ascensione inoltre non termina con la via: c’è da considerare la salita nel catino, dove orientarsi con scarsa visibilità può risultare tutt’altro che facile; l’esposta cresta finale, sia in salita che in discesa; le calate per raggiungere i ghiaioni sotto la parete ovest; e infine l’infido sentiero tra il rifugio Re Alberto e il Vajolet, reso scivoloso dalle migliaia e migliaia di passaggi.
Prima salita: A. Dimai, L. Rizzi, A. J. Raynor, J. S. Phillmore, 24 Agosto 1896
CIMA CATINACCIO (2981 m) – VIA DIMAI

La Parete Est del Catinaccio
INFO TECNICHE | |||
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Data Uscita | 8 Agosto 2016 | Compagni | Mario Brunelli, Luca Castellani, Pietro Gaibazzi |
Itinerario | Salita al Catinaccio per la via Dimai | Zona Montuosa | Dolomiti Fassane |
Tempo | 10 ore: 1 ora avvicinamento, 5 ore la via, 1 ora il catino e la cresta finale, 3 ore discesa | Dislivello | 1100 m (300m circa la via) |
Località di Partenza | Località Gardeccia, TN | Quota partenza e arrivo | 1949 m - 2981 m |
Difficoltà globale | D | Difficoltà tecnica | Su roccia passaggi fino al V-, spesso IV |
Chiodatura | Soste da attrezzare su spuncioni, specie nella prima parte, poi attrezzate a chiodi. Chiodi presenti nelle difficoltà | Materiale | 8 rinvii, friend nut e cordini di varie misure. Qualche chiodo |
Tipologia arrampicata | Soprattutto camini | Roccia | Dolomia buona, con qualche tratto da controllare |
Segnavia | CAI 546 fino a sotto il rif. Vajolet, poi 541 e tracce per l'attacco, qualche ometto sulla normale al Catinaccio, CAI 542 dal Passo Santner al Vajolet | Libro di vetta | Sì |
Punti d’appoggio | Rifugi al Gardeccia, Rifugio Vajolet (consigliato), Rifugio Passo Santner, Rifugio Re Alberto | Acqua | Fonte al Gardeccia |
Cartografia utilizzata | Tabacco: Val di Fassa e Dolomiti Fassane | Bibliografia utilizzata | Quarto Grado: Dolomiti Occidentali 1 |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Assolutamente sì! Gran via su una montagna bellissima e complessa, circondati dalle Dolomiti |

INDICAZIONI STRADALI
La val di Fassa si raggiunge con l’A22, uscita Ora Egna. Per arrivare al Gardeccia d’estate la soluzione più conveniente è il pullmino che parte con frequenza oraria da Pera di Fassa (prima corsa alle 7.00, prezzo andata 6 euro). In alternativa si può salire in funivia da Pera al Ciampedie. Più complesso partire dal versante Passo Costalunga.
AVVICINAMENTO
Imboccare il frequentatissimo sentiero 546 che risale la valle del Vajolet (fonte alla partenza). Dopo circa 30 minuti, prendere il sentiero a sinistra per il Passo delle Coronelle (sentiero 541), e seguirlo avvicinandosi alla grande parete est del Catinaccio; quando il sentiero CAI inizia a salire deciso sui prati verso sinistra, imboccare una traccia evidente lungo un colatoio erboso, che porta alla base della parete: prendere come riferimento la Cotoletta, che va lasciata a destra. L’attacco si trova nel punto più alto di un conoide di erba e sassi, in corrispondenza di una placconata biancastra.


Avvicinamento dal rifugio Vajolet

Panorama sulle Dolomiti dalla cresta finale

RELAZIONE
1° tiro: Salire per rocce rotte, in leggero diagonale verso destra (II), fin dove la parete si fa più ripida. Qui per rampette e placche (III), tendendo sempre verso destra, si raggiunge una fascia strapiombante, dove è presente una bella sosta su due chiodi nuovi. Tiro dalla linea non molto definita, noi forse siamo stati troppo a sinistra. 40 m
2° tiro: Traversare a destra dalla sosta fin quando gli strapiombi lasciano posto ad una placca verticale. Superarla (IV, un chiodo) e proseguire tendendo a destra (III) fino ad una conchetta dove si esaurisce un canale diagonale: la linea di salita della parte centrale della via. Seguire ora una serie di fessure verticali sulla sinistra del canale (IV, chiodo) arrivando a un ripiano alla base di un camino. Possibile sostare qui su spuntoni, noi abbiamo preferito salire i primi 10 metri del camino (III+) fino a due chiodi di sosta nuovi. 45 m
3° tiro: Seguire il camino ora più facile (II) fino a un comodo terrazzino dove conviene sostare su buoni spuncioni 20 m
4° tiro: Ancora lungo il caminone, che va assumendo i tratti di una trincea diagonali. Passo di III+ sopra la sosta, poi più facile lungo la fessura, infine un altro saltino verticale (IV-) permette di guadagnare il terrazzino di sosta (spuncioni). 30 m
5° tiro: dritto sopra la sosta su placchetta (IV-); dunque facile traverso a destra, subito in leggera discesa e con tratto erboso (due chiodi di sosta, evitabile). Si riprende a salire l’evidente fessura diagonale fino a un caminetto (III) che conduce alla sosta ai piedi di un altro camino più evidente (grande clessidra doppia). 40 m
6° tiro: Affrontare il nuovo camino (III) sfruttando eventualmente i massi incastrati per assicurarsi. All’uscita terrazzino di sosta su buoni spuntoni. 20 m
7° tiro: Continuare a seguire il canale trincea diagonale, superando un nuovo caminetto con masso incastrato (IV-). Avanti facilmente nella trincea fino a un altro masso incastrato che si sfrutta per sostare, in vista dello sperone giallastro della Cotoletta. 30 m
8° tiro: Traversare a destra della sosta, fino quasi al colatoio principale della parete (III, clessidra non pervenuta). Affrontare la placca a sinistra nel punto più debole (IV-), raggiungendo una placconata più abbattuta e dalla roccia più chiara. La sosta si trova su un comodo terrazzo sulla sinistra (presenti 2 chiodi). 25 m
9° tiro: Salire la parete articolata sopra la sosta cercandone i punti più deboli (che sono sulla destra, verso il bordo del colatoio): puntare sempre dritto verso la Cotoletta (III all’inizio, poi IV. Varie clessidre). Sosta su due chiodi a piombo sotto il grande sperone giallo. 50 m
10° tiro: salire in diagonale a destra della sosta (III, 2 chiodi), puntando al bordo del colatoio. Un espostissimo traverso a destra appena sotto la Cotoletta (IV+, chiodo) consente di entrare nel colatoio, che si impenna e restringe a camino. Salirne i primi metri (IV) e sostare, un po’ scomodamente, sotto una strozzatura più ostica (2 chiodi). 20 m
11° tiro: Lunghezza chiave, sostenuta ed esposta. Superare atleticamente la strozzatura leggermente strapiombante (V-, un chiodo) e proseguire nel camino, che non molla (IV/IV+). Raggiunto un piccolo spiazzo utile per riposare, si riprende a salire in spaccata (IV+, clessidra e chiodo) fino a un nuovo risalto verticale, che conviene affrontare spostandosi a destra (IV+, clessidra). Sosta scomoda sul fondo del camino, con 3 chiodi. 25 m
12° tiro: Inizialmente a destra del camino sfruttando una bella fessura (IV+, chiodo), poi di nuovo dentro il camino, ormai più facile e abbattuto, fino a che questo non raggiunge il bordo del catino. Gli ultimi metri di camino, più verticali ed esposti (IV+), si possono evitare salendo a destra. Sosta su spuncione ormai sul catino.
Conviene ora slegarsi per risalire il selvaggio catino del Rosengarten, mantenendosi preferibilmente al centro (passaggi di I e II, roccia friabile che peggiora salendo). Verso la fine, puntare leggermente a sinistra per sbucare più facilmente in cresta.
L’ultimo tratto della cresta sud-ovest si presenta molto esposto, con rade tracce di passaggio: un primo sperone si supera a destra, mentre per il secondo conviene mantenersi sul filo (II: pericolosi massi sul versante ovest!). L’ultimo sperone si vince stando leggermente a sinistra della spartiacque (I), dunque con divertente arrampicata (II) si supera l’ultimo diedrino che conduce in vetta.
DISCESA
Dalla vetta si segue il tracciato della via normale sulla cresta NE, con qualche rado ometto. Un tratto piuttosto esposto, con passaggio di III in discesa, si può superare con una breve doppia (anello cementato). Proseguire dunque sempre in esposizione con vari tratti di disarrampicata (I) fino a un’evidente forcella con sosta di calata. Una prima calata di 20 metri deposita su un terrazzino; si entra dunque in un camino con 2 calate consecutive, sempre di 20 metri; un tratto più abbattuto di circa 30 metri si può superare in facile disarrampicata. Infine un’ultima calata sempre dentro il camino, nuovamente verticale, conduce ai ghiaioni alla base della parete ovest, poco sopra al Passo Santner.
Qui si segue il bellissimo sentiero 270, che costeggia la Croda di Re Laurino con di fronte la sfilata delle Torri del Vajolet. Raggiunto il rifugio Re Alberto il sentiero scende con tratti più ripidi e in parte attrezzati fino al rifugio Vajolet. Da qui in 30 minuti al Gardeccia.
OSSERVAZIONI
Una salita d’altri tempi, di gusto esplorativo, poco frequentata nonostante la comodità di accesso e le difficoltà tutto sommato abbordabili. Non sottovalutare comunque il camino finale, né la via nel suo insieme: pur non essendo in piena esposizione, si sale una parete molto grande.
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Primo tiro

Quinto tiro

L’entrata nel camino finale (decimo tiro)

Nel camino della Cotoletta: 11° tiro

Ultimi passi del camino (e della via)

Salita nel catino

Panorama sulle Crode di Re Laurino dalla via normale
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