Lo Scalocchio è la cima che chiude a Ovest il Vallone dell’Inferno, uno dei luoghi più suggestivi dell’Appennino Tosco Emiliano al confine tra la provincia di Reggio Emilia e Massa Carrara. La via “Fucking Fear” sale il pronunciato spigolo NW e si divide in cinque tiri. I primi due su pessima roccia e un po’ di erba, il terzo per roccia fessurata molto bella, il quarto supera una difficile e verticale placca compatta e il quinto e ultimo segue una facile ed esposta crestina. La qualità della roccia è molto variabile, molto marcia nei primi due tiri, ottima nella terza e quarta lunghezza. La via non è attrezzata, in tutto ci sono sette chiodi, di cui sei nel quarto tiro. Per una ripetizione necessaria una serie integrale di friend, utile raddoppiare giallo e rosso BD, cordini e una scelta di chiodi. Lungo i primi due tiri la difficoltà non supera mai il IV/IV+ ma risultano particolarmente delicati per il terreno instabile. La terza lunghezza offre un’arrampicata superba lungo stupende fessure su difficoltà continue di quinto grado. Il quarto tiro supera la placconata finale prima con un tratto in libera (VI-), poi con passi di artificiale.
Prima salita: Massimo Ruffini e Christian Artioli il 21 Settembre 2003.
MONTE SCALOCCHIO (1849 m) – VIA FUCKING FEAR
INFO TECNICHE | |||
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Data Uscita | 21 giugno 2013 | Compagni | Alberto Piazza |
Itinerario | Salita allo Scalocchio per la via Fucking-Fear | Zona Montuosa | Appennino Settentrionale |
Esposizione | Nord - Ovest | Periodo consigliato | maggio - ottobre |
Tempo e distanza | 5 h (2.30/3 h la via) | Dislivello | 600 m (100 m la via) |
Località di Partenza | Passo del Gatto (RE) | Quota partenza e arrivo | 1269 m – 1849 m |
Difficoltà globale | TD- | Difficoltà tecnica | Max VI-. Tiro di V+. Passi di A0. |
Chiodatura | 7 chiodi in tutta la via (5 nel quarto tiro). Spesso da attrezzare. | Materiale | Da arrampicata. Serie integrale di friend (utile raddoppiare rosso e giallo BD), qualche chiodo. |
Tipologia arrampicata | Fessure sul terzo tiro, placche e diedrini altrove. | Roccia | Macigno da pessimo (primi due tiri) a ottimo (terzo tiro) |
Segnavia | Sentiero CAI 00, tracce | Libro di vetta | No |
Punti d’appoggio | Bivacco Rosario | Acqua | Bivacco Rosario |
Cartografia utilizzata | Carta escursionistica – L’appennino Reggiano (foglio 2) | Bibliografia utilizzata | Relazione dei primi salitori QUA |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Si. Una delle poche vie alpinistiche dell’Appennino. L’unico neo sono i primi due tiri, proprio brutti. |

INDICAZIONI STRADALI
Si raggiungere il Passo del Cerreto che separa le province di Reggio Emilia e Massa Carrara nell’Appennino Tosco Emiliano e si prende in direzione Cerreto Laghi. Dopo 900 m si lascia la macchina nei pressi di un tornante, di fronte all’Albergo Belvedere (chiuso).
AVVICINAMENTO
Lasciata l’auto nel parcheggio del Ristorante/Albergo Belvedere, si prende la strada seguendo le indicazioni CAI per il sentiero 00 e il Monte La Nuda. Si superano alcune costruzioni, fino ad imboccare, al termine della strada, il sentiero che sale dolcemente nel bosco. Si ignorano tutti i bivi e si prosegue sul sentiero 00 fino al Bivacco Rosario (0.50 h). Il bivacco merita sicuramente una “visita” (fontana sui massi a NE del Rifugio). Ritornati sui propri passi si abbandona il sentiero e si punta a destra alla parete dello Scalocchio. Si sale prima verso gli ultimi arbusti e la Sentinella del Gendarme, poi attraversando su percorso non obbligato e risalendo il ghiaione si raggiunge infine la base dello spigolo (1.30 h).
RELAZIONE
1° e 2° tiro: si attacca appena a destra del punto più basso dove inizia lo spigolo. Si sale verticalmente facendo molta attenzione alla roccia (IV). Si rimonta uno spuntone staccato dallo spigolo e si procede prima a sinistra, poi si raggiunge un terrazzino a destra del filo alla base di una paretina verticale con evidente fessura. Si sale a destra della fessura (IV+) fino a una pianta che non offre molte sicurezze per una sosta e si prosegue su placche appoggiate abbastanza solide (III). Superata una seconda piantina si arriva a grossi massi dove si sosta su spuntone (60 m). Conviene spezzare il tiro a metà, soste possibili al primo spuntone o meglio sul terrazzino alla base della fessura.
3° tiro: tiro molto bello. Si sale per sfasciumi fino a riconquistare il filo. Si scala la fessura con bella dulfer verso sinistra (V+). Si sale per nuova fessura verso sinistra, poi si ritorna a destra con passi esposti e in prossimità di un chiodo rosso si sale nuovamente verso sinistra fino alla sommità. Si scala infine una bella placca liscia in aderenza (passo V/V+) e si sosta sui massi, 1 chiodo (30 m – 1 chiodo).
4° tiro: si sale tra i massi verso una placca a sinistra. Si sale la placca (VI-) fino a un chiodo in una piccola nicchia. Si sale leggermente a destra del chiodo (V+) fino alla base di una compatta parete verticale (chiodo). Si sale verticalmente 2 chiodi (V+ e AO sul secondo chiodo). Raggiunto il secondo chiodo si traversa a destra (A0 – chiodo), quindi si esce in libera (V/V+) per fessurina. Sosta da attrezzare sulla sommità (20 m – 5 chiodi da verificare!).
5° tiro: si segue la bella cresta (0/I) orizzontale. Si supera una piantina e si sosta ove la cresta si allarga. Sosta da attrezzare (50 m).
DISCESA
Si segue la cresta, quindi si scende a sinistra nel canale che conduce all’attacco (passi di I/II° per accedere al canale vero e proprio). Su medesimo percorso dell’avvicinamento si raggiunge Passo del Gatto (1.15 h).
OSSERVAZIONI
Via da non perdere per gli appassionati dell’Appennino! L’unico neo sono i primi due tiri, se si trovasse una variante sulla parete Est la via meriterebbe qualche ripetizione in più. Il terzo tiro è tra i più belli che abbiamo salito in Appennino, i primi salitori lo paragonarono alle fessure della Val di Mello. Durante la nostra ripetizione abbiamo aggiunto un chiodo e sostituito un altro nel tiro di artificiale.

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