Il Versante Nord di Punta Buffanaro (1878 m) è costituito da un bel sistema di placconate, molto evidenti anche da grande distanza. Possiamo dividere il settore in tre parti: le placche basse caratterizzate dalla “Via del Chiodo Fisso” di Montipò e Pezzi; le placche mediane per ora inesplorate; le placche alte con la Via “Diretta Nord” di Piazza e Rossetti e la via “Ti vedo tentennare” di Simonini e Monduzzi. La Via del Chiodo fisso è la più interessante tecnicamente, con bella arrampicata, spesso delicata, su placca. Ogni via del settore però ha i suoi pro e contro. La via di Montipò e Pezzi è quella tecnicamente più difficile e globalmente più bella. E’ ottimamente attrezzata, soste a spit, chiodi e spit lungo i tiri. E’ più comoda da raggiungere, un’ oretta e mezzo da Succiso ma presenta due tratti di collegamento tra i tiri, in particolare il primo: 40/50 m su erba non sono il massimo, nella totalità della via non disturbano più di tanto ma rendono l’arrampicata meno continua. L’aspetto più negativo della via è, però, che finisce in un mirtillaio e la cima è ancora lontana. Dalla “cima” occorre infatti o scendere per uno scomodissimo canalone fino ai Ghiaccioni o proseguire verso la cima lungo un crinaletto di mirtilli e ginepri. La Via Diretta Nord alle placche alte è invece sempre continua e forse anche più varia, su difficoltà più facili e sbuca a pochi metri dalla vetta. Neo di quest’ultima è che non è attrezzata, nemmeno le soste e l’avvicinamento più lungo. Per ultima la via “Ti vedo tentennare”, la più breve e facile delle tre. La via di Monduzzi e Simonini presenta gli stessi contro delle Via “Diretta Nord” con cui condivide la partenza, ma, a differenza di quest’ultima, è attrezzata con chiodi alle soste. La parte interessante, con difficoltà sempre modeste, è però costituita solamente dai primi tre tiri, la parte restante è una cresta che porta in vetta con qualche roccetta. Questa via risulta molto più interessante d’inverno (40/45°).
PUNTA BUFFANARO (1879 m) – VIA DEL CHIODO FISSO
INFO TECNICHE | |||
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Data Uscita | 1 settembre 2013 | Compagni | Alberto Piazza, Luca Ziliotti, Pietro Del Canale |
Itinerario | via del Chiodo Fisso | Zona Montuosa | Appennino Settentrionale |
Tempo e distanza | 7 h (3 h la via) | Dislivello | 900 m |
Località di Partenza | Succiso Nuovo (RE) | Quota partenza e arrivo | 988 m - 1878 m |
Difficoltà globale | AD+ | Difficoltà tecnica | IV+ |
Chiodatura | A chiodi e spit (soste a spit) | Materiale | Attrezzatura da arrampicata (5/6 rinvii) |
Tipologia arrampicata | Placca | Roccia | Arenaria macigno buona |
Segnavia | 673 - 673A (653 - 653A - 673 da cartina) | Libro di vetta | Si |
Punti d’appoggio | Bivacco Ghiaccioni | Acqua | Fontana alla partenza |
Cartografia utilizzata | Carta escursionistica - L'Appennino Reggiano (foglio 2) | Bibliografia utilizzata | Relazione degli apritori su "Vie Normali" |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Si. |

INDICAZIONI STRADALI
Si raggiunge l’abitato di Succiso Nuovo nell’Appennino reggiano e si lascia la macchina lungo la strada nei pressi della chiesa (fontana).
AVVICINAMENTO
RELAZIONE
1° tiro: si sale su percorso non obbligato, a sinistra di un canaletto, per placche appoggiate (I e II). Dopo 25 m circa si incontra un chiodo a pressione e si prosegue leggermente a sinistra verso un leggero speroncino, spit (II). Si sale ora verso le piante e si sosta su un masso sotto l’alberello, 2 chiodi e maglia rapida (1 chiodo e 1 spit – 60 m).
Si sale su erba a sinistra di uno spigolo, quindi si traversa per 15/20 metri alla base delle placche fino ad un evidente chiodo a pressione.
2° tiro: si sale verticalmente su placche (II e III) fino a un chiodo. Sempre verticalmente e sempre su placche, ora più lisce e delicate (1 spit – III e IV). Si raggiunge così la sosta su cengia, 2 spit, cordino e maglia rapida (1 chiodo e 1 spit – 35 m).
3° tiro: si sale per placche diagonalmente a destra (II e III+) si incontra uno spit e si sale sempre per placche (III) che si fanno più appoggiate (II) fino alla comoda sosta, 3 metri a destra di un tetto, 2 spit e anello di calata (1 spit – 40 m).
4° tiro: tiro di collegamento. Si traversa decisamente a destra per erba e brevi roccette (I) verso un pilastrino e si sosta sotto una grossa lama. Sosta nascosta dallo spigolo su 2 chiodi e uno spit (25 m).
5° tiro: tiro chiave, si sale direttamente e verticalmente alla sosta (IV+), poi aiutandosi con gli spigoli del pilastro fino a delle fessure (chiodo). Quindi per placche, passo delicato direttamente sulla verticale (IV+), a destra più facile (IV). Si sale leggermente a destra verso uno spit, quindi per placche e fessurine a un altro spit (IV). Si sale ora traversando a sinistra verso una pianta di sorba (bacche rosse) e si prende una lama a sinistra di una placca (III – 1 chiodo), poi più facile fino alla sosta (2 spit) su comodo terrazzino erboso (2 spit e 2 chiodi – 45 m).
6° tiro: si sale con direzione leggermente a sinistra per placche appoggiate con bella aderenza (II e III). Si supera un singolo passo di III+ in corrispondenza dello spit e si sale verticalmente fino a un successivo chiodo. Sosta scomoda su spit (1 chiodo e 1 spit – 50 m).
7° tiro: si sale a sinistra di un muro per placche lavorate sempre con bella aderenza (II e III). Si raggiunge la cresta e si prosegue a sinistra di questa (1 chiodo) fino alla sosta su cordone, libro di via (2 spit e 1 chiodo – 50 m).
8° tiro: si segue la cresta, si supera un passo di arrampicata (II – spit), quindi su erba, rocce e ginepri si raggiunge la “vetta” e si sosta su spuntone o alberello (1 spit – 50 m).
Si può ora scendere direttamente ai Ghiaccioni per il canalone a destra della via (guardandola). Si scende prima per erba, poi lungo un ghiaione e infine nel bosco su percorso non obbligato. Si raggiungono i Ghiaccioni (0.30 h) e su sentiero già percorso Succiso Nuovo (1.20 h).
In alternativa si può salire in vetta alla Punta Buffanaro (CONSIGLIATO). Si segue la cresta tra mirtilli e ginepri fino al crinale da dove si prende il sentiero 00 fino alle vetta (30 min).
DISCESA
Dalla cima ci sono sue possibilità. Si può scendere, ripercorrendo un tratto, fino al Passo di Pietratagliata con tratti attrezzati passando per il Monte Alto. Dal passo si scende ai Ghiaccioni (2 h) e infine a Succiso (2.50 h). In alternativa si scende in direzione opposta alla prima possibilità, verso il Monte Acuto su sentiero 00. Quindi si prende il sentiero 557A che scende, quindi taglia a mezzacosta e raggiunge la Cresta del Lago. Si incrocia quindi il sentiero 659 che si imbocca, direzione Ghiaccioni. Si raggiunge con ripida discesa nel bosco la piana dei Ghiaccioni (1.30 h), quindi Succiso (2.20 h).
OSSERVAZIONI
Bella via, difficoltà modeste, può essere un bel banco di prova per alpinisti principianti.
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“Dopo la dolomia e il granito delle arrampicate estive torniamo sul bel macigno di casa nostra. Ad essere sinceri un po’ mi mancava! Nonostante i bellissimi posti di quest’estate, la cresta affilata del Disgrazia, le torri del Vajolet e sua maestà il Monte Bianco con le sue creste, le immense pareti e gli impressionanti ghiacciai in un ambiente maestoso, la roccia e i panorami di casa nostra hanno un qualcosa che li rende unici e ne fa sentire la mancanza. Cosi torniamo a ripetere la Via del Chiodo Fisso alle placche di Punta Buffanaro. Il primo approccio, devo essere sincero, è un po’ traumatico. Da lontano le placche sono veramente belle ma, quando ci si avvicina, nel primo tiro sembra esserci più erba che altro. Dopo un attimo di sorpresa mista a delusione mi ricordo di essere nel nostro amato Appennino. Dopo un primo tiro molto facile e il traverso su una cengia erbosa attacchiamo la via vera e propria. Parto io. Le placche non mi sono mai piaciute e non le apprezzo mai appieno, soprattutto quando le soluzioni sono due, ti fidi dei piedi e vai o resti lì. Saliamo due bei tiri su placche belle lisce e delicate, quindi un tiro di collegamento ci porta alla base del tiro chiave. Va Alberto, poi parto io. Tiro particolarmente bello, senza dubbio il più bello della via. Si inizia abbracciando i lati di uno speroncino, poi per placche con qualche fessurina. Ovviamente sul tiro più difficile ci sono i fantastici licheni gialli a rendere l’aderenza molto precaria/inesistente. Altro passo in cui o ti fidi o resti lì, poi più facile fino alla sosta. Saliamo altri due bei tiri con aderenza fantastica su placche lavorate e raggiungiamo la crestina. Una confezione arrugginita nasconde il libro di via. Con sorpresa, o forse neanche tanta, scopriamo come pochi hanno ripetuto la via. Anzi oltre a noi, che l’avevamo salita due anni fa, Gino Montipò (uno degli apritori) sembra essere l’unico che ogni anno torna a salirla sempre con nuovi compagni. Peccato, la via meriterebbe maggiore attenzione dagli alpinisti e arrampicatori di casa nostra! Saliamo l’infida cresta e siamo “in cima”. E’ tardi e come sempre devo essere a Parma presto per consegnare le pizze. Cosi abbandono i miei compagni (che hanno proseguito verso la cima) e scendo veloce lungo il canalone a fianco della via. Meno di mezzora e sono ai Ghiaccioni, poi a Succiso.”
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