Il Pizzo d’Uccello (1781 m) è una delle principali montagne delle Alpi Apuane. La sua parete nord è la maggiore per sviluppo, interesse e qualità della roccia del gruppo. Su di essa sono state tracciate numerose vie. Vinta per la prima volta nel 1922 dai genovesi E. Piantanida e E. Stagno. Nel 1929 fu percorsa integralmente fino in vetta da E. Stagno, A. Daglio, A. Frisoni e A. Sabbadini lungo una serie di canali che divennero poi la Via dei Genovesi. Nel 1940 la cordata composta dai lombardi Nino Oppio e Serafino Colnaghi vinse la parete direttamente, riprendendo un itinerario già percorso dai fratelli Ceragioli. La via con gli anni divenne poi la Classica della parete e oggi è probabilmente l’itinerario più ripetuto. La via supera un dislivello di circa 660 metri per uno sviluppo di 850 m divisi in una ventina di tiri. Le difficoltà non sono mai elevate ma a partire dal settimo tiro sempre continue con molto IV e IV+. Due sono i tiri impegnativi con passi fino al V+, non estremamente difficili ma abbastanza fisici e faticosi. La roccia globalmente è buona, peggiora verso l’alto a partire dal tredicesimo tiro (il diedro verticale di V+) dove bisogna prestare molta attenzione, soprattutto in presenza di altre cordate. La via ha una chiodatura buona, alpinistica. Le soste sono quasi sempre comode su due chiodi. I tratti difficili hanno una chiodatura abbondante, altrove questa risulta più rada e distante. Indispensabile qualche friend (misure 1 e 2 BD in particolare) e una scelta di chiodi per emergenza.
Primi salitori: N. Oppio e S. Colnaghi il 2 ottobre 1940
PIZZO D’UCCELLO (1781 m) – OPPIO COLNAGHI
INFO TECNICHE | |||
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Data Uscita | 9 giugno 2014 | Compagni | Alberto Piazza |
Itinerario | Salita della parete Nord del Pizzo d'Uccello per la Via Classica o Oppio Colnaghi | Zona Montuosa | Alpi Apuane |
Tempo | 12/14 h tot. (8/10 h la via) | Dislivello | 1000 m (la via: 650 m con uno sviluppo di 850 m) |
Località di Partenza | Rifugio Donegani (LU) | Quota partenza e arrivo | 1150 m -1781 m |
Difficoltà globale | TD | Difficoltà tecnica | Su roccia max V+, spesso IV e IV+. |
Chiodatura | Buona a chiodi. Ravvicinata nei tratti difficili, molto distante in quelli più facili. | Materiale | Materiale d’arrampicata. Serie di friend (giallo e rosso BD in particolare) e qualche chiodo per emergenza. |
Tipologia arrampicata | Diedri e camini | Roccia | Globalmente buona, più rotta la parte alta. |
Segnavia | Sentiero CAI 187, 181, 180, tracce | Libro di vetta | Si |
Punti d’appoggio | Rifugio Donegani alla partenza | Acqua | No |
Cartografia utilizzata | Alpi Apuane - Carta dei Sentieri e dei Rifugi - Multigraphic 1:25000 | Bibliografia utilizzata | GMI – Alpi Apuane pag. 175 |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Si, di grande soddisfazione. |

INDICAZIONI STRADALI
Si deve raggiunge in auto il Rifugio Donegani nelle Alpi Apuane. Da Aulla (Uscita A15) si seguono le indicazioni per Fivizzano poi per Minucciano. Superato quest’ultimo paese si oltrepassa una galleria e si prende a destra seguendo le indicazioni per il Rifugio Donegani. Si risale la valle fino a raggiungere il Rifugio dove si lascia l’auto nell’ampio parcheggio (1 h circa dal casello).
AVVICINAMENTO
Dal rifugio si segue la strada asfaltata delle cave, si supera un tornante e al primo bivio si prende a destra il sentiero 187 che prima sale a mezzacosta, poi ripidamente fino al Ripiano di Capradosso dove si gode bella vista sulla parete. Si prende ora in discesa la ferrata di Foce Siggioli che si percorre lungamente. Un tratto finale è franato ma si supera senza particolari problemi. Alla fine della ferrata si segue il sentiero verso sinistra e lo si abbandona per tracce a sinistra. Si arriva a una pietraia che si risale (qualche ometto), poi la traccia sale a destra fino alla base della parete. Si risale ancora costeggiando la parete fino a superare uno spigoletto contornato da placconate. Nel diedro a sinistra dello spigolo attacca la via, un chiodo alla base e uno 3/4 metri sopra (1.40 h).


RELAZIONE
1° tiro: si sale il diedro fino al chiodo, qui si traversa a destra, si supera lo spigolo (IV) e si prende il diedro che si scala fino a un ripiano dove si sale una paretina verticale a sinistra (IV/IV+). Sosta su due chiodi (45 m – 3 chiodi)
I cinque tiri seguenti sono i più facili della via, con difficoltà molto discontinue (i gradi sono spesso singoli passi) e alcuni tratti erbosi.
2° tiro: si segue la rampa traversando verso destra (II), sostando alla base di un evidente diedro su due chiodi (30 m – no chiodi).
3° tiro: si sale il diedrino a sinistra della sosta (III), poi si percorre la rampa erbosa fino a prendere un diedro appoggiato (II); di nuovo a sinistra per rampa erbosa, superare un ripiano con vecchi chiodi di sosta inutilizzabili e raggiungere un alberello su cui conviene sostare (55 m – 1 chiodo).
4° tiro: Proseguire a sinistra per placchette appoggiate. In prossimità del chiodo si salgono le placche verso un diedro che si scala fino a una rampa (III+). Si prende quest’ultima verso sinistra fino a raggiungere la sosta su 3 chiodi (50 m – 2 chiodi).
5° tiro: si segue la rampa (III) fino al diedro che si sale con passi atletici (IV). Si sosta su due chiodi sulle placchette alla sommità del diedro (25 m – 1 chiodo).
6° tiro: si traversa due metri a sinistra, si sale il diedro (III+) e si segue il canale su percorso non obbligato, tenendosi sul lato sinistro. Quando questo diventa uno stretto camino si sosta su due chiodi nascosti a destra (45 m – 2 chiodi).
7° tiro: si sale lo stretto camino (IV), poi su terreno meno obbligato ma sostenuto (III+/IV) fino a sostare su uno spit e un chiodo (60 m – 3 chiodi).
8° tiro: proseguire lungo il camino, via via più verticale (IV, molti chiodi). Superata una strozzatura, si sale al comodo terrazzino con la scritta Lotta Continua (IV). Presenti due soste: una con spit e cordoni verdi nuovi, l’altra su chiodi alla base di due camini (50 m – 7/8 chiodi).
9° tiro: si sale il camino di destra e in corrispondenza di un chiodo si esce a sinistra con passo strapiombante (IV+), si segue una rampetta verso sinistra fino a un terrazzino (IV), si scende un metro e si sale il camino fino alla sosta su due chiodi (55 m – 7/8 chiodi).
10° tiro: si sale il camino con bell’arrampicata sostenuta (IV+) fino a quando si fa strapiombante e si esce sulla parete di destra (V+). Si può anche proseguire in spaccata fino alla fine del camino, con difficoltà simili. Rimontare lo speroncino e su terreno più facile si sosta su due chiodi (40 m – 4 chiodi).
11° tiro: prima verso destra, poi verso sinistra su bella roccia. Risalire una fessura verticale (IV/IV+) fino ad uscire direttamente sul primo pilastro dove si sosta su spuntone e chiodo rotto (45 m – no chiodi). Altre relazioni mettono un tiro di III, forse passando a destra.
12° tiro: si sale sopra la sosta su percorso non obbligato (III+) e si giunge alla scritta “Potere alle masse” (chiodi). Si prosegue verso destra su terreno erboso risalendo fino alla base di un diedro dove si sosta su due chiodi e cordone (50 m – 2 chiodi).
13° tiro: si sale a destra della sosta per paretina, quindi si rientra nel diedro e lo si sale faticosamente (V+). Si continua nel diedro su difficoltà sostenute, via via minori su terreno delicato sostando scomodamente su due chiodi distanti ancora nel diedro (40 m – 8/10 chiodi).
14° tiro: si prosegue nel diedro un pò erboso, quindi si traversa verso sinistra fino alla sosta su due chiodi, alla base di un camino (30 m – 3/4 chiodi).
15° tiro: si segue lungamente il camino – canale (III/III+) fino a sostare su tre chiodi (45 m – 4 chiodi).
16° tiro: si sale il diedro camino con bella spaccata (IV+). Sosta su placchette appoggiate su due chiodi (25 m – 3 chiodi e un friend incastrato).
17° tiro: si sale sopra la sosta per paretina con roccia delicata (IV+). Sosta su chiodo spit e cordoni con maglia rapida (15 m).
18° tiro: superata una sosta intermedia con cordini, si punta alla crestina (chiodo visibile) e si sale sempre su roccia delicata con una grande lama staccata dall’aria pericolante (IV+). Si traversa a destra su cengia in aperta parete e si raggiunge la sosta a spit (35 m – 1 chiodo, 1 spit).
19° tiro: si sale sopra la sosta, poi verso destra lungo una rampetta fino a uno spit a destra. Si sale quindi verso sinistra puntando a una sorta di caminetto superando una placca difficile (V/V+). Si sale la fessura camino (friend incastrato) e si sosta su spit alla sommità del secondo pilastro (25 m – 1 spit).
20° tiro: si cammina fino a una selletta (da sx saliva la classica) e si prende la crestina su belle prese (IV). Si sosta su terrazzino su due chiodi (35 m – 1 chiodo).
21° tiro: si sale a destra della sosta per un caminetto che si segue fino in cima (III e IV) dove si sosta su spuntone (40 m – 3 chiodi).
DISCESA
Dalla cima si scende lungo la via normale (qualche roccetta) in direzione est. Raggiunta la Foce di Giovo scendere a sinistra seguendo le indicazioni per il Rifugio Donegani (1.15 h).
OSSERVAZIONI
Grande salita di sicura soddisfazione. La via è percorribile in giornata, contare globalmente dalle 12 alle 14 ore compreso avvicinamento e discesa, di cui 8/10 ore per la via, molto variabili a seconda della velocità di progressione. La via si svolge prevalentemente in camino e l’arrampicata, a parte qualche tratto, non è mai esaltante, alla lunga un po’ monotona. La parete e l’ambiente, invece, sono spettacolari. Prestare molta attenzione nella parte alta in presenza di altre cordate, è veramente facile muovere qualcosa anche solo con la corda e quelli sotto si prendono tutto.
Aggiornamento luglio 2017
Anche io (Luca) e Paolo abbiamo ripetuto la via il 29 luglio 2017; ci eravamo ripromessi di non andare a finire sulle placche esposte sotto il secondo pilastro, e invece abbiamo fatto un po’ di confusione una volta dentro il canale camino e ci siamo cascati in pieno! In via non abbiamo trovato la sosta su chiodo e spit del settimo tiro, forse perché siamo saliti troppo a destra (trovati 2 chiodi e un nut incastrato). Non abbiamo nemmeno rinvenuto la sosta su due chiodi distanti dopo il 13 tiro (la “fessura diedrica”), e la abbiamo attrezzata su vecchio chiodo e spuntone dopo 55 metri. In genere sulla via è presente molto materiale obsoleto, e alcuni chiodi sembrano portare fuori rotta. Vale la regola di non abbandonare mai il camino, come certo dovette fare Nino Oppio 77 anni fa!

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Uno degli itinerari più affascinanti d’Italia!