Pilastro Montagna: classica d’ambiente alla Pania Secca

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Pania-Secca-Pilastro-Montagna

Tra le classiche delle Apuane, il Pilastro Montagna non è certamente tra le vie più frequentate. La colpa o il merito va senza’altro a quell’aurea selvaggia che contraddistingue ancora questo splendido pilastrone che si staglia nel versante meridionale della Pania Secca. La posizione infatti è tutta’altro che comoda, la salita lunga, la ritirata è difficile e l’avvicinamento, certamente spettacolare per l’alpinista appassionato delle cime, risulta impervio e piuttosto avventuroso. Altrettanto si può dire per l’attrezzatura della via che, fatta eccezione per qualche spit (ormai di 2/3 decadi fa) nelle prime soste, si presenta ancora nella versione originale, oggi a chiodi arrugginiti, salvo qualche aggiunta più recente che comunque non guasta. Il risultato è una via di sicura soddisfazione per l’appassionato delle classiche apuaniche su difficoltà comunque non banali in ambiente di prim’ordine!

Prima salita: E. Montagna e L. Dellacasa 7 luglio 1963

Prima invernale: A. Gogna, G. Nolli, F. Piana e G. Vaccari il 26 gennaio 1969

PANIA SECCA (1709 m) – GRAN PILASTRO SE (PILASTRO MONTAGNA)

La Pania Secca con la linea del Pilastro Montagna che nella prima parte si perde un po' nel versante

La Pania Secca con la linea del Pilastro Montagna che nella prima parte si perde un po’ nel versante

INFO TECNICHE
Data Uscita19 maggio 2018CompagniFederico Rossetti, Luigi Berio
ItinerarioGran Pilastro SE o Pilastro Montagna alla Pania SeccaZona MontuosaAlpi Apuane Meridionali
TempoTotale 9 h (4/6 h la via)Dislivello800 m circa (400 m la via)
Località di PartenzaLocalità Piglionico (LU)Quota partenza e arrivo1050 m (circa) - 1709 m
Difficoltà globaleTD-, III/R3, V+Difficoltà tecnicaQuinto grado, un tiro di V+, passi di V+, spesso IV/V con tratti più facili
ChiodaturaDiscreta a chiodi (da controllare)MaterialeDa arrampicata, una serie di friend fino a 2 BD e una scelta di dadi.
Consigliato il martello per ribattere qualche chiodo e 3/4 chiodi per le emergenze
Tipologia arrampicataVaria, principalmente diedriRocciaMarmo generalmente buono, qualche tratto richiede attenzione
SegnaviaTracce, sentiero CAI n°7Libro di vettaNo
Punti d’appoggioCapanna Pina Boschi, Rifugio RossiAcquaNo
Cartografia utilizzataAlpi Apune 4LANDBibliografia utilizzataRelazione CAI Firenze sul web
Giudizio100100100100100ConsigliataSi, salita classica da non perdere. Linea e ambiente super!

INDICAZIONI STRADALI

Si deve raggiungere località Piglionico (QUI) nelle Alpi Apuane. Da Castelnuovo Garfagnana seguire per Arni (SP 43), poi tenersi a destra (indicazioni Alpe S. Antonio). Ai vari bivi tenere sempre le indicazioni per il Rifugio Rossi e continuare sulla piccola strada asfaltata (gli ultimi chilometri prevedono un pedaggio di 3 euro per il parcheggio da pagare in una macchinetta lungo la strada). Parcheggiare nel bosco (diverse piazzole) quando la strada compie una svolta verso destra (area attrezzata per picnic), 500 metri prima che la strada passi sul versante opposto e diventi sterrata.

AVVICINAMENTO

Imboccare la strada forestale che sale nel bosco tra i tavoli. Oltre un tornante ad un bivio tenersi a destra in piano fino ad individuare e seguire una serie di ometti che salgono a sinistra per una traccia evidente, procedendo dritti si raggiunge invece la costruzione metallica della Capanna Pina Boschi (1140 m). Salire ripidamente (!) seguendo la carraia dritta nel bosco fino a un ‘buco’. Qui la traccia si perde un po’, in una zona di alberi abbattuti. Salire ancora senza via obbligata fino a raggiungere la base della parete NE. Traversare a sinistra a mezzacosta l’ampio ghiaione, quindi salirlo nell’estremo sinistro ritrovando una discreta traccia che si infila nel bosco verso sinistra.

Seguirla sempre in salita costeggiando qualche paretina fino ad uscire sulla cresta nei pressi di una selletta con splendida vista sul pilastro (2 ometti). Scendere direttamente il ripido opposto versante, mantenendosi prima sul lato sinistro del canale (erba ripida), poi nel centro quando si stringe. Rimanere poi alti a destra, procedendo con attenzione in una progressiva traversata verso destra. Prima di finire contro le rocce, iniziare una discesa piuttosto ripida tra gli arbusti incontrando poi il Canale del Trimpello. Scendere ancora fino ad individuare un comodo punto dove attraversarlo. Superato il canale si procede a mezzacosta tra gli arbusti fino a ‘sbattere contro la base della cresta’. Salirne un primo zoccolo ripido al limite della vegetazione, cercando il punto più agevole (II) ed uscire sulla cresta rocciosa su terreno aperto. Qui conviene almeno imbragarsi.

Risalire poi la prima parte abbattuta della cresta mantenendosi sul filo arrotondato e piuttosto ampio con via non troppo obbligata per un centinaio di metri (I/II) fino a raggiungere un terrazzino con sosta a spit, cordini e anello di calata (2 h).

RELAZIONE

1° tiro: salire verticalmente per gradoni (III) puntando a un diedro con qualche ciuffo d’erba. Salirlo facendo un po’ di attenzione alla roccia, con arrampicata sostenuta (V+), fino ad uscire su terreno più appoggiato e sostare su due chiodi uniti da cordini e anello di calata (40 m – 6 chiodi).

2° tiro: noi qui ci siamo sbagliati e abbiamo salito una delle tanti varianti possibili e chiodate per un evidente diedro sopra la sosta. La via classica saliva più a destra su difficoltà inferiori (IV/V), si descrive il tiro compiuto, certamente il più impegnativo della via. Salire sopra la sosta per un sistema di lame, quindi per un diedro dalle pareti un po’ lisce, uscendone con passo impegnativo un po’ strapiombante (VI+). Si continua a salire su buona roccia piegando leggermente a destra (ricongiungendosi alla classica) e raggiungendo una rampetta che si segue verso sinistra (IV+) fino alla sosta su due chiodi, cordone e anello di calata (30 m – 5 chiodi).

3° tiro: salire un metro, quindi non salire l’evidente diedro sovrastante ma traversare subito a destra alla base di un diedro un po’ rotto (V), poi doppiare uno spigoletto verso destra e sostare comodamente su due chiodi alla base di un diedro molto erboso (15 m, 2 chiodi).

4° tiro: salire il diedro dalle pareti un po’ lisce e dal fondo con terra ed erba, in spaccata sui lati in divertente arrampicata di equilibrio (IV/V-) fino al termine dove si esce a sinistra per blocchi fino a una comoda cengia dove si sosta su uno spit e un chiodo (30 m – 5 chiodi).

5° tiro: salire la liscia parete sopra la sosta con passo difficile e non proteggibile (V+) quindi proseguire per terreno più facile e appoggiato con percorso non obbligato (III) fino a raggiungere la sosta su due chiodi (30 m).

6° tiro: salire verso destra, quindi imboccare una sottile rampetta su roccia rotta (III+) verso sinistra. Continuare qualche metro, poi traversare verso sinistra doppiando lo spigolo. Oltre lo spigolo salire verticalmente per un diedro molto aperto di roccia rotta (IV) con percorso non obbligato ed uscire sulla sommità del primo pilatro dove si sosta su spuntone o piantina, sosta non trovata (40 m – 1 chiodo).

7° tiro: seguire la cresta pianeggiante senza difficoltà (I) quindi scendere a una selletta (III) dove conviene attrezzare una sosta sulla piantina, sosta non trovata (45 m).

8° tiro: salire facilmente senza difficoltà per terreno appoggiato ed erboso, quindi per placche coperte da detriti (III-) fino a raggiungere una sosta su tre chiodi quando la parete torna verticale (40 m).

9° tiro: ignorare i chiodi che salgono la parete a sinistra e salire verso destra verso una placca compatta (chiodo). Spostarsi a destra per terreno più facile fino alla base di un caminetto che si sale con divertente arrampicata (IV+) fino ad uscire su un terrazzino dove si sosta su tre chiodi (35 m – 3 chiodi).

10° tiro: salire sopra la sosta fino a un chiodo (IV) quindi superare la placca verticale ma su buone prese a destra (V+), poi proseguire lungamente su crestina più facile (II/III) fino a una sommità. Proseguire e sostare oltre una selletta su due chiodi (50 m).

11° tiro: salire il caminetto sopra la sosta a destra (IV+), quindi continuare più facilmente per una decina di metri. Salire poi verso sinistra fino alla sosta su due chiodi alla base di un diedro (20 m – 1 chiodo).

12° tiro: salire il diedro sopra la sosta con divertente arrampicata (IV+) fino a raggiungere due chiodi sulla placconata di destra. Rinviare il primo, quindi spostarsi a sinistra e salire con arrampicata abbastanza verticale e ben presata (IV+) fino a tornare a destra e rientrare nel diedro alla base degli strapiombi che lo chiudono (2 chiodi vicini). Traversare a destra con bella arrampicata esposta su roccia compatta (V+), doppiando lo spigolo ed uscendo su terreno più semplice. Sostare a destra del filo su tre chiodi (35 m – 6 chiodi). Fare attenzione ad allungare bene le protezioni.

13° tiro: seguire la crestina (I/II) sostando a piacere al termine della corda (60 m).

Qui conviene slegarsi e raggiungere la cima mantenendosi sul lato sinistro della cresta su roccia delicata (4/6 h dall’attacco).

DISCESA 

Per sentiero si segue la cresta lato mare che scende lungo il filo fino alla ‘base’. Con qualche saliscendi si segue poi il sentiero verso NO fino a ricongiungersi con il sentiero che sale al Rifugio Rossi. Imboccarlo a destra e seguirlo fino a raggiungere la strada di Piglionico (tenersi a destra al bivio). Raggiunta la strada la si segue in discesa e in breve si rientra alla partenza (1.30 h dalla cima).

OSSERVAZIONI 

Tra le classiche di quinto grado delle Apuane, il Pilastro Montagna è probabilmente una delle salite più impegnative. Paragonata alla Oppio-Colnaghi al Pizzo ha certamente un impegno globale leggermente inferiore ma presenta un’arrampicata paragonabile o forse anche un poco più impegnativa, l’attrezzatura è invece meno sicura.

L’avvicinamento non è immediato ma la descrizione è piuttosto precisa. Nella prima parte probabilmente noi abbiamo seguito gli ometti dell’avvicinamento invernale alla NE della Pania Secca (infatti siamo arrivati proprio all’imbocco del canale iniziale) ed è possibile che si possa salire anche in maniera più diretta. Raggiunta la sella la discesa è inizialmente obbligata ma poi bisogna fare particolarmente attenzione a traversare alti e scendere nel punto giusto perchè il Canale del Trimpello in alto è più insidioso.

La prima parte della via fino alla sommità del primo pilastro è quella più sostenuta e spettacolare. Il primo tiro richiede attenzione perchè la roccia a tratti presenta scaglie per nulla tranquille. Sul secondo tiro ci siamo sbagliati seguendo il diedro direttamente sopra la sosta dove passa la via Cordata Cottolengo (un insieme di varianti al Pilastro; U. Ghiandi, V. Rossi e A. Aiazzi, 1989) che qui in realtà dovrebbe riprendere una variante alla via classica chiodata già negli anni ’80 (bel tiro ma decisamente più sostenuto, VI/VI+). Il diedro erboso del quarto tiro personalmente l’ho trovato piuttosto facile e divertente tra ciuffi e arrampicata di opposizione rispetto ad giudizio di altre relazioni. Raggiunta la sommità del primo pilastro le difficoltà scemano ad eccezione del 12° tiro che presenta una bella uscita, bella ciliegina sulla via.

Anche se le difficoltà tecniche non sono eccessive (numerosi tratti e passi di V/V+), la via richiede un ottima esperienza su terreno di montagna, intuizione sulla scelta della via corretta e abitudine al procedere con protezioni poco sicure. Attenzione che se si perde tempo nell’avvicinamento e nel salire la via i tempi si possono dilatare notevolmente. Affrontare la via preparati e con il bel tempo perchè una ritirata risulta molto disagevole!!

METEO INCONTRATO (19 maggio 2018)

Giornata splendida al mattino (partiti da casa alle 4…), verso il termine della via il cielo si è chiuso e la pioggia ci ha colto a pochi minuti dalla macchina.

RELAZIONE PDF

 

 

Il selvaggio avvicinamento con vista sul pilastro

Il selvaggio avvicinamento con vista sul pilastro

La prima facile parte verso l'attacco

La prima facile parte verso l’attacco

Sul quinto tiro

Sul quinto tiro

La seconda parte del pilastro

La seconda parte del pilastro

Sull'undicesimo tiro

Sull’undicesimo tiro

Sulla sommità del primo pilastro con vista sulla seconda parte della via

Sulla sommità del primo pilastro con vista sulla seconda parte della via

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Salita9
Ambiente10
Arrampicata8.5
Roccia8
8.9
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Scritto da

REDclimber

FEDERICO ROSSETTI: Scalo, fotografo, racconto. Esperto di social media e comunicazione digitale, racconta le sue salite in montagna sul blog redclimber.it che ha fondato nell’autunno del 2012. In montagna muove i primi passi tra le cime dell’Appennino Settentrionale dove ha aperto nuove vie su roccia e ghiaccio. Vive le terre alte spinto dalla voglia di ricerca, riscoperta e avventura. Si dedica a raccontare le montagne dal blog alle pubblicazioni editoriali. Uno dei suoi progetti è « Vie normali Valle d’Aosta », salire tutte le 1226 cime della Valle d’Aosta e pubblicare una collana di 8 guide escursionistiche – alpinistiche. Nel 2020 ha fondato Mountain Communication, un’agenzia di comunicazione che si occupa di valorizzare realtà legate al mondo della montagna.

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