Il Castelletto inferiore è una delle montagne più famose del Gruppo di Brenta: visto dalla strada per Madonna di Campiglio sembra avvitarsi verso il cielo, imitato dal più piccolo e slanciato Castelletto superiore. Ma il meglio di sé lo dà salendo il sentiero da Vallesinella al rifugio Tuckett, sopra il quale incombe con una muraglia di dolomia baciata dal sole che metterebbe voglia di scalarla a chiunque!
E infatti risalgono addirittura a fine Ottocento le prime arrampicate sul Castelletto, che sfruttano i punti deboli della parete sud; nel 1911 i fratelli Kiene aprono il primo itinerario che affronta direttamente la parete al centro: oggi è la via più ripetuta sulla montagna. La via Raponzolo (nome di un fiore viola facile da trovare su queste rocce) è invece più recente, ed è stata salita dal basso e in seguito attrezzata con alcuni spit sui tiri e alle soste. Si può dividere in tre parti ben distinte: due tiri lunghi e facili sulla grande cengia basale; due tiri più difficili e sostenuti di placca in piena parete; altri due tiri al di là dello spigolo, sull’appartata parete est, che seguono diedri e camini dal sapore più alpinistico.
Prima salita: Martino Maffei e Piergiorgio Vidi, 1986. Riattrezzata nel 2001
CASTELLETTO INFERIORE (2601 m) – VIA RAPONZOLO

La parete sud del Castelletto inferiore: la via Raponzolo sale completamente a destra, sulle placche vicino al canale in ombra
INFO TECNICHE | |||
---|---|---|---|
Data Uscita | 22 ottobre 2018 | Compagni | Luca Castellani, Misha Cattabiani |
Itinerario | Salita al Castelletto Inferiore per la via Raponzolo | Zona Montuosa | Dolomiti di Brenta |
Tempo | 8 h circa (2 h avvicinamento, 3/4 ore la via, 2,30 h discesa) | Dislivello | 280 m la via, 700 dal parcheggio all'attacco |
Località di Partenza | Parcheggio Vallesinella (1513) | Quota partenza e arrivo | 1513 m - 2601 m |
Difficoltà globale | TD-, II/RS2, VI- | Difficoltà tecnica | Tiro di V+, passo di VI-. Spesso IV e V. Facili i primi due tiri |
Chiodatura | Soste a spit. Spit e qualche chiodo in via. | Materiale | 7 rinvii, scelta di friend |
Tipologia arrampicata | Varia: placche, diedri, camino | Roccia | Dolomia molto buona |
Periodo consigliato | Tarda primavera - Autunno | Libro di vetta | Sì |
Punti d’appoggio | Rifugio Tuckett | Acqua | Fontana alla partenza non più pervenuta (lavori al parcheggio) |
Cartografia utilizzata | Tabacco - Dolomiti di Brenta 1:25000 | Bibliografia utilizzata | Francesco Cappellari, Dolomiti di Brenta, volume 3, Idea Montagna |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Sì, anche se sicuramente si può trovare di molto meglio in Brenta |

INDICAZIONI STRADALI
Raggiunta Madonna di Campiglio, dal centro si seguono le indicazioni per Vallesinella (parcheggio a pagamento); in estate la strada è chiusa dopo le 9,30, e si può salire solo con una navetta.
Da ottobre in poi, la strada in genere è sempre aperta e il parcheggio gratuito.
AVVICINAMENTO
Dal parcheggio di Vallesinella seguire il sentiero per il rifugio Tuckett, che scende ad attraversare il torrente. Al rifugio Casinei tenere la sinistra e continuare nel bosco fino al Tuckett, ottimo punto di osservazione sulla parete sud del Castelletto. Proseguire per un breve tratto lungo il sentiero diretto alle Bocchette, e abbandonarlo appena si individua una traccia che sale i ghiaioni verso le pareti. Puntare al grande canale che delimita a destra la parete: la via attacca circa sotto la sua verticale – piazzola e primo spit visibile (2 h).


Il Castelletto inferiore da ovest

RELAZIONE
1° tiro: salire senza via obbligata la cengia-zoccolo, prima dritti poi piegando leggermente a destra. Tenere sempre come riferimento il canale: la sosta (1 spit + piccola clessidra ) si trova alla sua sinistra (50 m, II, 2 passi di IV, 1 spit),
2° tiro: dritti sopra la sosta seguendo un vago spigolo. Raggiunta la grande cengia erbosa proseguire dritti verso un terrazzo staccato dalla parete e rimontarlo nel punto più facile, vecchio chiodo (50 m, III, II, 1 chiodo).
3° tiro: lunghezza chiave della via. Dalla sosta si sale dritti per placca piegando poi a destra verso lo spit, abbastanza alto (noi abbiamo traversato qualche metro a destra seguendo una rampetta più facile). Superare un ostico strapiombino con fessura (VI-, spit), poi proseguire su un muro con piccole prese, obliquando a destra (V+ sostenuto ed esposto). Nella seconda parte la parete si appoggia un poco e si sale dritti fino alla sosta (30 m, V+ continuo, V, passo VI-, 5 spit).
4° tiro: seguire un diedro-rampa verso destra, poi continuare dritti per placche e brevi diedrini fino a una vecchia e scomoda sosta con cordone e uno spit senza piastrina, che conviene saltare. Proseguire altri 15 metri piegando a destra per placca appoggiata ma povera di appigli fino a uscire su un terrazzo detritico dove si sosta comodamente (45 m, V continuo, 7 spit). Attenzione ai sassi nel recuperare le corde.
5° tiro: salire il bel diedro giallo sopra la sosta, dunque aggirare da destra il tetto che lo chiude (V, 2 spit). Continuare al di là dello spigolo per risalti, superare una cengia erbosa puntando a un camino che si risale (IV, spit e chiodo). Sostare al suo termine su una cengia detritica (50 m, V, III, IV+, 3 spit e 1 chiodo).
6° tiro: salire a destra della sosta puntando all’evidente parete con due fessure parallele. Seguire inizialmente quella di destra (spit) per poi traversare su buone prese raggiungendo quella a sinistra che si segue fino a uscire dalla parete. Sosta su spit e chiodo appena sotto la cresta (40 m, IV+, 2 spit).
Salire a destra superando un paio di risalti (II) fino a raggiungere la cresta sommitale. Si passa vicino a un intaglio con la sosta di calata dalla quale si dovrà scendere, sul versante nord. La vetta si raggiunge in 2 minuti seguendo la facile traccia in cresta.
DISCESA
Tornare alla sosta con anellone sull’intaglio: 3 doppie dritte da 25 metri (lunghezza segnata sulle soste) depositano sui ghiaioni del versante nord. Seguendo una ripida traccia si raggiunge il fondo del vallone, dove una traccia più comoda e ben segnata con ometti permette di raggiungere, con qualche facile passo d’arrampicata nell’ultima parte, il sentiero CAI 316. In breve a sinistra si torna al rifugio Tuckett, quindi al parcheggio (2.30 h).
OSSERVAZIONI
Partiti con l’intenzione di salire la via Kiene, abbiamo rinunciato per la presenza di almeno altre due cordate. La via Raponzolo è presentata sulla guida di Francesco Cappellari come un’arrampicata “plaisir”, dunque ci aspettavamo qualcosa di rilassante con giusto qualche passo di V+… ma bastava guardare bene la parete (oltre ai nomi degli apritori) per intuire che qualcosa non poteva tornare! Le difficoltà sui tiri centrali sulle placche, specialmente il terzo, ci sono sembrate sostenute e obbligate, non dissimili da quelle di un 5c (se non un 6a) spittato lungo. Nella seconda parte la salita assume invece connotati più classici, dove i pochi spit indicano giusto la direzione e si può facilmente integrare con protezioni veloci. Tutto sommato ci è sembrata una linea sì logica, ma un po’ ricercata, su roccia non sempre ottima; del resto si tratta di una delle ultime salite in stile tradizionale su questa parete letteralmente piena di vie!


In uscita dal 4° tiro

Ultima calata


Panoramica dalla vetta verso est: da sinistra Pietra Grande, Cima Grosté, Falkner, Sella, e in ombra Cima Brenta con la vedretta sommitale
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