Se cerchi buon granito e solitudine, se non ti spaventa un po’ di erba alta nell’avvicinamento e qualche lichene che scricchiola sotto i piedi durante la scalata, allora la via Ciro e Mimmo fa al caso tuo. Il tanto altisonante Piccolo Cervino è in realtà poco più di uno sperone, ben riconoscibile dal paese di Rosazza, in valle Cervo; Biella e la pianura piemontese distano pochi km, ma l’ambiente è isolato e severo.
Corvi grossi come aquile si annidano fra i pinnacoli aguzzi di granito: non i gracchi confidenti delle Dolomiti, pronti ad elemosinare briciole del tuo panino con lo speck; ma bestie fiere e altezzose, che si allarmano quando qualche raro alpinista si avventura fin quassù. La parete è esposta al sole, ma anche alle nebbie che spesso e volentieri si addensano su per queste valli così vicine alla pianura. La via è ben protetta a spit abbastanza nuovi, ma non si può considerarla in tutto e per tutto plaisir, fosse solo per l’avvicinamento! Non sarà certo il Cervino, ma lo sperone in questione è senza mezzi termini una montagna.
Prima salita: Erik Hottejan e compagni, 1998
PICCOLO CERVINO (1750 m) – VIA CIRO E MIMMO

Versante sud Piccolo Cervino, dove sale la via
INFO TECNICHE | |||
---|---|---|---|
Data Uscita | 3 Ottobre 2016 | Compagni | Luca Castellani, Mario Brunelli, Paolo Bernardi |
Itinerario | Salita al Piccolo Cervino per la via Ciro e Mimmo | Zona Montuosa | Prealpi Biellesi |
Tempo e distanza | 6 h (1,5 h avvicinamento, 3 h la via, 1,5h rientro) | Dislivello | 700 m (180 la via) |
Località di Partenza | Montesinaro (Piedicavallo, BI) | Quota partenza e arrivo | 1050 m - 1750 m (circa) |
Difficoltà globale | D | Difficoltà tecnica | 5c |
Chiodatura | Ottima a spit, abbastanza vicini. Soste su spit | Materiale | Due corde da 60 m, 14 rinvii, qualche cordino |
Tipologia arrampicata | Varia, soprattutto placche di aderenza | Roccia | Gneiss ottimo, lavoratissimo, a tratti un po' lichenoso |
Segnavia | Sentiero E70, tracce | Libro di vetta | No |
Punti d’appoggio | Alimentari a Piedicavallo e Montesinaro | Acqua | Fontane a Montesinaro |
Cartografia utilizzata | Alpi Apuane - Carta dei sentieri e rifugi 1:25000 | Bibliografia utilizzata | A. Castello, E. Protto, S. Zoia: Guida dei Monti d'Italia, Alpi Biellesi e Valsesiane |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Si, vale il ravanoso avvicinamento |

INDICAZIONI STRADALI
Da Biella seguire le indicazioni per Andorno e Piedicavallo, risalendo tutta la valle Cervo. A Piedicavallo si svolta bruscamente a destra per la frazione Montesinaro (1050), dove si parcheggia comodamente al termine della strada asfaltata.
AVVICINAMENTO
Imboccare l’ampia sterrata, poi sentiero E70 diretto a Cima di Bo, che risale dolcemente nel bosco la valle del torrente Chiobbia. Il “Piccolo Cervino” è ben visibile sulla propria sinistra. Dopo mezzora circa, quando il sentiero torna ad essere pianeggiante, individuare su una pianta una freccia rossa sbiadita: sulla sinistra si stacca una debolissima traccia con qualche bollo rosso che sale ripidamente nel bosco in direzione Nord. Il bosco si dirada momentaneamente in corrispondenza di alcune baite in abbandono, con prati pieni di felci.
Subito dopo si abbandona il sentiero, che traversa pianeggiante verso NE ancora segnato con bolli rossi, per seguire una traccia a sinistra (bolli rossi e ometti) che riprende a salire decisa nella faggeta. Questa lascia poi il posto a ripidi prati con erba molto alta e infida. Ormai alla base delle pareti, le si costeggia verso sinistra sempre seguendo i bolli; si superano alcuni ripari di fortuna addossati alle rocce, e si continua a bordare le pareti fino a incontrare tre linee vicine di spit (1,30 h da Montesinaro).
Se non si dovesse individuare la prima traccia a sinistra, continuare sul sentiero E70 superando la località Alpe Le Piane (1306) fino a una maestà. Poco dopo sulla sinistra si stacca una traccia segnata con ometti e qualche bollo rosso, che risale una pietraia fino a incrociare un sentiero che taglia il bosco a mezzacosta. Lo si segue a sinistra (bolli rossi) raggiungendo in breve i già citati ruderi circondati da felci. In questo caso calcolare 15 minuti in più.
RELAZIONE
1° tiro: la via originale probabilmente ricalca la linea di spit più a sinistra, che segue un diedro un po’ erboso; noi siamo saliti dal bel diedro verticale a destra, che parte un po’ più in basso e inizialmente richiede qualche passo atletico. Poi si prosegue sullo spigolo, con arrampicata un po’ meno sostenuta ma sempre esposta. Superata una fessura, la pendenza si abbatte e si raggiunge il terrazzino di sosta. 50 m, 5c, 12 spit (circa).
2° tiro: si traversa a sinistra su placca abbattuta, dunque doppiato lo spigolo superare in bella esposizione un risaltino strapiombante. Poi facilmente, tirando qualche ciuffo d’erba, all’ampio cengione con la sosta. 45 m, 5a (passo), 4 spit
3° tiro: la variante sembra proseguire verticalmente (abbiamo intravisto uno spit piuttosto in alto), noi abbiamo preferito traversare a sinistra appena sopra una pianta; dopo lo spigolo si affronta una placca appoggiata, sfruttando l’ottima aderenza. 40 m, 5a, 6/7 spit
4° tiro: ancora placca appoggiata, poi strozzatura atletica seguita da una nuova placca più delicata e liscia… in realtà l’aderenza è sempre ottima, e a cercare bene si trova qualche appiglio valido. Dopo uno strapiombetto più fisico, si raggiunge più facilmente, su una roccia ruvidissima e ultra-lavorata, la comoda sosta sul filo dello spigolo. 45 m, 5c, 10 spit (circa)
5° tiro: a sinistra del filo per strozzatura verticale, poi placche ben lavorate. Riguadagnare il filo dello spigolo e sostarvi. 30 m, 3 spit, 5a (passo) poi IV.
6° tiro: placca fessurata, poi cresta su grandi massi fino alla vetta (targa dedicata all’apritore e due soste attrezzate). 50 m, 2 spit, 4a poi II/III.
DISCESA
Calarsi per 55 metri fino sul fondo del canale posto a ovest della vetta (cioè guardando a sinistra salendo). Continuare a scendere per debole traccia su prati ripidi e roccette, lasciandosi sempre a sinistra le pareti, fino all’attacco. Qui sui propri passi fino all’auto (2 h scarse dalla vetta)
OSSERVAZIONI
Via che si apprezza soprattutto per la qualità eccezionale della roccia, da consigliare a chi, oltre ad arrampicare, desidera farsi un bel giro in montagna. Raccomandabile attaccare dove siamo partiti noi: il diedro all’inizio picchia, ma poi si tranquillizza e diventa pura goduria. Permette anche di variare un po’ lo stile su una via altrimenti prevalentemente di placca.
RELAZIONE PDF


Avvicinamento

Primo tiro: il diedro di attacco

Primo tiro

Terzo tiro

Quarto tiro, placca delicata

Scambio di materiale sulla S2
Nessun commento