L’Alpe di Succiso con i suoi 2017 metri è la cima più settentrionale dell’Appennino Tosco-Emiliano a superare i 2000 m. Posta completamente in territorio emiliano, ha una bella forma trapezoidale, ben visibile già dalla pianura. L’ambiente maestoso e selvaggio ricorda quello alpino. In estate è una bella cima escursionistica mentre nella stagione invernale sono possibili numerose salite alpinistiche lungo le sue creste, le belle pareti e i lunghi canaloni del versante occidentale, i più lunghi dell’Appennino Settentrionale. La Parete Ovest taglia la parte sinistra di questo versante, separando il Canalone NO da quello Ovest e offre in inverno numerose linee e possibili salite. Il Diedro Barbarossa è una tra le più impegnative e supera il marcato diedro che segna una fascia rocciosa nella parte alta della parete. Già ben visibile dalla valle che sale ai Ghiaccioni, il diedro che si supera con un solo tiro di corda risulta impegnativo e offre un’arrampicata varia (tecnica e fisica), sempre delicata con difficoltà fino al quinto grado su roccia. L’itinerario seguito e qui proposto per raggiungere la base del diedro è una piacevole salita, non banale, su neve e terreno misto. Lungo il diedro abbiamo lasciato 3 chiodi, per una ripetizione è necessaria una serie di friend (di tutte le misure) e una scelta di chiodi. Utili chiodi da ghiaccio e fittoni a seconda delle condizioni.
Prima salita: Alberto Piazza e Federico Rossetti a comando alternato, il 7 dicembre 2013.
ALPE DI SUCCISO (2017 m) – DIEDRO BARBAROSSA
INFO TECNICHE | |||
---|---|---|---|
Data Uscita | 8 febbraio 2013 | Compagni | Alberto Piazza |
Itinerario | Salita alla Parete Ovest dell'Alpe di Succiso per il Diedro | Zona Montuosa | Appennino Settentrionale |
Tempo e distanza | 7/8 h (3/4 h la via) | Dislivello | 1000 m (la via: 200 m) |
Località di Partenza | Succiso Nuovo (RE) | Quota partenza e arrivo | 980 m - 1875 m |
Difficoltà globale | TD- | Difficoltà tecnica | Pendii 50/55°, V° su roccia |
Chiodatura | 3 chiodi nel diedro | Materiale | Completo da alpinismo invernale, 2 picche, serie integrale di friend, scelta di chiodi, eventualmente fittoni e chiodi da ghiaccio |
Tipologia arrampicata | Canale di neve/ghiaccio ripido | Roccia | Arenaria Macigno, buona nella prima parte del diedro meno in uscita |
Segnavia | Sentiero CAI 653 e 655 | Libro di vetta | No |
Punti d’appoggio | Bivacco Ghiaccioni | Acqua | Fontana alla partenza |
Cartografia utilizzata | Carta escursionistica – L’appennino Reggiano (foglio 2) | Bibliografia utilizzata | Appennino di neve e di ghiaccio Vol. 1 Itinerario 85 |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Si, il tiro del diedro è entusiasmante! |

INDICAZIONI STRADALI
Si raggiunge l’abitato di Succiso Nuovo nell’Appennino reggiano e si lascia la macchina lungo la strada nei pressi della chiesa (fontana)
AVVICINAMENTO
Si prende l’evidente carraia, segnavia 653, che conduce alla radura dei Ghiaccioni. Dopo circa 1.15/30 h di cammino (prima di giungere alla radura dei Ghiaccioni) sulla sinistra appare la parete Ovest dell’Alpe. Si abbandona il sentiero e si sale su percorso non obbligato verso il canalone Ovest dell’Alpe. Si attraversa il greto di un torrente e si sale il pendio leggermente verso sinistra. Qui conviene imbragarsi. Si raggiunge la base della parete e si inizia a traversare verso sinistra. Si supera un marcato canale (il Canale del Masso) e si continua a traversare fino a un successivo canale che si sale fino alle prime rocce dove si sosta (2h).


RELAZIONE
1° tiro: si sale su terreno misto il pendio di sinistra, la cui pendenza va via via aumentando, fino a raggiungere un crinaletto che si scavalca e si sosta nel pendio opposto su piantina.
2° tiro: dalla pianta si sale verso sinistra superando facili passi di misto, quindi si prende una canale nevoso verso destra. Si traversa infine verso sinistra e si sosta su crinaletto, su uno spuntone.
3° tiro: si traversa verso sinistra su neve, quindi si sale su terreno misto verso la base del diedro. Un ripido pendio nevoso porta alla base del diedro dove si sosta su clessidra, da integrare a friend.
4° tiro: il tiro chiave! Si segue il diedro, tecnico nella prima parte (2 chiodi), quindi oltre zolle erbose si supera con un passo atletico un masso incastrato. Rimontato il masso si sale verticalmente con passi delicati (1 chiodo) fino a uscire su neve. Si sale in una sorta di grotta, quindi si esce a sinistra con lame rovesce (passo esposto). Una breve e delicata placca conduce sulla cresta principale dove si sosta.
Si segue la bella cresta a destra fino a raggiungere la Cresta Nord a quota 1875 m. Si segue senza difficoltà la cresta verso destra fino alla cima dell’Alpe di Succiso (2017 m – 3/4 h dall’attacco)
DISCESA
Dalla cima si scende lungo la Cresta Est (F). Raggiunta la sella che separa l’Alpe dal Casarola (cartello) si imbocca il vallone a sinistra per pendio inizialmente ripido (35/40°) tenendo il versante di destra. Si scende fino al Rifugio Rio Pascolo (non gestito), quindi per sentiero segnato si arriva a Succiso (2 h dalla cima). In alternativa è possibile scendere anche per la Cresta SO (F+) con qualche difficoltà in più.
OSSERVAZIONI
Salita notevole! Il tiro chiave, il diedro, è stato salito in buone condizioni, senza neve. Se sporco di neve e ghiaccio può risultare molto impegnativo. Abbiamo lasciato 3 chiodi nei passi più difficili del diedro, è necessario però integrare.
E’ possibile raggiungere il diedro anche con percorso diretto sotto la sua verticale.
Da percorrere al mattino presto, soprattutto a stagione inoltrata.
E’ possibile scendere direttamente lungo la cresta Nord invece che raggiungere la cima (40/45°). Si risparmia circa 1 h.

Il racconto della giornata
Ieri grandissima giornata di alpinismo in Appennino. Meta la parete Ovest del Succiso e un marcato diedro nella sua parte alta (scoperto da Alberto quest’estate), che poi chiameremo Diedro Barbarossa. Segue un breve riassunto della giornata.
Alle 8.30 circa partiamo da Succiso verso i Ghiaccioni. La traccia c’è e si sale abbastanza bene. Dopo un oretta abbondante, alla nostra sinistra compare la parete. Il diedro è là, nella parte alta, giusto in mezzo a una bella fascia rocciosa. La parete però non è in grandi condizioni, la neve non è tantissima e difficilmente sarà bella dura. Amen! La voglia è troppa, tenteremo ugualmente. Intuiamo subito la linea diretta che porta al diedro: una bella sequenza di canali e pendii nevosi intervallati da brevi fasce rocciose. Decidiamo di continuare ancora un po’ per il sentiero (tracciato) e non di inoltrarci subito nel bosco e nella neve fresca. Saliamo ancora, quindi ci stacchiamo dal sentiero sfruttando le tracce di alcuni sci. Le seguiamo e saliamo verso il canalone Ovest dell’Alpe, tra le mie continue lamentele per lo sprofondare un passo si e l’altro pure ma soprattutto per vedere Alberto che “bellamente galleggia” sulla sottile crosta indurita. Mi prendo dell’obeso e alla fine pure lo smacco di ricevere i bastoncini da Alberto.
Usciamo dal bosco e la neve migliora, dove ha tirato il vento c’è anche qualche tratto di bella neve dura. Proseguiamo speranzosi e raggiungiamo la base della parete dove infiliamo i ramponi. Iniziamo a traversare per raggiungere la base del nostro canale. Superiamo l’imbocco del Canale del Masso e avanziamo faticosamente nella neve farinosa. Raggiunto l’imbocco di un canale decidiamo che ne abbiamo a sufficienza e oggi saliremo di qua. Iniziamo a salire nel canale nevoso, quindi ci spostiamo sul ripido pendio erboso di sinistra. Lo risaliamo sfruttando l’erba gelata in cui picca e ramponi affondano piacevolmente e arriviamo su una cresta nevosa dove decidiamo di proseguire a tiri.
Inizio a salire il canale superando qualche facile passo di misto. Sosto dopo una cinquantina di metri, praticamente sotto la verticale del diedro. Alberto mi raggiunge e continuo ancora io (il diedro è suo), supero un tratto di misto quindi risalgo il ripido pendio (55/60°) fino alla base del diedro. Alberto mi raggiunge e iniziamo a studiare il diedro che è completamente pulito e ora ci batte anche il sole. Alberto va e riesce ad uscire. Salgo io. La prima parte è tecnica, la seconda delicata su misto erba, poi si supera un masso con un ribaltamento fisico, quindi si esce dal diedro sfruttando piccole tacche. Veramente bello e impegnativo! Ma non è finita, si sale un breve pendio nevoso, quindi una sorta di grotta/camino e si esce definitivamente a sinistra sfruttando bellissime lame rovesce. Una delicata e breve placca finale conduce sulla cresta con un ultimo “ribaltamento” sul ginepraio ma le mani bagnate e sporche non protestano più di tanto.
Sicuramente è la cosa più difficile che abbiamo mai fatto e una valutazione è complicata. Globalmente tra D+ e TD, i passi su roccia tra il IV- e il V. Alla fine abbiamo lasciato tre chiodi nei passi più difficili. Raddrizzandone la linea potrebbe diventare una salita veramente bella e interessante su terreno parecchio impegnativo e ambiente grandioso.
(Federico Rossetti 8 dicembre 2013)
[signinlocker id=”15967″]
RELAZIONE PDF



[/signinlocker]
Nessun commento