Campocatino si trova nel cuore delle Alpi Apuane, ed è forse il paese più in alto della catena (se paese lo si può ancora definire). Dietro alle suggestive capanne di pietra, si ergono pareti dall’aspetto dolomitico: si tratta di Roccandagia, Penna di Campocatino e Grondalpo, parte di una lunga cresta che si stacca a nord est dal monte Tambura. Tra le prime due sale il Canale di San Viviano (o San Viano), che prende il nome da un Eremo abbarbicato alla sua base. La linea, esposta a sud est e abbastanza incassata, non si vede da Campocatino né dal sentiero di avvicinamento; per osservarla bisogna andare sul lato opposto della valle di Arnetola, presso le cave ai piedi del monte Sumbra.
Il canale è attrezzato con qualche sosta e chiodo di passaggio, ed è abbastanza frequentato (non solo d’inverno): se ben innevato non presenta difficoltà particolari, ma vista l’esposizione e il pericolo di scariche dalle pareti circostanti va attaccato al mattino presto. In condizioni di scarso innevamento, presenta invece brevi salti scoperti di roccia all’inizio e nella parte alta. La cresta che conduce in vetta alla Roccandagia è molto scenografica e costituisce un degno coronamento della salita: non è comunque da sottovalutare, per l’esposizione e la difficoltà di proteggersi. Nel complesso, una traversata non lunga ma impegnativa in condizioni invernali, specialmente se si decide di tornare a Campocatino attraverso il Passo della Tombaccia (sentiero CAI 177).
Prima salita: ignoti
MONTE ROCCANDAGIA (1717 m) – CANALE DI SAN VIANO E TRAVERSATA IN CRESTA

La Roccandagia all’alba da Campocatino
INFO TECNICHE | |||
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Data Uscita | 26 gennaio 2019 | Compagni | Luca Castellani, Andrea Pellegrini, Mirco Predini, Federico Ravarotto |
Itinerario | Canale di san Viano e cresta della Roccandagia | Zona Montuosa | Alpi Apuane |
Tempo | 9 h circa: 1 h avvicinamento, 3 h il canale (a tiri nella seconda parte), 2 h la cresta (legati), 2 h discesa. Facendo tutto slegati calcolare minimo 2 h in meno | Dislivello | 850 m circa (400 m il canale), 150 di saliscendi a ritorno |
Località di Partenza | Campocatino (LU) | Quota partenza e arrivo | 1000 m - 1717 m |
Difficoltà globale | PD+ (AD se si prosegue la traversata) | Difficoltà tecnica | Neve fino a 50° (passi di misto delicati sulla cresta) |
Chiodatura | Soste attrezzate e qualche spit e chiodo nel canale | Materiale | Da alpinismo invernale (due piccozze, fittoni) |
Tipologia arrampicata | Canale di neve e cresta | Roccia | Non buona sulla cresta |
Segnavia | Sentiero CAI 147 e 177, segni blu sulla normale alla Roccandagia | Libro di vetta | No |
Punti d'appoggio | Bar/ristorante a Campocatino | Acqua | No |
Cartografia utilizzata | Alpi Apuane - Carta dei sentieri e rifugi 1:25000 | Bibliografia utilizzata | Ghiaccio Salato |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Si, specialmente se si prosegue in cresta con la traversata |

INDICAZIONI STRADALI
Da Aulla (Uscita A15) si seguono le indicazioni per Fivizzano, poi per Casola in Lunigiana. Superare Minucciano e una galleria, infine a Gramolazzo svoltare a destra verso Gorfigliano. Proseguire lungo la strada per Vagli fino al bivio a destra per Campocatino: parcheggiare all’ingresso del paese. Venendo dalla Toscana è più rapido risalire la Garfagnana fino a Poggio, svoltare a sinistra verso Vagli di Sotto e da qui salire a Campocatino.
AVVICINAMENTO
Entrare in paese e imboccare il sentiero 147 verso il Passo della Tambura. Ignorare la deviazione a sinistra per l’Eremo di San Viviano e proseguire sul sentiero prima in salita poi in leggera discesa. Si supera un primo canale, poi si inizia a traversare in una pineta: prima che il sentiero inizi a scendere con decisione (verso il solco del Canale di San Viano), conviene abbandonarlo e salire “a vista” a destra prima tra i pini e poi tra i faggi, in direzione nord ovest, cercando di evitare i tratti più ripidi. Dopo circa 200 metri di salita il bosco si dirada e compare alla propria sinistra il canale, di cui si vede però solo la parte iniziale (presente un ometto).
RELAZIONE
L’aspetto e la percorribilità del canale varia molto a seconda della quantità di neve: nella relazione lo descriviamo nelle condizioni da noi trovate, piuttosto secche. All’inizio il canale è abbastanza ampio e non molto definito: la traccia estiva supera un primo muretto roccioso grazie a una cengetta sospesa; poco dopo vi è un secondo salto, che si supera a sinistra per un breve camino (II). Da qui in poi abbiamo trovato il canale ben innevato. Dopo un lungo tratto pressoché appoggiato, la linea di salita si va via via incassando, e anche la pendenza aumenta (35/40°).
Circa a metà della salita si incontra un altro passaggio di misto (II), dopo il quale sulle rocce a destra c’è uno spit con maglia rapida. Il canale è ora più stretto e divertente, con pendenza costante sui 40/45°, e sempre sulla destra si trovano altre due vecchie soste. Superare un grande masso incastrato stando a sinistra (II, passo più difficile); dopo circa 50 m, con altri brevi tratti di misto/erba, si trova una sosta su chiodo e spit stavolta sulla sinistra.
Nell’ultima parte il canale era piuttosto secco, con molta erba affiorante. Superare una strettoia grazie a una rampetta che sale a sinistra (I); sulle rocce in alto a destra si trovano altre due soste e vari chiodi. Affrontare l’ultimo tratto ripido (50°/erba, noi siamo saliti piuttosto a destra, forse al centro le pendenze sono inferiori) fino a uscire sull’ampio invaso sommitale. All’intaglio sulla cresta c’è uno spit.
Si può ora scendere dal canale, sfruttando eventualmente le varie soste incontrate in salita per calarsi in doppia (controllarne lo stato!). Senz’altro è più consigliabile proseguire sulla cresta a sinistra verso la vetta della Roccandagia. Dopo un primo tratto in salita (II se si sta sul filo, più facile per i pendii innevati a sinistra), la cresta diventa pianeggiante ma molto stretta ed esposta. Le rocce lungo il filo sono instabili e non offrono molte possibilità di proteggersi in questo tratto; negli inverni più fortunati, possono formarsi grandi cornici.
Si supera la poco definita vetta della Roccandagia, e dopo un tratto più facile la cresta inizia a scendere ed in questo tratto è esposta a sud: sopra le rocce si intravvedono i bolli blu della via normale estiva. Sulla destra vi sono grandi placche rocciose, dunque non farsi ingannare dalla neve soprastante, specialmente se non è assestata o non ha fondo (come nel caso trovato da noi). Meglio rimanere sempre sul filo, superando eventualmente qualche passo di II su roccia poco sana.
Al termine della breve discesa la cresta si fa di nuovo sottile: un tratto spettacolare orlato di cornici raccorda la Roccandagia con la cresta nord est della Tambura: appena prima dell’inizio di questa, conviene abbandonare la cresta scendendo a destra (pendio a 45°) verso il sottostante altopiano della Carcaraia, cioè il versante nord ovest della Tambura ricco di gobbe, doline e inghiottitoi. Scendere puntando alle sottostanti Cave Carcaraia, cercando la via più semplice tra i tanti canali, che comunque con innevamento abbondante sono ben coperti.
All’inizio del bosco, circa 100 metri sopra le cave, si incrocia il sentiero CAI 177: d’estate sarebbe la via più rapida per tornare a Campocatino, ma in condizioni invernali diventa piuttosto infido: compie infatti un lungo traverso, con tratti ripidi attrezzati con cavo metallico, che attraversa canali e pendii valangosi. Noi lo abbiamo percorso (calcolare minimo 2 h dalla fine della cresta e un’ora e mezza dal bivio), ma è senz’altro più sicuro continuare a scendere fino alle Cave Carcaraia e da qui percorrere la strada marmifera che scende prima a Cave Campaccio e dunque alla strada asfaltata che sale da Gorfigliano; seguirla a destra e tornare a Campocatino per asfalto (circa 7 km, 2 orette da Cave Carcaraia).
OSSERVAZIONI
Gita varia e nel complesso impegnativa: visti da Campocatino sia l’alba sia il tramonto! Certamente con un innevamento abbondante (fino a qualche anno fa si poteva dire “normale”…) il canale risulterebbe più facile, con tutti i salti ripidi coperti e pendenze mai oltre i 45°, sull’ottima neve marmorea tipica degli inverni apuani. Purtroppo negli ultimi anni le nevicate serie arrivano sempre più a stagione avanzata, mentre un canale del genere, vista l’esposizione, è senz’altro più raccomandabile in pieno inverno (o in primavera a patto di attaccarlo prestissimo!).
Noi siamo saliti con poca neve ma in una giornata abbastanza calda, e già dopo le 10,30 le pareti a lato del canale hanno iniziato a scaricare quel poco di scaricabile che c’era… I salti scoperti sono brevi, e se si è un po’ abituati al terreno apuanico si possono superare slegati; noi abbiamo preferito fare qualche tiro nella parte finale, vista anche la presenza delle soste attrezzate. Anche la cresta sicuramente è più piacevole da percorrere con innevamento abbondante, ma come per il canale occorre stare attenti all’orario, perché la discesa verso la sella è piuttosto delicata. In condizioni di scarsa visibilità la discesa dalla Carcaraia verso le cave può essere problematica per l’orientamento.
METEO INCONTRATO (26 dicembre 2018)
Giornata serena: al mattino le temperature erano negative, poi si sono alzate velocemente col passare delle ore. Il primo tratto del canale c’è chi lo ha fatto con ghette e braghe corte! Qualche velatura innocua al pomeriggio, vento debole o assente anche in cresta.
RELAZIONE PDF


All’imbocco del canale

Il canale si incassa

Sosta su fittone

Quasi alla sella della Roccandagia, nel tratto più sottile

Sul non facile sentiero per il passo Tombaccia
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