Anni Trenta, anni del Brenta. Su queste Dolomiti, la guerra non c’è mai passata: italiani, tedeschi e austriaci si sono sfidati a colpi di martello più che di mitragliatrice. A inizio Novecento, la lingua che si parlava di più su queste pareti era il tedesco: i “conquistatori” del Campanile Basso, Ampferer e Berger, i fratelli Kiene, Rudolf Fehrmann… e Paul Preuss, che però il martello lo dimenticava sempre a casa.
Escludendo l’exploit di Angelo Dibona sulla parete Ovest del Croz dell’Altissimo nel 1910, bisogna attendere la seconda metà degli anni 30 per vedere un po’ di nomi italiani, e soprattutto trentini, associati alle pareti più belle e repulsive del gruppo. Mentre la propaganda fascista celebrava le imprese di Comici e Cassin, sulle Dolomiti “redente” del Trentino personaggi come Bruno Detassis, Giorgio Graffer, Marino Stenico, Nino Oppio – giusto per citare i più noti – salirono vie bellissime ed eleganti, al limite e spesso oltre il sesto grado: ancora oggi guardate con rispetto, saranno negli anni immediatamente successivi il banco di prova per gli alpinisti più forti del dopoguerra: Cesare Maestri soprattutto, ma pure Walter Bonatti (c’era pure lui insieme ad A. Oggioni e J. Ajazzi alla prima ripetizione della Oppio al Croz dell’Altissimo nel 1949).
In questo contesto scala un altro trentino un po’ meno noto, Matteo Armani: le sue sono vie dirette ed eleganti, tutte nel gruppo del Brenta, e spesso di grande impegno (specialmente il Diedro Sud Ovest del solito Croz dell’Altissimo, nel 1936). Il diedro est della Torre di Brenta è forse una delle più abbordabili e ripetute, grazie al comodo accesso e a luccicanti spit alle soste. L’arrampicata è tutta da godere: sostenuta sul IV grado, esposta, solare, in uno scenario paesaggistico fra i più belli delle intere Dolomiti: l’anfiteatro dell’alta val d’Ambiez.
Prima salita: Matteo Armani, Ettore Gasperini, 11 luglio 1938
TORRE D’AMBIEZ (2840 m) – VIA DIEDRO ARMANI

Sesto tiro, il diedro!
INFO TECNICHE | |||
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Data Uscita | 11 giugno 2017 | Compagni | Mario Brunelli, Luca Castellani |
Itinerario | Salita alla Torre d'Ambiez per la via Diedro Armani | Zona Montuosa | Dolomiti di Brenta – Val d'Ambiez |
Tempo | 12/13 h (2 h dal parcheggio al Rifugio Cacciatore, o 20 minuti in jeep; 1,30 h dal Cacciatore all'Agostini; 0,30 dall'Agostini all'attacco; 3/4 h la via; 3 h discesa, 5 h fino all'auto). | Dislivello | 250 la via (900 circa dal rifugio Cacciatore) |
Località di Partenza | Albergo Dolomiti in val d'Ambiez (850 m) | Quota partenza e arrivo | 850 - 2840 m |
Difficoltà globale | D | Difficoltà tecnica | Passi di V, spesso IV |
Chiodatura | 2 spit alle soste, alcuni chiodi di passaggio e cordoni sui tiri | Materiale | Una decina di rinvii, friend medi e nut, cordini |
Tipologia arrampicata | Diedro | Roccia | Dolomia ottima |
Periodo consigliato | Estate | Libro di vetta | No |
Punti d’appoggio | Rifugio Agostini, rifugio Cacciatore, Albergo Dolomiti | Acqua | Al parcheggio e al Cacciatore |
Cartografia utilizzata | Tabacco - Dolomiti di Brenta 1:25000 | Bibliografia utilizzata | Franco Nicolini, Le Perle del Brenta, ed Alpine Studio |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Sì! Via logica e spesso esposta in ambiente straordinario. Il IV grado per eccellenza! |

INDICAZIONI STRADALI
Raggiungere San Lorenzo di Banale (da Molveno o dalla strada Sarche – Tione, bivio a Villa Banale). Dal centro del paese seguire le indicazioni per la val d’Ambiez/Albergo Ristoro Dolomiti, e risalire una stretta stradina fino al ristorante, dove si lascia l’auto (la strada prosegue con divieto d’accesso).
AVVICINAMENTO
Dal ristoro Dolomiti si risale la val d’Ambiez, seguendo la carrozzabile o i sentieri, fino al rifugio Cacciatore (2 ore abbondanti). E’ possibile usufruire di un servizio di taxi in jeep a pagamento (25 minuti per circa 10 euro a testa, consigliata la prenotazione). Dal Cacciatore si prosegue sul sentiero a sinistra fino al Rifugio Agostini (1 ora); risalire il sentiero sul lato sinistro del vallone, su terreno sfasciumoso, raggiungendo ciò che resta della Vedretta d’Ambiez. La Torre è ben riconoscibile a sinistra della parete Est della Cima d’Ambiez, ed è solcata interamente dall’evidente diedro percorso dalla via. Sulle placche a sinistra sale la via Anna, che nella seconda parte della parete segue un diedro parallelo. A inizio stagione è probabile trovare neve all’attacco.


Rifugio Agostini: sullo sfondo Torre e Cima d’Ambiez

Sulla cengia mediana

RELAZIONE
1° tiro: attaccare il diedro con leggero andamento verso destra (IV+ all’inizio, poi IV. Raggiunto un terrazzino (spit) si prosegue per camino (IV, grosso chiodo all’inizio), uscendo con bel passo esposto sul terrazzino a sinistra, sosta su 2 spit (35 m, IV+ e IV – 1 chiodo, 1 spit, forse un chiodo nella parte iniziale).
2° tiro: scavalcare il camino a destra della sosta e salire la placca grigia (chiodo, V), esposta e su roccia magnifica. Superata una clessidra con cordino, le difficoltà diminuiscono, e si risale una facile rampa verso destra (III, chiodo poco visibile verso la fine) sostando ai piedi di una grande lama gialla su 2 spit (40 m, V e III – 2 chiodi e 1 clessidra con cordone).
3° tiro: traversare a destra sotto la lama gialla e imboccare un camino ben appigliato (III). Uscire a destra e puntare a una nicchia su una cengetta, dove si sosta su 2 spit (25 m, III).
4° tiro: spostarsi a sinistra sotto gli strapiombi, e salire la compatta placca grigia (V-, 1 chiodo). Proseguire per bel diedro aereo (IV, poi IV+, friend rosso incastrato) uscendone a destra. Sosta su comodo terrazzino su 2 spit (25 m, V – e IV+ – 1 chiodo e 1 friend incastrato).
5° tiro: salire la strozzatura sopra la sosta con arrampicata un po’ rude (V-), dunque proseguire più facilmente nel diedro camino. Quando questo si biforca, uscirne a sinistra (IV+, chiodo). La parete si fa ora più abbattuta: raggiunta una clessidra con cordino, non salire sul vago diedro soprastante (V+?), ma su un più facile canale-camino a sinistra, che sbuca sulla cengia mediana della parete. Sosta su 1 o 2 clessidre, quella a destra con fettuccia (40 m, V-, IV+ e III – 1 chiodo e 1 clessidra con cordino).
6° tiro: spostarsi un poco a sinistra alla base dell’evidentissimo, splendido diedro che sale la seconda porzione della parete (chiodi alla base). Risalirlo con arrampicata divertente, sostenuta sul IV°, con un paio di passaggi più difficili verso la fine (IV+, 2 chiodi). Sosta su 2 spit su un terrazzino a sinistra (45 m, IV e IV+, 3 chiodi e 1 fettuccia su spuntone).
7° tiro: continuare nel diedro, ora un po’ più verticale e sostenuto (IV+, 1 chiodo) fino alla base di un camino scuro (clessidra con cordone). Appena a sinistra si trovano 2 chiodi vicini, utili per un’eventuale sosta intermedia (25 m). Se non si vuole spezzare il tiro, conviene proseguire nel camino fessurato (difficoltà ad occhio di V nella seconda parte); io sono invece salito per il pilastrino articolato a sinistra (IV), sopra i 2 chiodi, e raggiunto un comodo terrazzo dove ho fatto sosta su un chiodo in loco e un friend grande per il troppo attrito. Con un altro breve tiro siamo rientrati nel camino a destra, ora più facile, e raggiunto un grande masso staccato ai piedi di uno strapiombo scuro, dove si trova la sosta “ufficiale” su 2 spit (50 m, IV+, IV (oppure V stando nel camino), III – 4 chiodi e 1 clessidra con cordone).
8° tiro: superare l’ultimo muretto verticale a destra della sosta (IV+), dunque proseguire per il diedro/camino, via via più facile (III), e su roccia sempre bella, fino ai piedi della cresta. La sosta (clessidra + chiodo, cordini vari e maglia rapida) si trova poco a sinistra, oltre un gendarmino (30 metri, IV+ e III – 1 clessidra con cordone).
9° tiro: salire sulla sinistra, superando nel punto più facile una fascia strapiombante (III); proseguire puntando alla vetta (1 cordone in clessidra), appena sotto la quale si sosta su spit + chiodi + cordini e maglia rapida (15 m, III – 1 cordone in clessidra).
DISCESA
Ci sono due possibilità: noi abbiamo seguito la prima, ma forse è più consigliabile la seconda… le calate sono tutte su 2 spit con anello e si sa dove trovare le soste. La cengia mediana non dovrebbe presentare grosse difficoltà.
- Sul versante sud seguendo la via normale (via Armani-Gasperini). Dalla sosta di vetta ci si cala per 40 metri verticalmente, raggiungendo una sosta su spit e clessidra (cordino rosso) con maglia rapida; un’altra calata da 45 metri, leggermente in obliquo a sinistra faccia a valle, deposita ai piedi del grande camino seguito dalla normale. L’ultima sosta di calata (chiodi e clessidre) è su un colossale masso appoggiato alla montagna, con tanto di finestra sotto… una terza doppia da 40 metri dentro un largo camino deposita alla base della parete.
- In doppia sulla via o sulla parallela via Anna (appena a sinistra) fino alla cengia mediana, che si segue verso destra (direzione rifugio Agostini!) fino alla base della parete.
Percorrere ora la lunga divertente cresta che guarda a sud (ometti, passaggi di I e II) fino ad abbandonarla per scendere nel vallone a destra (ometti e tracce). Qui si incontra un sentiero Cai che in breve scende al Rifugio Agostini.
OSSERVAZIONI
Abbiamo salito la via dopo aver pernottato nel bivacco invernale del rifugio Agostini: il giorno prima lo avevamo dedicato alla via normale a Cima d’Ambiez.
Eravamo gli unici sulla montagna, la giornata è stata calda e serena, con il mare di nebbia sotto di noi per buona parte della giornata. Abbiamo un po’ faticato all’attacco per via del salto fra la neve e la parete, poi la via è filata tutto sommato bene. Ci aspettavamo di trovare un po’ più chiodi da alcune relazioni… in realtà sui tiri c’è davvero l’essenziale! Le possibilità di proteggersi comunque si trovano quasi sempre, e gli appigli sono di solito ottimi. I passaggi chiave poi sono appena dopo le soste, decisamente sicure. Una via che ci è davvero piaciuta, anche per la bellezza ed esposizione della cima che raggiunge! La vicinanza al rifugio Agostini la rende potenzialmente trafficata in alta stagione… la parallela via Anna, molto simile come difficoltà e linea, può essere un’ottima alternativa!


Terzo tiro

Quarto tiro

Settimo tiro

Seconda calata dalla parete sud

Esposizione in vetta
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