Nella famiglia dolomitica di guglie pale crode e torri, i campanili occupano un posto di rilievo. Sono montagne magre, aguzze, poco spazio concesso all’erba, salite e discese sempre laboriose. I più celebri sono Campanile Basso e Alto nel gruppo del Brenta, il Pradidali sulle Pale di San Martino, i Campaniletti del Latemar in val di Fassa, il Dulfer nei Cadini di Misurina, e naturalmente il Campanile di val Montanaia.
Nascosto in un remoto angolo delle Dolomiti friulane, si lascia vedere soltanto all’ultimo, dopo una lunga marcia per valli scabrose e piene di sassi. Alle sue spalle, imponenti crode – una più bella dell’altra- si dispongono come a raggiera, quasi a fargli la guardia: sono gli Spalti di Toro, culminanti nel Monfalcon di Cimoliana (2548). Unico segno umano evidente è il piccolo Bivacco Perugini, rosso in mezzo al verde dell’altopiano surreale a nord del Campanile: un piccolo ruscello serpeggia nell’erba, come se volesse godersi più possibile il fondale morbido circondato da ghiaioni pareti e nevai che resistono fino a inizio estate.
La salita del Campanile lungo la via normale è prima di tutto un’immersione in questo scenario meraviglioso; ma è anche un tuffo nella storia, ai primissimi anni del Novecento: la bizzarra guglia, fino ad allora pressoché sconosciuta, fu teatro di un breve assalto alpinistico, dove gli austriaci ebbero la meglio sui friulani. I nomi dei passaggi più significativi – Pulpito e Fessura Cozzi, Camino Glanvell, Calata Piaz – ricordano le imprese dei pionieri.
Dopo un secolo, il Campanile è ancora una cima ambita e molto frequentata, nonostante l’avvicinamento faticoso. E insieme alla diga del Vajont (questa con una storia ben più triste alle spalle), è diventato il simbolo di queste valli lontane: la sua sagoma inconfondibile compare nei loghi, nelle insegne, nei manifesti di eventi della zona.
Prima salita: V. Wolf von Glanvell, K. G. Von Saar, 17 settembre 1902
CAMPANILE DI VAL MONTANAIA (2179 m) – VIA NORMALE

Campanile di val Montanaia visto da sud: da questo versante sale la normale, i cui ultimi due tiri seguono lo spigolo a sinistra (ovest)
INFO TECNICHE | |||
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Data Uscita | 28 maggio 2016 | Compagni | Mario Brunelli, Carlo Poggesi, Pietro Gaibazzi |
Itinerario | Salita del Campanile di val Montanaia dalla via normale | Zona Montuosa | Dolomiti friulane |
Tempo | 8 h tot. (2 h avvicinamento, 3,5 h la via, 1,5 h le calate, 1 h la discesa) | Dislivello | 950 m (300m la via) |
Località di Partenza | Parcheggio val Meluzzo, poco sotto al rifugio Pordenone (PD) | Quota partenza e arrivo | 1230 m - 2173 m |
Difficoltà globale | D | Difficoltà tecnica | Su roccia passaggi di V, spesso III e IV |
Chiodatura | Qualche chiodo lungo la via, passaggi più difficili ben protetti, soste attrezzate a spit | Materiale | Materiale d’arrampicata. 8 rinvii, alcune protezioni veloci consigliate |
Tipologia arrampicata | Varia: diedri, un bel camino, placche abbattute, traversi esposti | Roccia | Dolomia che richiede un po' di attenzione; i passaggi chiave sono comunque ripuliti dalle tante ripetizioni |
Segnavia | Sentiero Cai segnato per avvicinamento, Via un po' da cercare, ma la linea è chiara | Libro di vetta | Sì |
Punti d’appoggio | Rifugio Pordenone (1249), chiuso in inverno; Bivacco Perugini (2060), 9 posti letto con coperte e tavolo | Acqua | No |
Cartografia utilizzata | - | Bibliografia utilizzata | Le Dolomiti Occidentali - Le 100 più belle ascensioni ed escursioni itinerario 28 |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Assolutamente sì! Salita imperdibile in ambiente favoloso |

INDICAZIONI STRADALI
Da Longarone seguire per Erto e poi per Cimolais; qui imboccare la strada per la val Cimoliana (nei periodi estivi pedaggio di transito 5 euro), che presenta tratti sterrati. Lasciare la macchina nel parcheggio posto poco sotto al rifugio Pordenone.
AVVICINAMENTO
Le indicazioni portano a salire direttamente lungo il ghiaione, ma è consigliato raggiungere in 5 minuti il rifugio Pordenone (possibilità di riempire la borraccia) e da qui prendere il sentiero che sale a sinistra appena dietro al rifugio; dopo un piacevole tratto nel bosco il sentiero sfocia nei ghiaioni visibili dal parcheggio; seguire le tracce (n°353) che salgono ripide fino ai piedi del campanile; superato un altro boschetto, portarsi sulla verticale dello spigolo sud-est: qui conviene imbragarsi, e volendo si possono lasciare gli zaini. Aggirare lo spigolo verso sinistra per facili cenge a gradoni fino a portarsi al centro della parete sud, alla base di un evidente fessura camino (2 h).


Il bivacco Perugini e la parete nord del Campanile di val Montanaia

RELAZIONE
1° tiro: salire leggermente a destra della fessura, poi spostasi a sinistra fino a una clessidra; piegare più decisamente a sinistra, e raggiunta una seconda clessidra superare il camino direttamente o sullo spigolo alla sua sinistra. Sosta su comodo terrazino. III, IV (passaggio) (2 clessidre con cordone) 25 m
2° tiro: proseguire a sinistra della sosta e vincere un breve strapiombo con buone prese (passo di IV+, chiodo); continuare verticalmente verso sinistra (clessidra) puntando ad un evidente diedro-camino, alla cui base si sosta. IV+, III (1 chiodo, 1 clessidra, 1 sosta a spit superflua prima di giungere al camino) 35 m
3° tiro: salire il diedro-camino con scomodo passo iniziale (IV, ben proteggibile, alcune lame instabili), dopo una decina di metri si incontra un fittone e si esce a destra su cengia: percorrerla facendo molta attenzione a non smuovere sassi, fino ad un ampio ripiano detritico (clessidra). Superare un saltino sulla sinistra e sostare su comodo terrazzino. IV sostenuto, II (1 fittone, 1 clessidra) 45 m
4° tiro: in obliquo a sinistra superando un risalto (III), dunque per facile cengia a gradoni (attenzione ai sassi!) fino al Pulpito Cozzi, dove si sosta sotto la fessura. III, I, 25 m
5. Salire direttamente sopra la sosta per la bella lama con dulfer fisica (roccia un po’ unta), sosta con cavo di ferro su piccolo terrazino poco sopra la fessura. V (1 friend incastrato, 1 nut incastrato), 10 m
6° tiro: traversare verso sinistra in grande esposizione, fino a sostare in una nicchia alla base di un evidente camino. II (2 chiodi, 2 clessidre) 20 m
7° tiro: salire direttamente il camino inizialmente strapiombante, con bella arrampicata molto esposta, fino ad uscire sul ballatoio prima della cuspide finale; da qui verso sinistra fino alla sosta. IV (1 anello cementato, 1 friend incastrato, 1 chiodo) 35 m
8° tiro: verticalmente dalla sosta seguendo il colatoio centrale per parete articolata fino alla sosta (roccia rotta!). III, II (1 chiodo, 1 clessidra) 35 m
9° tiro: ancora dritto lungo placche abbattute e gradoni nel canalone che conduce in vetta. II (1 clessidra) 20 m
DISCESA
Dall’ultima sosta compiere una calata da 50 m (o una da 20 e una da 30) lungo la direzione di salita, facendo attenzione a smuovere sassi con le corde. Messo piede sul ballatoio, si attraversa brevemente a sinistra (viso a monte) fino ad una sosta con molti cordini: qui parte la famosa calata Piaz, 37 metri parzialmente nel vuoto; raggiunta una crestina, scendere in direzione nord, puntando ad un’evidente spaccatura nella quale ci si cala nuovamente per circa 20 m. L’ultima doppia deposita in un canalino ghiaioso che va sceso a sinistra (faccia a monte), fino a raggiungere la base dello spigolo est, da cui si riprende la via seguita in salita fino al parcheggio (2.5 h dalla cima).
OSSERVAZIONI
Via che permette l’ascesa al solitario monolite per l’itinerario più semplice: nonostante le difficoltà contenute riserva una salita di grande soddisfazione, merito dell’esposizione notevole che regala un’arrampicata piacevole su gradi mai proibitivi, pur presentando parecchi tratti verticali se non aggettanti. In via quasi tutte le soste sono comode (fattore apprezzabile in caso di affollamento!) e attrezzate con due anelli cementati da collegare. Le protezioni lungo i tiri sono essenziali, com’è giusto che sia nel caso di una via alpinistica molto frequentata ma in ambiente severo.


La sosta dopo il traverso del sesto tiro
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