Prima del piacere di scalarla, ne godiamo la vista. Da un deserto di pietre, paesaggio nudo di una povertà esemplare, l’Aiguille Dibona si eleva ben arcuata e si assottiglia come l’estrema punta di una freccia. Anche se si è già vista dieci volte, cento volte, in fotografia, non si fugge alla sorpresa e all’emozione allorché la si scopre arrivando nel vallone del Soreiller. Se si è già venuti altre volte in questo vallone, la sorpresa è diversa: non consiste più nella scoperta, bensì nella conferma che una simile forma, che un tale slancio, una simile purezza di linee esiste, sia possibile e l’emozione, benché diversa, non è meno forte, al contrario. Questa guglia è un monumento di pietra donato agli uomini dalla terra e dal tempo, straordinaria scultura nel cielo, nella luce e nel silenzio dell’Oisans. Più tardi mentre si arrampica, si pensa ancora a ciò che si è visto dal basso: gli stessi passaggi e, come un eco, gli stessi slanci dello scalatore non sarebbero così belli su di un’altra montagna. Questa guglia è di per sè una domanda, i movimenti per scalarla la risposta.

‘Il massiccio dell’Alto Delfinato. Le 100 più belle ascensioni ed escursioni’, G. Rébuffat, 1974
Francia, Delfinato, Massiccio degli Ecrins: nel cuore di queste montagne selvagge, si trova una guglia di granito che porta stranamente il nome di un alpinista dolomitico: è l’Aiguille Dibona, scalata per la prima volta nel 1913 proprio dalla grande guida di Cortina d’Ampezzo. Un secolo dopo la visita di Angelo Dibona, la “sua” Aguille è ormai una meta fra le più frequentate delle Alpi: arrampicatori da tutta Europa restano ammaliati dalla sua sagoma perfetta, capace di suscitare in chiunque il desiderio di scalarla! L’ottimo granito e l’ambiente maestoso, sul filo dei 3000, con la vista che si perde in ogni direzione su montagne, completano il quadro e giustificano tutta la fama della Dibona. Le vie sono numerose e di tutte le difficoltà, dalla breve ma bella normale (III grado) fino alle difficili vie sportive.
La via Madier è una delle grandi classiche, un viaggio nella parete solare affacciata sul rifugio Soreiller: dopo aver vinto astutamente l’oceano di placche basali attraverso un camino a tunnel, l’itinerario prosegue lungo un’esaltante successione di diedri fino alla Cengia Boell, dopo cui vi è il tiro chiave: la temuta fessura Madier. La montagna si fa via via più sottile e la via guadagna in esposizione, superando le meravigliose placche a cannellures e poi seguendo lo spigolo sempre più aereo fino al piccolo terrazzo della vetta, balcone meraviglioso affacciato sugli Ecrins.
Prima salita (via Madier): M. Fourastier e A. Madier il 1 settembre 1937
Prima salita (via Boell): A. e J. Boell il 2 ottobre 1932
AIGUILLE DIBONA (3130 m) – VIA MADIER o DIRETTA SUD

La parete Sud dell’Aiguille Dibona, in rosso il tracciato della via Madier
INFO TECNICHE | |||
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Data Uscita | 18/19 agosto 2018 | Compagni | Federico Rossetti, Luca Castellani, Alberto Piazza, Mariana Zantedeschi |
Itinerario | Salita all'Aiguille Dibona per la via Madier | Zona Montuosa | Alto Delfinato - Gruppo degli Ecrins |
Tempo | 2.30 h al rifugio, 5/6 h la via, 3 h la discesa | Dislivello | 1150 m al rifugio, circa 330 m la via con uno sviluppo di 460 m |
Località di Partenza | les Etages | Quota partenza e arrivo | 1597 m - 3130 m |
Difficoltà globale | III/RS3,TD, VII- | Difficoltà tecnica | un tiro sostenuto di VI (max VII-), spesso IV e V continui (passi V+), più discontinua dopo il 10° tiro |
Chiodatura | buona a spit e chiodi nei tiri. Soste tutte ottime su due spit | Materiale | Da arrampicata. 10 rinvii, una serie di friend fino a 4 BD (indispensabile per la fessura!) |
Tipologia arrampicata | Varia. Spesso diedri, placche e fessure | Roccia | Granito eccellente |
Periodo consigliato | Estate | Libro di vetta | No |
Punti d’appoggio | Rifugio Soreiller | Acqua | al rifugio |
Cartografia utilizzata | IGN - Meije Pelvoux 1:25000 | Bibliografia utilizzata | Oisans Nouveau, Oisans Sauvage. Jean-Michel Cambon. 2018 (francese) |
Giudizio | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() | Consigliata | Sì, gran salita a una guglia stupenda! |

INDICAZIONI STRADALI
Dall’Italia il percorso migliore è passare per il Monginevro. Scendere a Briançon e seguire le indicazioni per La Grave che si raggiunge superando il Col du Lautaret. Dopo qualche chilometro dal Lac du Chambon (diga) e il paese di Le Freney-d’Oisan svoltare a sinistra (indicazione la Bérarde). Risalire il selvaggio vallone lungo la strada a tratti molto stretta fino al piccolo villaggio di les Etages (1597 m) e parcheggiare negli stalli dopo le case.
AVVICINAMENTO
Scendere 300 m lungo la strada fino a incontrare il bivio a destra (indicazioni per il rifugio). Seguire il sentiero che sale fino ad incontrare un ampio canalone. Risalirlo lungamente fino ad uscire su terreno più ampio in vista della splendida guglia. Con ripidi tornanti si raggiunge il Rifugio Soreiller (2719 m, 2.30 h). Dal rifugio si sale puntando all’evidentissima parete che si raggiunge in pochi minuti, la via attacca sotto la direttiva dell’evidente diedro che la solca quasi interamente da destra a sinistra, per un evidente canale con erba a destra delle placche (5 minuti dal rifugio). Salire il canale con massi (I) fino a quando è conveniente legarsi.


I padroni della guglia!

Vista dal Rifugio Soreiller

RELAZIONE
1° tiro: salire il canale facilmente (I/II) puntando a un camino canale. Aggirarlo a sinistra per placche appoggiate (spit) o salirlo direttamente per camino liscio (IV+, molto scomodo con lo zaino e sconsigliato). Proseguire poi per canale più verticale (III) fino a due soste vicine su due spit (60 m).
2° tiro: alzarsi nel diedro (spit, IV) ed entrare nel tunnel-camino piuttosto stretto (IV-). Uscirne attraverso un suggestivo buco e proseguire sulla faccia sinistra del diedro per una bella fessura (IV+/V) fino a raggiungere due soste vicine in placca non troppo comode (35 m, 3 chiodi e 3 spit).
3° tiro: salire sopra la sosta, prima nel diedro (spit), quindi seguirlo verso sinistra (qui può convenire spostarsi in placca a sinistra e rinviare uno spit), quindi ritornati sulla linea del diedro seguirlo con arrampicata continua e sostenuta un po’ delicata (V+/VI-, tratto non attrezzato e non facilmente proteggibile) fino ad uscire su un comodo terrazzino dove si sosta su due spit (35 m, 3 spit e 3 chiodi). La via corretta probabilmente dallo spit continuava a traversare a sinistra verso lo ‘spigolo’ quindi saliva verticalmente e raggiungeva la sosta.
4° tiro: sopra la sosta per placche, quindi seguire un diedrino (V). Più facilmente leggermente verso destra per lame fino alla sosta su due spit sotto dei tetti (20 m, 1 spit).
5° tiro: salire la placca appoggiata sopra la sosta fino a uno spit, traversare a sinistra, quindi salire leggermente verso destra superando ripiani successivi (V/V+). Superato un diedro più fisico si raggiunge una sosta su due chiodi sotto dei tetti. Continuare per splendido diedro con arrampicata sostenuta e molto bella (V) verso sinistra uscendo poi su terreno più facile. Proseguire per rampetta e superato un passo più impegnativo (V+) si raggiunge la sosta comoda su due spit (55 m, 2 spit, 2 chiodi e una sosta intermedia). Molto attrito, attenzione ad allungare bene le protezioni! può convenire spezzare il tiro.
6° tiro: salire verticalmente per diedro ben presato (IV), quindi quando questo si divide continuare a destra con bella arrampicata (V, spit) fino a raggiungere la cengia Boell e sostare su un chiodo e uno spit. In alternativa si può salire a sinistra seguendo il camino (III/IV) fino a sostare su due spit sempre sulla cengia (opzione consigliabile se si vuole salire lungo la via Boell).
7° tiro: tiro di collegamento. Seguire la cengia verso destra (II) fino alla base della fessura Madier (la seconda linea di spit da destra), dove si sosta su uno spit a poca distanza dello spigolo.
8° tiro: tiro chiave e non banale della Fessura Madier. Salire la larga fessura con bella arrampicata subito impegnativa (2 spit e 1 friend incastrato, VI), quindi traversare a sinistra sotto un tetto (spit) che si rimonta sul bordo sinistro con bel passaggio su ottime prese (VI-). Salire una seconda fessura verticale sempre molto larga (spit, poi due friend incastrati) con arrampicata ‘complicata’ ad incastro e passaggi un po’ lunghi (VI+/VII-) fino a una sosta su due chiodi. Oltrepassarla e con arrampicata più facile (V+) su splendida roccia (cordone su spuntone) uscire su terreno più appoggiato dove si sosta su due spit (30 m, 6a+, 4 spit e 3 friend incastrati, 1 cordone su spuntone e una sosta intermedia).
9° tiro: salire sopra la sosta (spit), quindi spostarsi a destra e salire per terreno più facile (III/II) fino a raggiungere la sosta su due spit alla base di una bella parete a canne (35 m, 1 spit). Qui termina la via Madier.
10° tiro: salire la placca sopra la sosta e proseguire per bellissime cannule con arrampicata sostenuta ma ben protetta a spit. Per fessure più facili si raggiunge la sosta su due spit (25 m, 6a, 5 spit). Si può salire anche più a sinistra lungo le classiche Cannelures Stofer (descrizione sotto, V).
11° tiro: salire un diedrino sopra la sosta (spit) e proseguire seguendo la linea di spit in placca (V) spostandosi appena possibile a destra sullo spigolo (via Boell). Oltrepassarlo a destra e seguire delle rampette (III, 2 friend incastrati) raggiungendo poi la sosta su due spit (30 m, 4 spit, 2 friend incastrati e qualche chiodo). Se si proseguiva dritti si percorreva un tiro più impegnativo (6a) di Visite Obligatoire. Invece di spostarsi a destra si può anche salire più a sinistra la variante Livanos (V/V+).
12° tiro: seguire sempre la rampa a destra del filo (II), quindi dopo una traversata a destra (III) rimontare lo spigolo salendo a sinistra (IV, 2 spit) e non percorrendo il più logico diedrino più a destra. Rimontato lo spigolo si sosta su due spit (30 m, 2 spit).
13° tiro: seguire il filo (II), quindi puntare allo spit alla base di un evidente e larga fessura che incide un salto più verticale. Salirlo direttamente con bella arrampicata esposta (V/V+) uscendo sullo spigolo che si segue facilmente fino a sostare sulla cima su spuntoni (50 m, 2 chiodi e 1 spit). Si può evitare la fessura verticale raggiungendo la cima sul lato destro per rampette (II/III).
dalla cengia Boell per evitare la difficile fessura si può seguire l’omonima via.
8° tiro: seguire il canale diedro (III) a sinistra del filo (Couloir Boell), quindi poco dopo una sosta intermedia traversare a destra su placche e raggiungere la sosta (50 m, 3/4 chiodi).
9° tiro: traversare a destra in leggera discesa fino alla base di un diedro (chiodo in basso) che si sale (IV/IV+) fino a un terrazzino alla base della bella parete a cannule (dove si sosta su due spit (30 m, 1 chiodo).
10° tiro: Cannelures Stofer. Dalla sosta salire leggermente verso sinistra per belle fessure verticali a canne (V) puntando a uno strapiombino. Superatolo si sosta su due spit (25 m, 6 chiodi). Sosta in comune con l’itinerario precedente, per il quale si raggiunge la vetta.
DISCESA
Dalla cima seguire lo spigolo Nord e con due doppie attrezzate da 30 m e raggiunge una sella. Da qui scendere sul lato sinistro seguendo con attenzione un’esposta cengia su bella roccia (I/II) fino a raggiungere la pietraia sottostante. Seguendo gli ometti e le tracce con ampio giro si raggiunge il sentiero che imboccato a sinistra riporta rapidamente al rifugio (1/1.30 h dalla cima), da dove in poco meno di due ore si scende al parcheggio.
OSSERVAZIONI
Luogo veramente bello e sorprendente, soprattutto per chi non ci è mai stato. Montagne simili alle Marittime ma più grandiose e selvagge. La guglia è un vero spettacolo, unica nel suo genere. Le parole del mitico Rébuffat sono forse un tantino troppo enfatiche ma il buon francese era senza dubbio di parte
La Madier è la linea più evidente della parete Sud, oltre che la via più percorsa e celebre tra le ‘classiche’ a chiodi della guglia. Oggi però le mode sembrano far privilegiare quelle salite attrezzate in ottica moderna come Visite Obbligatorie, dove c’era una gran coda!
Le soste sono tutte comode a spit. Anche i tiri sono parzialmente attrezzati – un peccato! – e in parte rovinano questa classica ma comunque aiutano la sicurezza della progressione, soprattutto nel tiro chiave della fessura (un grado più che abbondante sopra il resto della via). Questa lunghezza è sostenuta e regala un’arrampicata strana, bellissima nella prima parte, più ‘ingaggiosa’ nel tratto chiave, per nulla banale e di soddisfazione. L’aggettivo ‘pittoresca’ che si trova in altre relazioni è perfettamente azzeccato!!
Dopo il decimo tiro la via Madier termina e la via è meno continua. Ci sono numerose possibilità e varianti, noi abbiamo descritto e percorso un misto tra la classica Boell e Visite Obbligatorie.
Sulla cengia Boell, c’è un vero e proprio labirinto di vie, la Madier è evidente ma ci sono una serie di altre fessure (tutte più difficili!) ed è la seconda linea di spit da destra che parte per larga fessura e poi traversa a sinistra sotto evidente tettino e prosegue per successiva larga fessura (tratto chiave) dove un friend 4 BD è quasi d’obbligo.
Sulla parete e sulla guglia ci sono tanti altri itinerari classici e moderni. Citiamo tra le storiche la normale sullo Spigolo Nord (via Dibona, III+), combinabile la via del Nano alla vicina parete Est del Clochetons Gunneng (IV/IV+). Sulla Sud, classica è la combinazione Boell, Berthet, Stofer (Face Sud Classique, V), più impegnativa la Via dei Savoyards (6a). Tra le moderne la già citata Visite Obligatoire (6b), il cui nome è già tutto un programma!
Il rifugio Soreiller è il naturale punto di appoggio, l’accoglienza è ottima e il cibo (alla francese) abbondante. Si può anche optare per il solo pernotto e cucinare nell’apposita cucina predisposta.
Il giorno seguente abbiamo salito la cima occidentale del Pointes de Burlan per la via Muriabelle.
METEO INCONTRATO (18/19 agosto 2018)
Siamo saliti al rifugio tra nebbie e nuvole che ci hanno nascosto la guglia lasciandocela intravedere solo a tratti. Il giorno seguente abbiamo invece arrampicato in una giornata ideale calda e soleggiata. Il cielo si è però chiuso nuovamente quando siamo scesi al rifugio!
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Sul secondo tiro, verso il buco

Il tiro chiave della fessura Madier

In uscita dall’ottavo tiro ‘con vista’ sul rifugio

Verso la fessura dell’ultimo tiro

Sulla piccola cima

La stretta cengia della discesa, sullo sfondo la linea della normale (e delle doppie)

Sul primo tiro

Sul sesto tiro verso la cengia Boell

La sottile cresta finale
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