UN’ALLEGRA COMPAGNIA SULLA CRESTA DEL ROCCABIASCA

di Federico Rossetti
foto di Federico Rossetti, Giacomo Guidetti e Mario Brunelli

14 gennaio 2015
Lo scorso inverno fu una stagione incredibile. Condizioni quasi perfette tutte le settimane e neve da dicembre ad aprile. Scorrazzammo piacevolmente sulle nostre montagne senza interruzioni,portando a casa tante soddisfazioni e qualche via nuova. Tutto però cominciò con un piccolo fallimento – ritirata!
A fine novembre (2013) fece un metro di neve sulle cime e noi cogliemmo al balzo l’occasione per attaccare la cresta Sud del Roccabiasca. La scelta fu azzeccata, trovammo condizioni super, cresta incrostata e semisepolta da ghiaccio e neve. Purtroppo la prendemmo un po’ larga passando dal Lago Santo e il crinale e facemmo tardi. Attaccammo la via a ora di pranzo e dopo i primi tre salti fummo costretti ad uscire. In realtà la “colpa” fu unicamente mia che dovevo essere a Parma alle 18 per lavoro. In ogni caso la cresta ci diede parecchio filo da torcere e ci lasciò tanti bei ricordi oltre la grande amarezza per la mancata conquista. Fu l’unica volta che ci ritirammo, certo per motivazioni extra alpinistiche, ma in ogni caso abbandonammo la via.
Con l’arrivo, molto platonico, della nuova stagione invernale la prima idea è stata quella di portare a termine la salita mancata. Purtroppo, invece di un metro di neve, la prima nevicata “seria” ha fatto solo una ventina di centimetri scarsi e la cresta non si presentava con quello splendido mantello bianco con cui ci accolse l’inverno precedente. E’ stata comunque una gran bella giornata e un ottimo allenamento. Il terzo e quarto grado con i ramponi ai piedi non sono mai banali, soprattutto se su placche appoggiate!!!
Ma partiamo dall’inizio. Siamo in sei. Oltre a me e al solito Alberto, in rigorosissimo ordine alfabetico: Mario, l’uomo delle Dulfer impossibili, Giacomo con voglia ritrovata per montagna e alpinismo (speriamo non gli passi!!), Luca il matematico, pronto per l’inverno ad ottobre senza aver fatto i conti con la stagione balorda e il leggendario rugbista sudafricano Topper O’Harley, alla prima e sicuramente non ultima uscita insieme. Gruppo numeroso e ben affiatato!!
Grazie alla pochissima neve raggiungiamo i Lagoni in macchina risparmiandoci un’oretta abbondante di noioso cammino. Ci prepariamo in compagnia, un trio con due picche sullo zaino e scarponi già calzati in macchina ci raggiunge e ci supera velocemente, diretto al Canalino dello Scala. Noi con molta più calma ci avviamo verso le Capanne di Badignana contornati da un bel paesaggio finalmente invernale. C’è neve e fa abbastanza freddo, alle Capanne (1418 m) ci sono circa 20 cm di neve e splende un bel sole. Iniziamo a salire, sprofondando un poco nella neve fresca senza traccia. Ho le gambe pesanti un po’ per i troppi anolini ancora nella pancia dopo le mangiate di Natale, un po’ per lo zaino eccessivamente pesante, un po’ per l’ora presto e lascio volentieri il compito di batter traccia agli allenati compagni. Raggiungiamo il Passo delle Guadine dove ci accoglie una fresca brezza da nord. Ci ripariamo nel versante est e ci prepariamo ad attaccare la cresta. Formiamo le cordate e via. Alberto attacca il primo salto con un caloroso pubblico ad osservare le sue incredibili gesta.
Un po’ emozionato, supera le delicate placchette mostrando straordinarie doti di equilibrismo sulle punte dei ramponi, non dopo averli maledetti ribadendo come i suoi vecchi ramponi Cassin fossero meglio di questi ramponetti moderni buoni a nulla!! Parto anch’io e raggiungo in sosta Alberto. Le seconde placchette sono delicate con i ramponazzi e regalano emozioni. Recuperiamo i rispettivi compagni che si divertono, chi più chi meno, ad arrampicare con i ramponi. C’è addirittura chi si inventa strane tecniche di progressione con picca nel rinvio ma è meglio non entrare nei dettagli.
Ci sleghiamo e procediamo lungo la bella cresta fino alla base del successivo salto. Poca neve purtroppo ma prendiamo quel che viene e procediamo. Spiccozzo tanto per provare le nuove picche nell’erba ghiacciata e raggiungo la fessura verticale che mi aveva fatto tribolare lo scorso inverno. La supero con non meno difficoltà e esco sulla sommità.


Ci sleghiamo nuovamente, scendiamo e risaliamo prima su terreno aperto, poi nel bosco raggiungendo la base del piccolo terzo salto: un breve ma divertente diedro incassato. Gli altri si tolgono i ramponi, ormai superflui sulle roccie pulite. Io li tengo per fare un po’ di pratica e per prendere confidenza con la monopunta.
Superiamo anche questa difficoltà e ci ritroviamo tutti e sei alla base del salto finale, il più bello e impegnativo. Alberto lo supera di slancio, lo seguono Mario e Luca. Vado anch’io, il diedro non è banale ma si rivela molto divertente con le punte dei ramponi che brancano meglio delle scarpette.
Altri due tiri divertenti con tratti su erba ghiacciata e neve ci depositano tutti e sei sulla vetta dove un gelido vento ci concede giusto il tempo di una foto di gruppo prima di scappare a gambe levate lungo la comoda discesa per il versante nord.
Gran bella giornata in attesa dell’inverno vero. Non avremo trovato le super condizioni dello scorso inverno ma ci siamo divertiti ugualmente, fatto pratica e allenati aspettando tempi migliori. Mentre scrivo sono passate tre settimane dalla salita e di questo fantomatico inverno non ne abbiamo ancora traccia. Mai disperare ma è giunto proprio il momento che l’inverno batta un colpo!!!

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