Il vero alpinista è un girovago (…). Intendo chi ama trovarsi dove nessun essere umano è mai stato prima, chi si diverte ad afferrare rocce che non hanno mai sentito il tocco di dita umane, o a gradinare su per canalini di ghiaccio la cui cupa penombra è stata consacrata alle nebbie e alle valanghe (…). In altre parole, il vero alpinista è chi tenta nuove vie. (…) costui apprezza egualmente il divertimento e la gioia della battaglia. Le placche nude e spoglie, i gradini squadrati e verticali della cresta e il ghiaccio nero e gonfio del canalino sono per lui autentico alito di vita.
Le mie scalate nelle Alpi e nel Caucaso – Albert-Frederick Mummery

ESPLORAZIONE AL MARMAGNA
di Federico Rossetti


28 settembre 2014
E’ passato quasi un mese dal 28 settembre quando ci avventurammo nel versante meridionale del Marmagna alla ricerca di pareti vergini in Appennino. Un po’ per pigrizia, un po’ per mancanza di ispirazione non avevo scritto nulla. Qualcosa però bisogna dire, una via nuova al Marmagna è pur sempre una notizia! Prima di raccontare la salita riporto un piccolo dialogo che introduce bene la giornata.
27 settembre, sera, preparazione del materiale, io e la mamma
Dove vai domani? In montagna.
Dove? Sul Marmagna.
Sul Marmagna?? a fare cosa? Ad arrampicare, vogliamo aprire una nuova via!
Sul Marmagna?? Si, si sul Marmagna!! Nel versante di là.
Difficile? E che ne so… (meglio non farla preoccupare).. no, no facile.
Ok, state attenti! Buona notte. Notte.
Per chi non lo conoscesse, il Marmagna è la cima più nota dell’Appennino parmense, meta ogni anno di centinaia di escursionisti e raggiungibile per comodo sentiero da Lagdei e dal Lago Santo. Certamente non è conosciuto per vie di arrampicata o salite alpinistiche, fatta eccezione per il canalino NO e qualche canalone nel versante toscano d’inverno, ma è bello essere alternativi. Il tentativo al Marmagna non è nato per caso e ha avuto la sua piccola preparazione. L’idea di provare qualcosa di nuovo al Marmagna è stata la naturale prosecuzione dell’esplorazione del selvaggio versante meridionale dell’Appennino: dopo il Braiola il Marmagna. All’idea era seguita la verifica effettiva sul campo che ci fosse della roccia arrampicabile. In una fredda giornata di maggio ero salito alla sella del Marmagna e, sceso nel ripido versante toscano, avevo circumnavigato tutta la parte Sud Occidentale della montagna, guardandomi intorno, scattando foto e cercando soprattutto di non scivolare di sotto. L’accesso è più infido e pericoloso di qualsiasi via che si potrebbe fare ma la roccia c’è, nulla di speciale, e un tentativo si può fare.
Passano i mesi e il progetto Marmagna viene messo da parte. Dopo l’estate arriva settembre e con esso la voglia di macigno, di Appennino e di terreno inesplorato. Così carichi di materiale partiamo dall’affollato parcheggio di Lagdei alla volta del poco esplorato versante toscano. La salita alla sella è veloce e su comodissimo sentiero, la discesa nell’opposto versante è tutt’altro. Guido Alberto, forte della mia conoscenza del terreno, giù per una ripida crestina erbosa tra delicati passi di arrampicata e vere e proprie pareti di semplice erba. Alberto è un po’ sorpreso, non troppo convinto, come se non gli piacesse il meraviglioso posto dove lo sto portanto! Traversiamo tra grandi canaloni e cenge erbose su un ripidisssimo versante. L’ambiente è notevole come me lo ricordavo e altrettanto impervio. Rischiamo di scivolare di sotto un paio di volte ma l’erba tiene e raggiungiamo, con fatica, la base della parete. Iniziamo a guardarci intorno. Il diedro che in foto sembrava tanto bello, in realtà è molto repulsivo e inscalabile almeno per noi e per i nostri friend, tutto liscio, strapiombante e senza fessure qual’è. Gli occhi si posano sullo spigoletto che chiude a destra la parete, non sembra male. Risaliamo il ripido zoccolo e ci portiamo alla base. Ora che lo vediamo da vicino, la prima parte non è granché, un metro a destra dello spigolo si potrebbe facilmente salire per ripida erba, ma siamo qui e poi sopra non sembra male!
Parte Alberto e si tiene il più possibile a sinistra alla ricerca della roccia più bella e compatta. Sale veloce senza problemi: il tiro è facile e discontinuo. Lo raggiungo. Sopra di noi un diedro verticale. Parto, il diedro è bellino, un po’ erboso, ma tutto sommato decente e l’arrampicata è abbastanza continua. Sosto su comoda terrazza e recupero Alberto. Parte lui e sale l’ultimo tiro. E’ difficile descriverlo, i singoli passaggi sono belli e non facili ma sono veramente singoli passi che lasciano un po’ di amaro in bocca. Lo spigolo è finito! Ci guardiamo e sorridiamo. Non è proprio quello che ci aspettavamo e a essere obiettivi è un po’ una “ciofeca” ma alla fine ci siamo divertiti. Se la via avesse un accesso comodo potrebbe essere interessante, cosi com’è probabilmente il gioco non vale la candela! Risaliamo per prati il crinale e ci ritroviamo tra orde di escursionisti sorridenti per la loro bella escursione domenicale. Mi sento fuori posto, loro con il loro zainetto e scarpette da ginnastica, noi con due zaini stracolmi, corde e ferraglia. Dalla sella riguardiamo la via, da qua fa anche un certo effetto, forse non è poi cosi male!
Non abbiamo dato un nome alla via, lasciamo tale onere alla coraggiosa cordata che la ripeterà, per ora tanto per identificarla sarà lo Spigolo destro del Paretone (il paretone non è un paretone in senso letterale!).



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