La nostra recente intervista ad Antonio Bernard ci suggerisce lo spunto per alcune riflessioni, già accennate dall’autore di 101 Scalate su Roccia dalle Alpi agli Appennini nell’introduzione alla guida. Non siamo in una posizione tale da fare discorsi etici sull’alpinismo: tuttavia le relazioni che pubblichiamo circolano sempre più spesso nelle tasche delle persone che vanno ad arrampicare, dunque ci sentiamo in qualche modo coinvolti nelle loro scelte; e qualche consiglio, dopo una manciata d’anni di esperienza, forse possiamo permetterci di fornirlo.
Il fatto è che sempre più spesso ci capita di incontrare sulle vie lunghe cordate al limite delle loro capacità. Talvolta è il primo ad arrancare, più spesso il secondo, o i secondi – di solito la seconda. Tipico il caso della coppia-cordata, dove il ragazzo arrampica sicuro su gradi dove la ragazza fa fatica. Sicuro, ma spesso tutt’altro che ben assicurato!
E’ chiaro che si tratta di arrampicatori abituati alle falesie, dove in genere lui monta la via e lei sale con la corda dall’alto; ma l’equazione monotiro = tiro di via lunga è fuorviante e rischiosa. Se in falesia è giusto provare e riprovare movimenti al limite per migliorare il proprio grado, su una via multipitch è necessario conservare un certo margine, siccome il volo (e soprattutto la tenuta del volo da parte del secondo) può avere conseguenze imprevedibili. Allo stesso modo, il secondo di cordata su un monotiro può essere calato e aiutato più agevolmente, mentre su una via lunga si trova spesso a dover procedere con gli stessi rischi del primo… si pensi ai traversi.

Via dell’Amicizia, Biurca, Balze del Reopasso

Cresta Castello di Gaino, Garda bresciano
Possono sembrare discorsi ovvi, ma a quanto pare non lo sono. Ci sembra che sulle vie lunghe la voglia di provare i gradi “duri” (relativamente) a discapito di quelli ‘bassi’ sia ormai una tendenza generalizzata, come se si fosse appunto in falesia. Uno potrebbe dare la “colpa” agli spit, con cui in molti casi sono state riattrezzate vie classiche un tempo più temute… ma abbiamo visto cordate faticare anche su vie più alpinistiche, dove poi interviene l’ulteriore dramma del “non ci sono gli spit, non so dove andare“.
Un conto inoltre è provare un movimento al limite su una via multipitch su parete verticale o strapiombante, come sono molte delle creazioni recenti che prevedono e permettono un’arrampicata simile alla falesia, sportiva appunto; e in genere sono vie sopra il 6b, dove è raro trovare coda; un conto è tribolare su una via di IV/V grado, dove si sale in genere per diedri, camini, spigoli, placche appoggiate o verticali con terrazzi sporgenti… tutti elementi che, nonostante gli spit/fittoni a prova di elefante, possono rendere un eventuale volo più doloroso.
Secondo noi andare in montagna è prima di tutto uno svago, dunque la cosa più importante è divertirsi, nel rispetto degli altri e del mondo che ci circonda. Fare alpinismo implica poi tutta una serie di accorgimenti che richiedono un po’ di esperienza e studio. Ora, che divertimento c’è nel salire una via tirando metà dei rinvii, che si sia primi o secondi? Perché andare su un itinerario dove c’è da calarsi se poi bisogna insegnare sul momento la corda doppia al proprio compagno/a?

Via Re Leone, Mottarone
Sono situazioni che provocano stress, proprio ciò da cui vorrebbero fuggire tanti frequentatori della montagna: lo stress si crea sia nella cordata stessa sia in quelle che aspettano dietro. E in una situazione di stress è più facile per tutti commettere errori, che spesso in montagna non sono concessi. Basterebbe poco per evitare tutto questo. L’arrampicata, e l’alpinismo in generale, è una ‘disciplina’ che più di altre deve essere affrontata per gradi. Del resto fin dai suoi albori si è sentita la necessità di classificare le difficoltà.
Saliamo dunque le vie del nostro livello, sulle quali ci sentiamo più che sicuri, e cerchiamo per quanto possibile di fare valere questa regola anche per chi ci accompagna. Se chi ci accompagna ha appena iniziato ad arrampicare, è assurdo portarlo su una via di IV grado, in certi casi anche di III. Ci sono tante vie lunghe facili (anche vie normali) dove imparare a conoscere l’ambiente, e falesie con gradi per tutti dove perfezionare i movimenti sulla roccia – la palestra è un’altra cosa!
Il libro di Antonio Bernard in buona parte raccoglie vie di questo tipo (sono quelle nelle foto che vedete qui!), catalogate appunto per creare un’esperienza via via più ricca in chi esce dai corsi di alpinismo e non solo; e anche qui su RedClimber non mancano le relazioni di vie del genere. Consideriamo sempre che la scalata inizia quando si decide a casa dove andare; e oggi con la mole di informazioni (e di vie) che abbiamo a disposizione, dover fare la coda su vie che non siano superclassiche è davvero strambo!
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Sulla Grignetta, di ritorno dalla Cresta Segantini
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