Sono passati 24 giorni dalla nostra partenza e con colpevole ritardo inizio ora a scrivere delle prime settimane canadesi. Sono state giornate piene e intense, dalla ricerca di una casa a quella di un lavoro e tra un temporale e l’altro abbiamo avuto veramente poco tempo per perderci tra i grattacieli, avventurarci nei parchi e nelle vicinissime montagne.

Ma iniziamo con ordine. Il primo giorno ci alziamo di buon’ora e senza troppi pensieri ci dirigiamo in centro con tanta voglia di immergerci nel cuore di quella che sarà la nostra casa per i prossimi mesi. La nostra meta è il “The Helbow Room“, un piccolo locale rinomato per le sue colazioni in perfetto stile americano. Siamo accolti da un simpatico ed eccentrico cameriere che ci serve una succulenta colazione a base di uova, pancetta, patate, frutta, pane e caffè. Purtroppo la mia testa risente ancora degli effetti del jet lag e così con la coda tra le gambe sono ben presto costretto a riguadagnare la via di casa dove mi aspetta una tachipirina e un’oretta di sonno. Riacquistata una forma accettabile ci dirigiamo nuovamente verso il centro città. Girovaghiamo tra i grattacieli senza una meta precisa perdendoci tra questi giganti di ferro, acciaio, vetro e cemento che si susseguono maestosi ed imponenti. Non ne avevo mai visti in tale concentrazione prima d’ora e l’effetto è notevole. Vaghiamo in una sorta di grande formicaio di strade e palazzi, dove le piccole formiche operaie si muovono con un’unico, silenzioso e sincrono andare e il poco traffico convive in perfetta simbiosi tra l’antropizzata grandiosità delle costruzioni dell’uomo e la verdeggiante natura che l’avvolge e la circonda con un candido mantello di nuvole dense. Sotto una pioggia tanto fine quanto fastidiosa raggiungiamo infine l’oceano e la banchina. L’atmosfera autunnale contrasta con gli alberi dai tratti orientali e dai bellissimi fiori rosa. Le montagne imbiancate dall’ultima neve si intravedono solo a tratti tra le nebbie e le nuvole basse che nascondono l’orizzonte lasciando tutto il resto all’immaginazione.


Nella prima settimana piove praticamente sempre e l’atmosfera grigia sembra andare di pari passo con l’affannosa ricerca di una casa e di un lavoro, argomento delle prossime puntate. Approfittiamo dell’unico pomeriggio con un pallidissimo sole per passeggiare al Queen Elizabeth Park, parco nato per raggruppare tutte le specie di alberi native canadesi e oggi amatissimo luogo di svago per gli abitanti di Vancouver. Il parco si sviluppa al centro di un’ampia zona residenziale costituita da ordinate e basse villette unifamiliari rigorosamente in legno, le tipiche “casette in Canadà” del nostro immaginario, sulle pendici di un antico vulcano spento. Dalla cima e punto più alto della città (137 m), sede del Bloedel Conservatory, una serra dalla caratteristica forma a cupola, si gode di bella vista dei grattacieli di Downtown (il centro città) e delle montagne circostanti, ad essete sinceri un po’ disturbata dall’abbondante vegetazione.

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