La prima settimana d’Agosto si doveva andare al mare, probabilmente in Croazia ma l’Ele, spinta non so da quale strana passione, mi chiede se io preferissi andare in montagna. Potevo mai dire di no?? Le lascio la responsabilità di decidere e la scelta cade sull’Alta via Numero 4 delle Dolomiti. Trekking tra rifugi, l’Alta via numero 4 attraversa alcune tra le zone più belle delle Dolomiti, dalle Tre Cime di Lavaredo al gruppo dell’Antelao, passando per i Cadini e il Sorapis. Tornare sui sentieri e le ferrate che avevo percorso quando ero piccolo, mi faceva veramente piacere!!
Arriva cosi il 28 luglio, il mio compleanno, gli zaini sono pronti e la mattina dopo si parte!
ALTA VIA N° 4 DELLE DOLOMITI
7 giorni – 46 h – 5076 m di dislivello in salita – 5684 m di dislivello in discesa
- 1° GIORNO: Rifugio Locatelli
Sveglia prestissimo, le previsioni sono proprio brutte, temporali diffusi sulle Alpi e personalmente voglio evitarli, per quanto possibile. Arriviamo a San Candido, sosta per la colazione, un panino allo speck, e alle 9 siamo al parcheggio della Val Campo di Dentro. La strada asfaltata che sale la valletta è chiusa dalle 8.45 alle 18.15 e prendiamo al volo l’autobus. Seguiamo prima la strada, quindi il curatissimo sentiero, con giardinieri all’opera, e arriviamo al Rifugio Tre Scarperi. La valle è molto bella, pianori e prati si alternano a boschi. Percorriamo tutta la valle e arriviamo alla base del tratto ripido. Iniziamo la salita, il cielo si chiude e i nuvoloni si fanno minacciosi. La salita non molla mai, l’Ele soffre un po’ ma non poteva essere altrimenti, considerando il suo allenamento inesistente. Nel lento procedere mi cimento nella fotografia dei fiori. Non ne so nulla ma sembra che quest’anno la fioritura a queste quote sia parecchio in ritardo, meglio per noi, è uno spettacolo! A quota 2086 m ci fermiamo a mangiare su una bella panchina tra prati di fiori e baranci. Appena il tempo di dare due morsi al panino e inizia a piovere… Rimettiamo subito gli zaini in spalla e ripartiamo decisi, il cielo sempre più nero non promette nulla di buono, infatti tempo 10 minuti e la pioggia si fa veramente forte, accompagnata da raffiche di vento. Probabilmente l’unica cosa di cui ho paura in montagna sono i temporali, l’Ele lo capisce dalla mia faccia preoccupata e continuiamo a salire velocemente. Per fortuna i tuoni cessano e il fronte temporalesco si sposta. Schiarisce e smette di piovere. Raggiungiamo la forcella Toblin dove riprende a piovere ma il rifugio è vicino! Finalmente al coperto ma il rifugio è strapieno. Ci rintaniamo in camerata dovi ci concediamo un bel pisolino. La serata fresca e la cena abbondante ci rimettono di buon umore. Nel frattempo le nubi si diradano e spuntano le Tre Cime, con le loro verticalissime pareti Nord!


Tempo: 4 h
Dislivello: + 977 m, – 177m
Difficoltà: E
Giudizio: ****


2° GIORNO: Rifugio Fonda Savio (Ferrata del Paterno e Sentiero Bonacossa)
Nottata tranquilla e sveglia alle 7. Colazione e si parte: direzione Paterno. Imbocchiamo subito il sentiero che sale dietro il rifugio tra camminamenti, trincee e belle guglie rocciose. Inizia il cavo e ci imbraghiamo, percorriamo alcune brevi gallerie e poi la lunga galleria del Paterno. Con tratti divertenti raggiungiamo la Forcella dei Camosci, breve sosta e si riparte subito per la cima. Saliamo un tratto più verticale col cavo, poi seguiamo gli ometti tra sfasciumi e cenge esposte. Un ultimo breve salto di roccia (II°) senza il cavo ci porta sotto la cima. In vetta il panorama è spettacolare! I ricordi corrono a tanti anni fa…
Dopo le foto di rito iniziamo la discesa verso la forcella dei Camosci. Raggiunta, scendiamo lungo un noioso ghiaione, quindi lungo belle cenge attrezzate fino a una nuova forcella. Qui ci spostiamo dal lato delle Tre Cime (foto sotto) e superiamo altre cenge e qualche facile ma esposto tratto attrezzato. L’ultima galleria, bassa, ci porta fuori dalla ferrata e scendiamo alla superaffollata forcella Lavaredo.
Ci togliamo il set e iniziamo la discesa lungo il comodo sentiero. Qui incontriamo gente di ogni tipo: dagli arrampicatori, agli escursionisti, ai turisti in ciabatte. Tra questi spicca un simpatico romano che, mentre camminava, raccontava al telefono come stesse salendo lungo un difficile sentiero di montagna per potersi godere la classica vista delle Tre Cime. Superiamo il Rifugio Lavaredo e l’Auronzo e raggiungiamo il più tranquillo ed erboso crinale del Monte Campedelle, dove ci fermiamo per il pranzo. Un’oretta di sosta meritata! Purtroppo siamo costretti a ripartire (su quei prati si stava proprio bene), la strada per il Rifugio Fonda Savio è ancora lunga. Il percorso del pomeriggio è il sentiero Bonacossa. Prima superiamo alcune cenge esposte, quindi una galleria, infine la parte più impegnativa: una scaletta e qualche tratto verticale attrezzato. Alle 15 siamo alla Forcella di Rinbianco. Ultima pausa e si riparte. Siamo ora nei Cadini di Misurina e il sentiero sale una bella valletta tra picchi rocciosi. Ultima salita e con un facile tratto attrezzato raggiungiamo il Rifugio Fonda Savio dove mi gusto una meritata birretta (non sarà l’ultima).
A dormire ci sistemano nel sottotetto, e la notte non scorre propriamente tranquilla…


Tempo: 9 h
Dislivello: + 818 m, – 877 m
Difficoltà: EEA (F+)
Giudizio: *****


In cima al M. Paterno il 22 luglio 1997 (sopra) e 16 anni dopo, il 30 luglio 2013 (sotto).


- 3° GIORNO: Rifugio Vandelli (Sentiero Durissini Occidentale)
Sveglia alle 7, colazione e si parte: ci aspetta un’altra tappa lunga. Iniziamo subito a salire lungo il Cadin del Nevaio. Il nome non si smentisce e la neve non manca!! La prima parte di questa tappa per le condizioni è più che escursionistica, neve abbondante e dura, soprattutto nel ripido pendio finale. Senza picca e ramponi non è l’ideale, ma l’Ele è a suo agio, anzi si diverte e saliamo senza difficoltà su neve e sfasciumi. Superiamo l’ultimo tratto attrezzato con alcune scalette e raggiungiamo la Forcella del Nevaio. L’ambiente è severo tra pareti e picchi rocciosi. Scendiamo alla vicina Forcella Verzi dove ci appare la bella vista del Gruppo del Sorapis, la nostra meta odierna. Con un percorso attrezzato arriviamo ai Cadin delle Pere. Qui il sentiero diventa largo e tranquillo. Raggiungiamo una bellissima zona prativa, dove il bianco del sentiero che scende tra i pendii contrasta col verde del paesaggio, uno spettacolo. In breve siamo al Rifugio Carpi dove prendiamo una larga carrareccia che scende, quindi taglia il versante Ovest dei Cadini verso Misurina. Non so perchè mi ero convinto che dal Rifugio Carpi si dovesse solo scendere su sentiero tranquillo fino a Misurina: la realtà invece è diversa, infatti dopo essere sceso il sentiero torna a salire fino al Rifugio Col de Varda. Ormai è mezzogiorno passato, siamo al sole, fa caldo e la salita inaspettata è sempre la peggiore! Con un po’ di fatica arriviamo al rifugio e l’Ele decide di scendere in seggiovia, mentre io scendo veloce lungo la ripida stradina. Arriviamo a Misurina. Nel paese, o meglio nell’aggregato di alberghi, ci fermiamo al market dove ci riforniamo per i giorni successivi e prendiamo i panini per il pranzo. Ci rilassiamo e mangiamo sulle panchine a bordo lago aspettando il pullman per il Passo Tre Croci che arriva puntualissimo, anzi in anticipo. Venti minuti e l’autobus ci deposita al Passo Tre Croci. Un’altra mezzoretta di relax all’ombra e ripartiamo. Il sentiero che conduce al Rifugio Vandelli e al laghetto del Sorapis è bello e molto frequentato. Incontriamo una folla di escursionisti e turisti che torna dal giro quotidiano e salutare tutti è impegnativo! Camminiamo lungamente quasi sempre in piano nel bosco, superiamo le scale metalliche, un breve tratto esposto attrezzato e entriamo nel vallone del Rio Sorapis. Si cammina sempre a mezzacosta e il rifugio sembra non arrivare mai. Finalmente alle 18 siamo a destinazione. Dopo cena ci rilassiamo con una tranquilla passeggiata al turchese laghetto del Sorapis (foto sotto).


Tempo: 9.30 h
Dislivello: + 908 m, – 1321 m
Difficoltà: EEA (F)
Giudizio: ****



- 4° GIORNO: Rifugio San Marco (Ferrata Vandelli e Sentiero Minazio)
Sveglia presto per la tappa più lunga e impegnativa. Imbocchiamo il sentiero dietro al rifugio e saliamo verso l’impressionante bastionata del Sorapis. Attraversiamo qualche nevaio e raggiungiamo l’attacco della ferrata. La ferrata Vandelli è lunga, esposta e mai diffcile: molto bella. Saliamo obliquamente, verso sinistra, tagliando la parete tra cenge, scalette e tratti più verticali. Il panorama è mozzafiato nel bell’anfiteatro del gruppo del Sorapis che contorna il laghetto turchese (foto sotto). Dopo tre ore di ferrata siamo finalmente fuori e al sole. Breve sosta, meritata, e si riparte direzione bivacco Comici. L’ambiente è selvaggio, pochissima gente, e il sentiero scende tra ripidi ghiaioni, facili roccette e mughi. Superiamo un ultimo tratto attrezzato in discesa e raggiungiamo il piccolo bivacco rosso. Siamo ancora indietro e decidiamo di mangiare solo una volta raggiunta la forcella Bassa del Banco. Saliamo lentamente sotto il sole e all’inizio del sentiero Minazio ci fermiamo all’ombra dei mughi. Mangiamo ma la sosta è breve: il percorso è ancora lungo! Se uno guarda la cartina il sentiero Minazio è un lungo sentiero puntinato (quindi difficile) che percorre a mezzacosta la valle di San Vito, praticamente lungo la stessa linea di livello. In realtà non è proprio cosi…Dopo la breve sosta ripartiamo e inizia il sentiero Minazio. Percorriamo un breve tratto attrezzato molto esposto tra i mughi, quindi iniziamo a procedere a mezzacosta. In realtà il procedere a mezzacosta è la successione di salite e ripide discese, mai comode, tra i mughi. Camminiamo aspettando la fine oltre ogni dosso o crestina rocciosa ma non arriva mai. In realtà il sentiero è molto bello e il panorama mozzafiato ma le fatiche dei giorni precedenti e la ferrata Vandelli della mattina hanno ormai prosciugato le energie fisiche e mentali dell’Ele. Procediamo lentamente soprattutto nei ripidi tratti in discesa. Con l’ausilio di un ultimo tratto con corde fisse finalmente siamo al bivio. Qui un ambiguo cartello indicante “Rifugio San Marco” ci fa proseguire in direzione del Bivacco Slapater invece che scendere nella valle. Dopo alcuni minuti il sentiero sale troppo e capito l’errore torniamo sui nostri passi. Scendiamo ripidissimamente e raggiungiamo il comodo e largo sentiero che sale la valle. Ormai è sera, sono le 6 e il sole inizia a calare: tra noi e il rifugio ci sono solo 400 m di discesa. Alle 7 raggiungiamo il BELLISSIMO Rifugio San Marco sperando nella cena… Siamo accolti calorosamente dalla rifugista. Oltre a garantirci che siamo in tempo per la cena ci da la bellissima notizia che possiamo usufruire (gratuitamente) della doccia. Non perdiamo tempo, depositiamo le cose in camera e poi subito sotto la doccia all’aperto tra gli alberi!! Cena ottima contornata da due birre medie, poi solo relax.


Tempo: 11.30 h
Dislivello: + 1250 m, – 1345 m
Difficoltà: EEA (PD+)
Giudizio: *****

- 5° GIORNO: Rifugio Galassi
Quando avevo studiato e deciso il percorso dell’Alta via, una variante della quinta tappa era la salita al Monte Antelao. Mi era sembrata subito una buona possibilità per aggiungere qualcosa di alpinistico al giro. La neve però era ancora molto abbondante e senza piccozza e ramponi la salita era improponibile, cosi già prima della partenza avevo rinunciato alla salita. Cosi dopo le fatiche dei giorni precedenti un giorno di riposo e relax cade a pennello.
Ci svegliamo con calma, colazione e ci stendiamo al sole. Aspettiamo il pranzo che gusteremo all’ombra del rifugio. Ottima polenta con formaggio e cervo. Dopo pranzo pisolino all’ombra. Purtroppo verso le 3 siamo costretti a partire e abbandoniamo questo bellissimo posto.
Saliamo sotto un sole bello caldo e in un oretta e mezza raggiungiamo Forcella Piccola, da dove scendiamo e in pochi minuti siamo al Rifugio Galassi, un enorme costruzione gestita a turno dai volontari del CAI di Mestre. La giornata finisce tra una partita di carte e la lettura di qualche rivista di montagna.


Tempo: 2 h
Dislivello: + 316 m, – 130 m
Difficoltà: T
Giudizio: ***


- 6° GIORNO: Rifugio Antelao
Ultimo giorno impegnativo, siamo carichi (più o meno)! Saliamo lungo il sentiero tra ghiaioni e nevai verso le pendici dell’Antelao. In un’ora e mezzo siamo all’attacco della ferrata. Nella descrizione dell’Alta via sembrava un semplice percorso attrezzato, invece è una bella ferrata varia con passaggi interessanti soprattutto lungo una trincea camino. Un’ oretta abbondante e siamo fuori: di fronte a noi il ghiacciaio dell’Antelao (foto sotto). Dalla forcella iniziamo la discesa, che non sarà banale. Superiamo infatti nevai, sfasciumi, roccette e infine un ripido pendio nevoso, bello ghiacciato. Fuori dal tratto più impegnativo continuiamo la discesa lungo ripidi ghiaioni e infine prati. Ci fermiamo all’ombra di un pino dove gustiamo un buonissimo pranzo a base di tonno e piselli in scatola conditi da sugo rosso: affamati com’eravamo sembravano buonissimi. Come sempre a malincuore ripartiamo. Scendiamo ancora tra i mughi fino a una freschissima fonte, quindi iniziamo a salire verso la forcella Piria, ultima salita!!!! Dalla forcella scendiamo a mezzacosta lungo un bel sentiero, fino al rifugio Antelao.
BIRRA INEVITABILE!
Si sta proprio bene e mangiamo fuori, aspettando il tramonto…

Tempo: 8.20 h
Dislivello: + 797 m, – 1011 m
Difficoltà: EEA (PD)
Giudizio: *****

- 7° GIORNO: Pieve di Cadore
Ultimo giorno, ultima sveglia in rifugio, ultima colazione…
Tutto con calma, non troppo voglia di tornare a casa.
Alla fine partiamo, solo discesa oggi!! Prima nei boschi, quindi raggiunto Pozzale su strada fino a Pieve.
Il ritorno alla “civiltà” è un pò traumatico…
Da Pieve con l’autobus raggiungiamo prima Cortina, poi San Candido, da qui a piedi in un’oretta al parcheggio della Val Campo di Dentro (pensavamo fossero 5 minuti).
Tempo: 2 h
Dislivello: + 10 m, – 885 m
Un ringraziamento particolare a Eleonora, la mia compagna di viaggio!
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