Accantonamento al Monte Bianco

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Bianco

Era ancora inverno quando Antonio ci propose di accompagnarlo al Monte Bianco per percorrere alcune vie di arrampicata per la sua nuova guida. Accettammo più che volentieri. Anche perché il Bianco con le sue creste e vie di misto era diventato già da tempo uno degli obiettivi dell’estate.
Finalmente il 16 agosto si parte! Solo giorni belli, a parte lunedì. 
Saliamo due belle vie ai satelliti del Tacul e il Piccolo Monte Bianco. 
Al Rifugio Borelli, raggiunto con una divertente ferrata, ci avviciniamo alla bellissima cresta Sud della Noire che ogni alpinista, noi compresi, sogna di salire.
Gran bella compagnia: Michele, Alberto, Pietro (il cuoco), Antonio e Giuliana.

ACCANTONAMENTO AL MONTE BIANCO

di Federico Rossetti

  • 1° giorno: Arrivo al campeggio

La partenza è sempre uno dei momenti più complicati. Siamo in quattro e fare entrare tutto in una macchina non è cosi semplice. Con un po’ di tetris e stringendoci parecchio alla fine partiamo. Il viaggio scorre tranquillo, usciamo come sempre a Cahtilion per risparmiare qualche euro della carissima autostrada della Valle d’Aosta. Nel primo pomeriggio siamo al campeggio “La Sorgente” nel piccolissimo paesino di Peutery in Val Veny. Montiamo le tende e aspettiamo la sera. Iniziamo a sfogliare “la biblioteca”! Cosi è stata soprannominata l’insieme di guide, relazioni e riviste di Alberto. In particolare spicca il libro di Gaston Rebuffat sulle 100 più belle ascensioni nel Gruppo del Bianco, una chicca che sfoglierò, leggerò e ammirerò tutte le sere. Arriva la sera e la cena: una pasta accompagnata da due piccoli salamini.


  • 2° GIORNO: Pyramide du Tacul – Via Ottoz
Sveglia presto, vogliamo prendere la prima funivia. Ma tra una cosa e l’altra partiamo dal Torino alle 8. Il Torino fa sempre il suo effetto, niente scala claustrofobica, saliamo esterni per il sentiero, molto meglio. Calziamo i ramponi, ci leghiamo e si parte. L’avvicinamento su ghiacciaio da alla via un qualcosa in più! Saliamo fino al Col des Flambeau, quindi giù verso il ghiacciaio del Gigante.
 
Attraversiamo una zona di mega crepacci, affascinanti e spaventosi, quindi superiamo il picco Adolphe Rey dove una bella fila di cordate affolla la Salluard e ci dirigiamo verso la Pyramide. Abbiamo gente davanti, noooo! Amen… speriamo che non ci rallenteranno (purtroppo non sarà cosi)! Superiamo la crepacciata terminale, bella chiusa, con un ponte di neve. Ci imbraghiamo, aspettiamo che i francesi partano e li seguiamo. In cordata io e Alberto, Pietro e Antonio. Va Alberto, primo tiro tranquillo, passo iniziale di III+/IV-, poi più facile verso la cresta. Seguiamo la cresta per tre tiri di III con passi di IV fino alla base di una bella placca con tre nette fessure. Ormai abbiamo capito che i francesi davanti a noi ci rallenteranno, ci rassegniamo. Va Alberto e sale senza problemi. Lo seguo, bella fessura con passo di V-, poi strapiombetto, scopriremo poi che la via passava a sinistra (foto a sinistra). In ogni caso bel tiro. I tiri successivi sono bellissimi e ci li godiamo proprio, siamo belli caldi e l’arrampicata è facile su roccia splendida. Sul tiro successivo, il tiro chiave della via originale, provo a superare i francesi. Il tiro sale lungo belle fessure, quindi leggermente strapiombante con belle dulfer e prese rovesce. Li supero senza problemi, salto pure qualche chiodo (metto qualche friend) per ingarbugliare il meno possibile le corde. Sale anche Alberto, potremmo forse superare i francesi ma abbandoneremmo Pietro e Antonio, preferiamo salire tranquilli e in compagnia e aspettiamo. I tiri successivi sono più facili, III e passi di IV ma sempre molto belli con arrampicata facile e molto divertente, spesso lungo fessure.
 
Con quattro tiri siamo in vetta. La vetta è piccola e scomoda e i francesi non mi lasciano spazio… sono rintanato sullo spigolo, nella posizione più scomoda possibile. L’unica cosa che sanno fare i francesi, invece di spostarsi, è chiedermi da dove si scende… Salgono gli altri e scendiamo il primo tratto disarrampicando fino alle doppie di calata. Le doppie sono veramente mal attrezzate, c’è una confusione assoluta, mille soste con cordini sparsi per la parete in un miscuglio di soste vecchie e soste nuove a spit… Cerchiamo di scegliere le migliori e seguiamo i francesi che non se la cavano meglio con le doppie, anzi… più di una volta dobbiamo disincastrargli la corda!! Ormai è tardi e quasi sicuramente perderemo l’ultima funivia, mentre scendiamo MOLTO lentamente diventa una certezza. Raggiungiamo finalmente l’attacco, ricalziamo scarponi e ramponi e ci avviamo verso il Torino. Il ritorno è lento, superiamo la zona crepacciata, quindi in salita verso il Col des Flambeau (foto sotto) con la cabinovia dell’Aiguille du Midi e il Dente del Gigante. Alle 19 siamo al Torino, giusti per la cena…
Posiamo gli zaini, verifichiamo che ci sia posto e dritto a mangiare. Il dopo cena lo passiamo studiando un itinerario per il giorno successivo. Io e Alberto siamo carichi e visto che siamo qua vogliamo sfruttare la giornata per qualche altra salita. Come sempre Alberto non è impreparato, ce l’aveva lì pronta, già vista da Parma come possibile alternativa alla Pyramide, la Lepiney al Trydent du Tacul e io acconsento entusiasta. Passiamo la serata leggendo le relazioni della guida di Buscaini e della Vallot. Come difficoltà globale danno D, come la Ottoz, c’è solo un tiro di V+ che però sembra azzerabile… Andiamo a letto tranquilli con ancora tanta voglia di arrampicare.

 

 

 

Itinerario: salita Pyramide du Tacul per la Ottoz
Tempo: 11 h
Quota arrivo: 3468 m (Pyramide)
Dislivello: +/- 643 m
Difficoltà: IV+ (D)
Giudizio: *****

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3° GIORNO: Trydent du Tacul – Via Lepiney

Colazione alle 6, è l’ultima disponibile al Torino dopo quella delle 3 e delle 4. Fuori solo nebbia che ci mette un po’ di inquietudine. E’ ancora presto e speriamo che il tempo migliori. Per fortuna è cosi, verso Nord il cielo si apre e cosi si parte.

Stesso percorso del giorno precedente. Siamo solo io e Alberto, procediamo veloci e in meno di un’ora siamo alla base del Trydent . Nella foto a destra l’Aiguille du Midi. Abbiamo ancora gente davanti…. nooo! Memori del giorno prima, approfittiamo della loro sosta, tiriamo dritti e li superiamo. Non l’avessimo mai fatto! Sono due gruppi con due guide, il primo riparte veloce e ci supera. La seconda guida mentre aspettiamo che il primo gruppo superi la crepacciata, ci accosta con l’intento di passarci. Alberto già pronto per superare il crepaccio va, ma non c’è nulla da fare la guida si infila tra me e lui trascinandosi dietro i clienti che sembravano scivolare a ogni passo. Contenti loro… Ci fermiamo probabilmente nel posto più scomodo, lasciamo picca, scarponi e ramponi e partiamo. Vado io, salto una sosta e proseguo fino alla sosta successiva su una bella terrazza che raggiungo con uno scomodo passo con l’aiuto di un grosso masso incastrato (IV). Va Alberto, lo seguo senza problemi. Sono tiri parecchio discontinui, si sale a gradoni, passo di III+/IV poi facile, e cosi via. C’è freddo, arrampico con la giacca a vento e le mie mani soffrono parecchio tanto che infilo e arrampico un po’ coi guanti. Il terzo tiro è mio, traverso su un grosso terrazzo, quindi salgo superando prima un masso, poi un diedrino fino alla sosta, al sole! Il successivo è il tiro chiave, che sarebbe dovuto toccare a me ma la sorte ha voluto nella casualità del comando alternato che toccasse ad Alberto. Parte, supera la prima parte, il diedro di V senza problemi, quindi raggiunge la fessura orizzontale che supera diciamo con una mossa a strisciamento! Si infila in una sorta di camino fessura svasato e via è fuori! un ultimo caminetto di IV ed è in sosta.
 
Parto io, prima parte senza problemi e anche la fessura orizzontale, arrampicata che mi piace, poi la fessura camino ed ecco il mio grave problema che risalta fuori. Mani freddissime, zero sensibilità… è la terza volta che mi capita e sempre nei momenti non opportuni!!! Le altre volte, un tiro di V lungo il Diedro Sud al Pizzo d’Uccello e il primo tiro della variante della Pincelli a Bismantova (sotto la pioggia) era stata un bruttissima sensazione. Purtroppo si ripete, ma comunque salgo… dovrò trovare un modo per prevenire questa cosa! Torniamo a noi… in qualche modo supero il camino fessura e poi più facile fino in sosta, al sole!! I tiri successivi dovrebbero essere più facili III. Vado, arrampico senza problemi, mani tornate ok! Traverso per vari metri, quindi imbocco un bel camino con fessure (IV), poi per roccia rotta a gradoni sono in sosta. Cerco di recuperare la corda ma non viene, urlo, Alberto risponde qualcosa che non capisco. Aspetto… intuisco che è in sosta, immagino ad aiutare i due dietro di noi a superare il tiro prima (sarà proprio cosi). Alla fine mi raggiunge e parte subito. Mancano tre tiri lungo gli ultimi 80 metri di parete. Alberto si dirige verso il camino tra la parete e uno spuntone. Ma con lo zaino non si passa, lo lasciamo qui. Sale e parto io. Il camino è proprio un camino, non che dubitassi, ma è verticale e con due belle pareti lisce, con 0 protezioni. Si sale in opposizione piena schiena e piedi, eccitante. Salgo, non mi si sono mai piaciuti i camini e quando posso salgo direttamente e non in opposizione ma qui è impossibile, mi adeguo e con un po’ di fatica salgo.
 
Alla fine non è male salirli cosi!! Seguo una bella fessura sempre verticale e raggiungo Alberto. Continuo, qui non è che ci sia una fila di spit e si sale lungo la via che sembra più logica e facile. Prendo quella che mi sembra la via più facile, una bella fessura verticale. Il primo passo è leggermente strapiombante (V), metto un friend e vado, seguo la fessura bella continua che alla fine si fa più facile fino al suo termine. Quindi trovo un chiodo nel punto più facile, un brevissimo tratto appoggiato di III al massimo… va beh, forse era la vecchia sosta… Arrivo alla comoda sosta e recupero Alberto. Ormai la cima è sopra di noi. Alberto va e sale un altro bel tiro sempre lungo fessure che ci porta direttamente in vetta con un ultimo passo lungo, una bella fessurina aerea (foto sopra).
 
L’arrivo in cima è spettacolare!! Vetta piccola ma piatta e comoda con panorama ravvicinato e mozzafiato sulla Est del Grand Capucin, dove più di un arrampicatore sta salendo (foto sopra). Brevissima sosta e via con le doppie lungo la via (tutte le soste erano a spit con anello di calata). La prima doppia è parecchio aerea (foto). Scendiamo con doppie da 30, come i tiri della via, per evitare di incastrare le corde. In due orette siamo all’attacco. Alle 16 siamo al Torino, super in orario per la funivia che prendiamo al volo. Giù in valle, finalmente riposo, aperitivo a base di birra nel baretto del piazzale della funivia. Gentilmente Pietro ci viene a prendere e torniamo in campeggio. E … finalmente doccia!

Itinerario: salita Trydent du Tacul per la via Lepiney
Tempo: 9 h
Quota arrivo: 3639 m (Trydent)
Dislivello: +/- 580 m
Difficoltà: V+ (D+)
Giudizio: *****

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  • 4° GIORNO: Laghetti del Miage
Previsto tempo brutto! Sarà un giornata di relax, capita a fagiolo, un po’ di riposo dopo due giorni di arrampicate ci sta. Ci svegliamo con calma e come previsto il cielo è grigio. Colazione e solita lettura della “biblioteca”. Ogni tanto scende qualcosa ma nulla di preoccupante. Alla fine è quasi mezzogiorno e partiamo. Saliamo in macchina la Val Veny fino a Plan de Lognan dove proseguiamo a piedi lungo un sentiero, quindi una strada asfaltata. In fondo alla valle compaiono le Pyramides Calcare, col sole sarebbe un altro spettacolo… In meno di un oretta siamo al Bar Combal, chiuso per lavori. Saliamo ancora per pochi minuti e siamo ai laghetti.
 
In realtà sono due pozze d’acqua contornate da ghiaioni, particolari ma certo non è un paesaggio idilliaco. Speriamo in qualche masso che cada nel lago con una bella onda ma nulla. Alberto ci racconta di come la caduta di un seracco una volta abbia generato un’onda anomala che ha travolto i “bagnanti”. Nella condizione in cui sono i laghi ora sembra impossibile… In realtà il fatto è accaduto realmente e c’è pure un video: http://www.youtube.com/watch?v=P2WsNI1fn-M. Torniamo con calma al campeggio. Mangiamo una buona pasta del nostro chef Pietro e iniziamo a fare piani per il giorno successivo. Nel pomeriggio ci concediamo un giretto a Courmayeur alla ricerca di una bella guida o di un libro di montagna. Io tornerò amaramente a mani vuote, Alberto con “Le Mani sulla roccia”, un bel libro su Andrea Oggioni. Serata in campeggio con grigliata. Alla fine decidiamo anche la meta per il giorno dopo: il Petit Mont Blanc.     


Itinerario: passeggiata ai laghi del Miage
Tempo: 2.30 h
Quota arrivo: 2050 m
Dislivello: +/- 180 m
Difficoltà: T
Giudizio: **


  • 5° GIORNO: Petit Mont Blanc
Sveglia alle 5.30. Colazione e via. Oggi siamo in 5, a me, Alberto, Michele, Pietro si aggiunge un altro Pietro, un ragazzo di Parma che abbiamo incontrato al campeggio. Lasciamo la macchina a Plan de Lognan come il giorno precedente. Oggi però la giornata è stupenda, cielo azzurrissimo senza una nuvola. Saliamo la Val Veny, oggi sprizzante di colori e nei pressi del Bar Combal iniziamo la salita verso il Bivacco Rainetto.
 
Dopo un breve tratto per attraversare la Piana del Combal iniziamo la vera salita. 1000 metri per arrivare al bivacco che non mollano mai. Saliamo senza troppa fretta ma anche senza pause e con un ultimo tratto con facili roccette, qualche passo di I/II°, siamo al bivacco. Il Bivacco Rainetto (foto a sinistra) è una piccola costruzione metallica rossa, l’interno è accogliente, ben tenuto. Fuori siamo circondati dagli stambecchi. Ci riposiamo un po’, poi si riparte e calzati i ramponi saliamo il pendio nevoso, due gobbe, che portano alla base della cima. Ultimi metri su roccia molto rotta e siamo in cima. Panorama spettacolare!! Vista a 360° dal vicino Tre la Tete al versante ovest e cima del Bianco. Verso sud si vede praticamente tutto… da est il Grand Combin, il Cervino, il Gruppo del Rosa, la Grivola, il Gran Paradiso e i suoi satelliti, il Rutor con il suo ghiacciaio e più a ovest cime delle Alpi francesi che non conosco (foto sotto).

Il ritorno è per la stessa strada dell’andata, 1700 metri… ma scorrono tranquilli.

Al campeggio, ultima serata…

Itinerario: salita al Petit Mont Blanc
Tempo: 8.30 h
Quota arrivo: 3424 m
Dislivello: +/- 1750 m
Difficoltà: F
Giudizio: ****


  • 6° GIORNO: Rifugio Borelli
Ultimo giorno…
 
Sveglia e… tocca smontare il campo! Operazione lenta e complicata (foto sotto). In un paio d’ore tutto è pronto e dentro la macchina. La giornata è ancora splendida e non si può non sfruttarla!
 
Avrei preferito arrampicare ma anche il giretto al Rifugio Borelli sotto la Noire può andare. Partiamo a piedi direttamente dal campeggio. Oggi zaino leggerissimo, un piacere!  Saliamo sotto un sole bello caldo, è mezzogiorno passato. La salita inizia presto ma non è paragonabile a quella del giorno prima. In un oretta siamo all’attacco della ferrata. Ci imbraghiamo e partiamo. La ferrata supera un bel tratto di parete, la salita è piacevole e varia tra camini, scalette, traversi, placchette e tratti più verticali (foto a sinistra). Un’altra oretta e la ferrata termina: davanti a noi la parete Est e la cresta Sud della Noire…  Seguiamo il sentiero e raggiungiamo il bivacco/rifugio. Siamo accolti calorosamente dai gestori, volontari che si alternano settimanalmente. Mangiamo una pasta, un po’ caruccia e parecchio scarsa (10 euro). Mentre la aspettiamo con un binocolo scorgiamo le cordate impegnate sulla Cresta Sud, sognando ad occhi aperti…

Ultimo sguardo alla Noire e si scende. Discesa tranquilla e siamo al campeggio.

Itinerario: salita al Rifugio Borelli
Tempo: 6 h
Quota arrivo: 2316 m
Dislivello: +/- 800 m
Difficoltà: EEA (PD)
Giudizio: ****


Salutiamo Antonio e Giuliana e partiamo.
Il viaggio scorre tranquillo a parte una “piccola” deviazione. Siamo finiti a Superga!
 
Il bilancio finale non può essere che positivo, è mancata la punta, quella che poteva essere la ciliegina sulla torta dell’estate. Amen ci rifaremo l’anno prossimo.
 
Un ringraziamento particolare a tutti i miei compagni!!
 
 
        
 

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