Arrampicare in Adamello si apre con una citazione di De Andrè e prosegue con 55 proposte di vie di roccia e arrampicate classiche in Adamello. Ma le arrampicate selezionate per noi da Edo Balotti, l’autore di questa guida, sembrano più un pretesto per raccontare e raccontarci l’amore che lo lega alle sue montagne affacciate sul versante bresciano dell’Adamello e ricordarci come la montagna, l’alpinismo e l’arrampicata non siano solo gradi, record e performance.
«In direzione ostinata e contraria» non è però un mantra, un modo di vivere la montagna ma si riflette nella scelta di tutti questi 55 itinerari: mai scontati, mai troppo attrezzati, mai di moda.
La scelta ci piace molto anche se al sottoscritto – appenninista convinto – fa sorridere come gli amici alpinisti dell’Adamello (cima di 3539 metri, circondata da ghiacciai, pareti enormi, valli senza fine e roccia granitica spesso di ottima qualità) soffrano ancora di complessi di inferiorità verso altre montagne più rinomate delle Alpi.
Tutto questo filosofeggiare su un alpinismo classico, dimenticato, romantico, in realtà, resta piuttosto sullo sfondo e il protagonista del libro alla fine è l’Adamello con le sue cime, il suo granito, le sue fessure.
«la chiodatura è assente ma è sempre facile proteggersi adeguatamente» presente in quasi la totalità degli itinerari proposti forse non incontrerà il favore dei tanti arrampicatori abituati alle vie preparate della Valle del Sarca e dintorni, ma offrirà all’alpinista esigente, che non vuole solo arrampicare per arrampicare, una scelta incredibile di salite con la certezza di scalate in solitudine in ambiente di prim’ordine.
Sfogliando la guida, il problema alla fine è scegliere: ogni salita conquista e sembra avere un motivo valido per essere ripetuta. Le possibilità poi sono veramente per tutti, dalle arrampicate facili di terzo grado alle lunghe traversate di cresta, dalle classiche di IV e V grado alle impegnative salite difficili e ingaggiose.
Una guida all’apparenza controcorrente ma destinata a diventare di gran moda.
10 DOMANDE +1 ALL'AUTORE, EDO BALOTTI
1. Leggendo la guida si intuisce un senso di delusione per la poca frequentazione di queste montagne, non credi forse invece che sia uno dei loro maggiori pregi?
Può essere un pregio e un difetto al tempo stesso ma credo che una giusta via di mezzo sia la cosa migliore; una frequentazione regolare mantiene la via “viva” sia in termini di chiodatura (chiodi ribattuti, cordoni sostituiti) che di pulizia da rocce mobili e licheni. Bisogna tenere presente che l’Adamello è un mondo che per sua natura fa selezione (soprattutto per via degli avvicinamenti lunghi) per cui sarà sempre difficile trovare coda sulle vie. Raggiungere un buon equilibrio fra ambiente incontaminato ma visitato, goduto e preservato con moderazione e rispetto è invece possibile e sarebbe la soluzione migliore sia per gli itinerari stessi sia per chi li percorre. Questo è l’auspicio che spero di raggiungere anche grazie alla diffusione della guida; il mio senso di delusione deriva dall’abbandono totale di alcune salite veramente splendide che meritano senz’altro considerazione e di non andare perse col tempo
2. Scrivi che in Adamello si possono fare tutte le attività alpinistiche, ma la guida prende in esame solo l’arrampicata. A cosa è dovuta la scelta? Dobbiamo aspettarci altri volumi?
Mi sono concentrato sull’arrampicata perché è la mia più grande passione ma l’Adamello offre possibilità grandiose per tutte le discipline dell’alpinismo, così come per il trekking, la mountain bike ecc. Una bella iniziativa, che manca, sarebbe una raccolta d’itinerari sci-alpinistici nel senso stretto del termine: ce ne sono decine, uno più meritevole dell’altro. Così come una selezione di salite su ghiaccio e misto, viste le numerosissime e crescenti possibilità, è ormai assolutamente necessaria per il Gruppo.
Chissà che in un prossimo futuro potrei pensarci seriamente…
3. Piccola curiosità personale. La controcopertina è una bellissima immagine di arrampicata in fessura. Di che via si tratta?
Lo lascio scoprire a voi per non togliervi la sorpresa…
Vi do un indizio: siamo in zona Tredenus. Buon divertimento e buona ricerca!
4. 55 salite rappresentative di tutto il gruppo sono una bella scrematura e ognuna ha il suo motivo di essere percorsa. Ma quali sono le 3 veramente imperdibili per chi si affaccia all’adamellisimo per la prima volta?
Domanda difficile, molto difficile!
Anche perché nella selezione (già compito arduo) vi sono salite con caratteristiche molto distanti fra loro ma meritevoli in egual misura per altrettanti diversi motivi. Comunque, a botto:
“Cresta Bramani” al Triangolo per la magnifica esperienza classica;
“Via Federico Giovanni Kurz” al Gemello di Tredenus ex aequo con la “Via Era Ora” alla Cima delle Gole Larghe per la bellezza e il piacere dell’arrampicata;
“Traversata dei Campanili delle Granate” per i romantici d’altri tempi.
Vabbè, sono quattro dai…
5. Tutto il libro è impregnato da un grande senso di alpinismo classico, romantico, di ricerca, di riscoperta, d’esplorazione. Queste vie – e non solo in Adamello – sembrano però riscuotere sempre un minor successo, forse perché si rifanno a un modo di frequentare la montagna ormai superato. A cosa credi sia dovuta questa scelta degli arrampicatori del terzo millenio?
Senza dubbio questa guida è fortemente controcorrente. L’alpinismo che propone è fuori moda, lontano dalla concezione attuale per quanto riguarda gradi e tempi estremi (parlando di alpinismo di alto livello); ma è forse ancor più lontano dalle abitudini del grande popolo degli arrampicatori “normali” del terzo millennio, appunto. Appare evidente (sono i fatti a dimostrarlo) che la maggior parte degli alpinisti oggi hanno sempre meno voglia di faticare con zaini enormi e pesanti negli avvicinamenti così come d’ingaggiarsi su pareti isolate dove occorre sapersi proteggere, attrezzare le soste o cercare la via; preferisce la “pappa pronta”, preconfezionata, evidente e a prova di volo. Per farla breve si predilige la sicurezza del riuscire (o dell’“uscire”) al rischio di fallire, la certezza all’incertezza che costituisce il vero “sale” dell’avventura. Il mio intento, oltre a quello di promuovere un alpinismo romantico, nel senso di godere appieno dell’ambiente in cui si è immersi durante la scalata piuttosto che apprezzarne l’importanza storica, è riportare l’attenzione sull’alpinismo d’avventura, senz’altro più severo ed esigente ma infinitamente più appagante.
6. 55 vie di roccia, non c’era proprio spazio per una via a spit?
No, per scelta ho voluto rendere omaggio al “classico” che rappresenta il mio ideale; non disdegno, quando capita, una bella arrampicata sportiva, ma il mio concetto di alpinismo in montagna è senza forzature e forature. Approfitto volentieri della domanda, a proposito di “spazio”, per sottolineare (con una certa soddisfazione) che in Adamello c’è spazio per tutti; convivono in armonia e con gran rispetto reciproco tutti gli stili, dall’antico al moderno, dal “plaisir” all’ingaggio più estremo. Un bell’esempio per molte zone delle Alpi dove vie classiche vengono stravolte dai trapani o, viceversa, l’apertura di una via a spit viene aspramente criticata a prescindere. Ovviamente il buon senso è sempre fondamentale da entrambe le parti e dovrebbe essere il primo metro di giudizio prima di agire o di giudicare.
7. C’è un episodio particolare capitato durante la stesura della guida che vuoi raccontarci?
Uno spiacevolissimo episodio ha voluto che la stesura di una buona parte della guida sia stata svolta in ospedale, immobilizzato da due ginocchia rotte; due su due. Una stupida ma rovinosa caduta con gli sci lo scorso marzo mi ha, infatti, spezzato le gambe, letteralmente… ma non è bastato a fermarmi!
8. Arrampicare in Adamello esce a soltanto due anni di distanza da Vie del cielo, di A. Davorio e P. Amadio. Quali sono le differenze più lampanti fra i due volumi? A chi consiglieresti di mettere nello zaino la tua guida piuttosto che quella dei colleghi?
Le “Vie del cielo” è rivolto ad un pubblico più sportivo con l’obiettivo primario di godere dell’arrampicata fine a se stessa, anche a livelli estremi; si concentra infatti sulle vie di concezione moderna con un occhio di riguardo anche per le falesie in quota. Non mancano comunque le classiche anche se meno selezionate e descritte in maniera meno dettagliata. “Arrampicare in Adamello”, oltre a contenere proposte inedite, sia in termini di nuove aperture che di relazioni di vie già esistenti ma non in circolazione, è pensato più per gli alpinisti che per gli arrampicatori.
In ogni caso, grazie all’ottimo rapporto di collaborazione ed amicizia con i “colleghi” Paolo ed Angelo, pur con mentalità diverse, credo che stiamo facendo un buon lavoro di sana promozione per il “nostro” amato Adamello.
9. Quale pensi che sia la valle alle pendici dell’Adamello più bella e ricca di possibilità per l’arrampicatore?
La mia valle preferita è la Val Miller perché la trovo perfetta, anche se alpinisticamente il tempio indiscusso e la Val Salarno; le pareti più severe e grandiose sono però in Val Galinera e la roccia più bella è in Tredenus. La Nord dell’Adamello poi è sempre la Signora Nord dell’Adamello, che è in Val d’Avio.
Come la mettiamo? Bisogna proprio farsele tutte…
10. C’è qualche aspetto della tua guida che se tornassi indietro vorresti cambiare o migliorare?
Assolutamente si: migliorerei le cartine che, stampate, si sono rivelate confuse e poco comprensibili ma soprattutto sarei molto più intransigente con le immagini non permettendo più certi tagli o ingrandimenti di fotografie all’origine spettacolari (fra l’altro gentilmente concessemi da amici talentuosi fotografi) che per esigenze d’impaginazione sono state sacrificate a volte in maniera esagerata, tanto da divenire in due o tre casi poco utili per l’individuazione immediata della via/parete/montagna nell’ampio contesto di una vallata o di una conca.
10+1. La guida sembra la punta dell’iceberg dell’attività di ‘riscoperta adammellica’ che da anni svolgete con il gruppo dei Diavoli del Salarno. Ma chi siete? Raccontaci qualcosa di voi.
“Il gruppo alpinistico de “I Diavoli del Salarno” è composto da amici e amiche con la comune passione per la montagna, in particolare per il “Gruppo dell’Adamello”, che, grazie alla varietà delle meravigliose valli, l’eleganza delle vette, l’abbondanza di creste e pareti e la vastità dei ghiacciai, rappresenta un eccezionale terreno di gioco per gli escursionisti, ma ancor più per gli alpinisti; troppo spesso, però, ne gli uni ne gli altri sembrano accorgersi dell’immenso potenziale che l’Adamello offre, preferendo sempre le solite mete.
Senza nulla togliere alle altre zone delle Alpi, che visitiamo comunque volentieri con le nostre “trasferte”, speriamo, attraverso questa pagina, di invogliare i lettori a una maggiore frequentazione delle nostre splendide montagne, avventurandosi negli angoli più nascosti o remoti e, soprattutto, riscoprendo e valorizzando le salite lasciateci in eredità dai fortissimi esploratori del secolo scorso, che, sicuramente, sapranno offrire magnifiche esperienze alpinistiche!
“Alpinismo”, per i Diavoli, non è solo sinonimo di prestazione o grandi imprese, ma piuttosto un approccio “romantico” alla montagna. Quando ormai si parla quasi esclusivamente di gradi estremi, salite in velocità supersoniche, vie “preconfezionate” ecc ecc, il nostro modo di vivere la montagna è esattamente l’opposto. Controcorrente. Quando gli avvicinamenti sono lunghi, i luoghi isolati, i chiodi inesistenti, troviamo la nostra dimensione; raggiungere le cime più sconosciute, dimenticate da Dio, è l’essenza del nostro andar per monti. Essendo poi, il tempo a disposizione sempre meno in questo mondo isterico e frenetico, diventa fondamentale trovare il modo di “evadere” anche solo per poche ore, sia “tribulando” appesi in parete, sia a godersi meravigliati il panorama dalla cima, sia sdraiati al sole in riva a qualche laghetto! Essere dunque, a prescindere dall’attività, in totale simbiosi con la montagna. Questo è il nostro significato di “Alpinismo”.”
Questo è un po’ il “manifesto” del nostro gruppo. Tutto è nato quasi per gioco durante una salita invernale al Campanile di Val Salarno quando ci siamo convinti di fare qualcosa di concreto per promuovere la bellezza delle nostre montagne, così poco considerate. Abbiamo deciso di creare una pagina facebook (per facilità di gestione, visibilità e immediatezza) dove pubblicare le nostre uscite e far conoscere l’Adamello. In realtà non pensavamo affatto di avere così tanto successo, invece l’idea è piaciuta subito e in poco tempo siamo diventati un po’ un punto di riferimento per avere informazioni su itinerari e/o condizioni e, soprattutto, la gente ha cominciato a ripetere le vie che vedevano pubblicate piuttosto che salire cime, canali e pareti di cui non sapevano neanche l’esistenza (neppure i camuni stessi) fino allora. E continuiamo così da un paio di anni; poi a me è venuta l’idea di un qualcosa di concreto e che resti nel tempo (facebbok è troppo effimero) ed ecco nata la guida… Una bella soddisfazione!
L’ Adamello è uno dei luoghi più magici e incantati della nostra provincia.. Potremmo ottenere lo stesso livello di frequentazione delle Dolomiti se solo lo volessimo, ma il punto è proprio questo. La concezione di queste persone discerne dalla condivisione e dalla voglia di mostrare agli altri le meraviglie che abbiamo.. Sono gelosi, considerano queste montagne come loro, l’idea che un giorno possano esser visitate maggiormente li terrorizza. Gli esempi più lampanti si trovano nelle vie d’arrampicata.. Alcuni han provato ad alzare il grado di sicurezza, SICUREZZA, non stiamo parlando di spittature senza ritegno.. I risultati si sono stati chiodi e spit tranciati poco dopo la loro posa.. Personalmente ho provato vie ‘semplici’, la Granita in Tredenus, e dopo aver visto un solo chiodo durante tutto un tiro di 40 mt in placca senza possibilità di integrare Nut e Friend.. Me ne son tornato a casa.. Queste persone non han ben chiara l’idea che non tutti siamo disposti a rischiare la pelle, non tutti siamo campioni.. L’ Adamello verrà visto realmente per lo splendore che è solo quando la mentalità a valle aumenterà di grado.. Triste..
Stesso discorso per le Dolomiti fassane, nessuna palestra degna, vie classiche con chiodi marci, la mia opinione è che in certi luoghi dovrebbero imitare gli scoiattoli di Cortina e le 5 torri che hanno creato un super turismo dell’arrampicata sportiva.
Oggi giorno bisogna capire che l’arrampicatore moderno non vuole rischiare la pelle per salire un quarto, non glie ne frega niente che comici sia riuscito ha salirla con un canepone, bravo, ma….