101 Scalate su Roccia

101 Scalate su Roccia, recensione e intervista ad Antonio Bernard

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Il mio nome nei ringraziamenti del libro mi pone in una sorta di conflitto d’interessi nel raccontarvi di questa bella guida e forse offusca la mia imparzialità nel recensirla. Comunque la maggiore difficoltà è sicuramente quella di presentarvi la figura del suo autore: Antonio Bernard.

Sarebbe per me facile presentarlo ricordando il numero, i gradi o i nomi delle sue salite o elencandovi i suoi titoli come istruttore in ambito CAI o le sue pubblicazioni come autore di libri e guide di montagna. Ma vi voglio presentare Antonio, o semplicemente ‘il sommo‘ come lo chiamavamo negli anni dell’alpinismo giovanile, come una delle persone che mi ha trasmesso l’amore per la montagna, l’arrampicata e il piacere di scoprire e salire le montagne. Conoscendolo posso assicurarvi che la cosa non è stata casuale ma faceva parte di un ‘piano più grande‘ di cui io sono solo uno dei tantissimi protagonisti che ne hanno beneficiato.

101 Scalate su Roccia

101 Scalate su Roccia

Non ricordo quando mi parlò per la prima volta dell’idea di scrivere questo libro, una guida diversa per un pubblico particolare di cui allora io facevo sicuramente parte: i fuoriusciti dal corso di alpinismo, i principianti e gli aspiranti alpinisti-arrampicatori alle prime armi. Oggi sfogliare queste pagine, oltre che un’incredibile panoramica sulle cime più belle dell’arco alpino, è un piacevole tuffo nei ricordi.

101 ascensioni, che per tanti rappresentano una vera vita alpinistica, sono un pozzo praticamente senza fondo da cui trarre informazioni, lasciarsi ispirare nella scelta della prossima salita o sognare l’obiettivo di un estate; ma soprattutto, utilizzando le parole di Antonio, la guida ci fa capire come esista un alpinismo a livello di tutti e che in montagna ci sono possibilità per tutti, se non ci sente pronti per le salite di medio impegno, si punti su quelle facili. Se anche quelle facili ci intimoriscono, ci sono quelle facilissime.

101 Scalate su Roccia non è una guida che conquista con le fotografie o l’impaginazione, ad essere sinceri abbastanza ‘bruttina’, ma con l’incredibile numero di proposte alpinistiche, la varietà di terreni e la qualità dei contenuti: dai titoletti accattivanti alle descrizioni introduttive, tanto concise quanto pungenti ed intriganti, dagli schizzi che seppur soffrono di una grafica abbastanza retrò restano qualche spanna sopra rispetto alle linee dritte di tante guide moderne, alle puntuali note storiche e culturali.

In poche parole una guida indispensabile per tutti coloro che vogliono lanciarsi per la prima volta nel mondo dell’alpinismo da capi cordata ma anche per alpinisti più esperti alla ricerca di salite e proposte imperdibili sul nostro arco alpino e non solo.

10 DOMANDE ALL'AUTORE, ANTONIO BERNARD
Antonio Bernard

Antonio Bernard

1) 101 salite dalle Alpi agli Appennini sono davvero tante e ce n'è veramente per tutti i gusti: dalle classicissime come lo Spigolo Delago all'omonima torre, alle salite di ampio respiro come la Cresta dell'Hornli al Cervino, a vie meno note come lo Spigolo Armani al Brenta. Ma quali sono le 3 veramente imperdibili?

Difficile dare una risposta precisa. Io ho cercato di andare incontro ai diversi gusti degli alpinisti: c’è chi richiede come condizione indispensabile una roccia perfetta, c’è chi predilige le vie di avventura, chi ama le normali che portano su di una bella montagna, chi non vuole fare fatica nell'andare all'attacco e così via. Saranno gli utenti della pubblicazione a decidere quali sono, per loro, le tre vie imperdibili.

2) Sfogliando la guida è impossibile non imbattersi in simpatiche vignette. Un modo per far tornare il sorriso a chi sia alla disperata scelta della via da percorrere?

Speriamo che sia così. Comunque, quando vi sono problemi nel trovare la via giusta, il sorriso è sempre un sorriso a denti molto stretti.

3) Una guida così mirata per i principianti che racchiude vie sparse in tutto l'arco alpino non si era mai vista, da dove nasce l'idea?

Nasce dalla mia esperienza pluriennale di istruttore nelle scuole di alpinismo. Alla fine di ogni corso ho sempre potuto osservare il disagio degli allievi, alpinisti debuttanti, i quali una volta staccato il cordone ombelicale dalla madre corso si chiedevano “ e adesso dove vado? Quali vie sono adatte a me?”

4) Pizzo Badile, Torri del Vajolet, Campanile Basso, Torre Venezia, Dente del Gigante, Campanile di Val Montanaia e tante altre sono cime note e ricche di storia alpinistica ma sembrano richiamare sempre meno appassionati in favore di vie comode, spittate e in bassa Valle. Pensi sia una moda passeggera o siano semplicemente cambiati i tempi e la maggior parte dei 'nuovi alpinisti/arrampicatori' preferisca la sola arrampicata rispetto ad arrampicare per salire una montagna?

Purtroppo temo che la seconda ipotesi sia quella più vicina alla realtà. Dedicarsi alla sola arrampicata sportiva, per quanto divertente sia, è un po’ come affacciarsi sulla soglia di una sala in cui si sta tenendo una bellissima festa, non entrarvi, voltare la schiena ed andarsene. In altre parole, non passare all'alpinismo è perdere un'occasione che avrebbe offerto molto di più.

5) C'è un incontro o un episodio particolare capitato durante la stesura della guida che vuoi raccontarci?

Forse sì. Alla seconda sosta della “Piccola Micheluzzi” al Piz Ciavaces si accede attraverso un diedro-camino per lo più verticale da farsi spesso in spaccata, con difficoltà leggermente superiori al terzo grado. Quando ripetei per l’ennesima volta quella via, con il compito di fare la relazione, alla seconda sosta rimasi sbigottito ed incredulo: al terrazzino vi erano delle cacchette di camoscio!

Antonio

Antonio sul Ghiacciaio del Gigante nel gruppo del Monte Bianco

6) Nonostante siano rappresentati tutti i gruppi delle Alpi non possiamo non notare una preponderanza delle arrampicate dolomitiche. E' una scelta dettata dal maggior numero di salite 'facili' sulle cime orientali o una personale preferenza per le torri di calcare e dolomia?

Entrambe le cose.

7) La guida si rivolge soprattutto a chi esce dai corsi di alpinismo. Oggi la maggior parte degli iscritti proviene dal mondo dell'arrampicata in palestra. Credi che questa guida possa essere un aiuto e uno stimolo a conoscere ed avvicinarsi alle montagne, alle sue storie, ai suoi protagonisti e a tutto quello che la circonda, non limitandosi al gesto e ai gradi dell'arrampicata sportiva?

Non so se riuscirà ad essere uno stimolo per questo. Io me lo auguro, anche perché questo è uno degli obiettivi principali del libro.

8) C'è una via in particolare che ti è dispiaciuto dover escludere dalle 101?

Non una, ma tante. Il fatto è che le vie che meriterebbero di essere selezionate per un motivo o per l’altro sono molte di più di 101.

9) L'elenco di ascensioni nel libro comincia con le più facili per terminare con quelle più impegnative. Ci ha suscitato una certa impressione incontrare prima la normale al Cervino e poi vie facili e super-frequentate come La Bellezza della Venere, in valle del Sarca. Pensi davvero che un alpinista debba prima misurarsi con l'ambiente dell'alta quota e poi con il IV grado in maglietta a mezzora dalla macchina?

In realtà è molto difficile e dall’esito discutibile l’inserire in un crescendo di difficoltà vie così diverse fra loro. Per un alpinista con una lunga esperienza di montagna dietro le spalle la salita al Cervino può anche sembrare qualcosa di poco più che escursionistico, ma per un arrampicatore abituato a superare a vista il 6a o il 6b, ma non avvezzo alla montagna, il Cervino sarebbe una salita estremamente imbarazzante.

10) C'è un aspetto del libro che se tornassi indietro vorresti migliorare?

Le fotografie, che sono di qualità spesso scadente. Ma non tanto per colpa mia, ma del grafico che ha voluto stampare ( male e su carta opaca ) a tutta pagina anche le foto che dovevano essere riprodotte in formato piccolo, magari affiancandole ad altre fotografie che avevo consegnato, ma che per velocizzare il lavoro dell’impaginatura sono state messe da parte.

 

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